Racconti dall'ospizio #133 - Demon's Souls: emozioni rosse in un mondo nero
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
Ho girovagato per settimane nelle lande di Demon's Souls, un mondo crudele e nero come l'abisso. Sono stato un avventuriero assetato di scoperte, un guerriero a caccia di guai, un'anima in pena, una vittima ignara. Poche esperienze mi hanno dato lo stesso mare di emozioni: dubbio, paura, frustrazione… sensazioni negative che col passare delle ore si sono trasformate in rivalsa ed esaltazione.
Per me, Demon's Souls è ancora il regno dell'incertezza e della scoperta, un posto dove qualsiasi cosa può rivelarsi una trappola mortale, un mostro assassino o una malvagia combinazione di entrambe. Resta anche il luogo dove un pizzico di astuzia e di prudenza possono fare la differenza e ti regalano quel momento di puro, inebriante trionfo.
I primi passi non sono stati clementi. Trovo una scala di pietra che segna l'uscita dagli angusti passaggi dei bastioni; basta con gradini pericolanti, penso, agguati in stanze buie, duelli su passerelle con vista panoramica. Finalmente l'uscita: vedo già uno spicchio di cielo e non mi accorgo del pietrone sferico stranamente in bilico sull'ultimo gradino.
Cammino guardingo sugli spalti, ormai esperto nell'abbattere i nemici comuni. Arrivo a un crocevia affollato di botti e casse di legno e nei pressi c'è il solito essere vuoto, un morto ambulante che da solo non pone un serio pericolo. Potrei anche lanciargli qualcosa ma perché sprecare frecce? Già, perché?!? Mi avvicino piano, scudo nella sinistra, spada nella destra. Quando ricordo cosa contengono i barili è già troppo tardi. Il maledetto mi lancia una bomba infuocata e del mio eroe restano solo coriandoli.
Mi aggiro per i cunicoli delle miniere, muovendomi a passetti lenti e cercando di memorizzare il percorso, quand'ecco una fiammella in distanza, fluttuante, immobile. Ma dai, che cosa curiosa. Mi avvicino per osservarla meglio. Che sarà mai? A mia difesa posso dire che conoscevo solo un Grisù draghetto pompiere.
A un certo punto di Demon's Souls, ti scatta qualcosa e capisci che un approccio spensierato va sostituito con uno più pragmatico. Per quanto mi riguarda, il momento è stato con il guerriero dagli occhi rossi. Mi trovavo sui camminamenti del maniero ed ero lì incerto e tutto sommato soddisfatto dei progressi; ormai affrontavo i nemici corazzati con relativo ottimismo e una giusta dose di cautela. Avevo eliminato praticamente ogni nemico vicino ai merli e per una volta potevo passeggiare senza grandi pensieri. Giro un angolo e non lontano scorgo un guerriero in armatura nera, elmo con la visiera calata e due occhi rossi che mi fissano. A quel punto sai già tutto: è cattivo, cattivissimo e ha il tuo nome scritto sulla spada. Sono rimasto immobile, a distanza di sicurezza, per decidere che fare. Se gli tiro una freccia, quanto tempo ci mette ad arrivare e tagliarmi in due? Gli tiro una bomba. No, ha una gittata ridicola e mi dovrei avvicinare troppo. Potrei avanzare lento con lo scudo alzato, ma con la stamina che mi ritrovo, duro forse un paio di fendenti. E niente, sono rimasto lì una decina di minuti completamente bloccato, con la netta sensazione che qualunque tattica si sarebbe rivelata un disastro. Be', sai che c'è, amico dagli occhi rossi? Io me ne vado e ci vediamo un altro giorno. Forse. Se mi assale la voglia di farmi uccidere male. Alla fine ha vinto la prudenza... quella, e il terrore che è capace di infonderti un gioco che non ti concede nulla. E anche se non lo capisci subito, Demon's Souls te lo spiega per bene, morte dopo morte.
E poi c'è stato il drago. Quello grosso, appollaiato su una collinetta e proprio sotto, se ci fai caso, si scorge un sentierino che arriva dritto in una zona colma di lucine brillanti: i tesori! Per agguantarli bisogna percorrere il sentiero, passando proprio sotto il drago. Che dorme. Ma è un drago. Grosso e sputafuoco. Se vado piano, forse, non si sveglia, come no! Non è questione che sia un drago, che sia grosso, che sia rosso, che ami l'arrosto, no. Il nocciolo è che sei ancora in Demon's Souls e sai che per arraffare il premio ci vuole un piano. L'idea di avvicinarsi era stata scartata in meno di un secondo e quindi, per saggiare la situazione, ho tirato una freccia alla massima distanza possibile, sfruttando la curva discendente del dardo. Il drago si sveglia, ruggisce, ma non si muove dal posto. Oibò, interessante. La ferita inferta è talmente risibile che la barra dei punti ferita non sembra intaccata. Ma se una freccia fa ridere, cento frecce cosa fanno? Torno apposta con la faretra piena e armato di santa pazienza. Settanta frecce più tardi, quando la barra del mostro è solo a metà e capisco che le frecce non basteranno, il bestio s'incazza e spicca il volo. OddioOddioOddioSonospacciato. Invece se ne va e lascia i tesori incustoditi. Corsa a perdifiato e agguanto tutto. Vittoria! Che dolce sapore. Non è stata una grande strategia, ma ha funzionato, ed è poi il nocciolo dell'esperienza tutta: guardare, capire e trovare una gabola che funzioni, qualsiasi cosa. Persino un glitch del gioco, uno strano bug, un rallentamento dei frame, tutto fa brodo, per superare l'ostacolo e guadagnarsi il diritto di vivere ancora.
Ancora oggi, a distanza di anni, ripercorro con la mente i corridoi bui del castello, i cunicoli delle miniere, la palude velenosa e mi assalgono i brividi, un misto di paura-piacere, senza aver dimenticato nulla. Ebbene sì, l'assenza di un automapping fa miracoli per la memoria.
Questo articolo fa parte della Cover Story “Ricordati che devi morire”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.