eXistenZ #16 - 100 Yen: The Japanese Arcade Experience
eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po’ qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell’altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.
Nel Corano c'è scritto che tutti i musulmani, almeno una volta nella vita, devono recarsi in pellegrinaggio a La Mecca. Se esistesse un equivalente videoludico del Corano, sicuramente ci sarebbe scritto che un videogiocatore, almeno una volta nella vita, deve recarsi in pellegrinaggio in Giappone per onorare il videoludo nei suoi luoghi di culto: le sale giochi.
Luoghi tanto rumorosi quanto sacri, che nonostante un'evoluzione costante del mondo riescono a rimanere culturalmente legati allo scenario urbano del Giappone e alle vite dei giapponesi, che in quelle sale giochi non trovano soltanto un rifugio dal logorio della vita moderna, ma anche un luogo dove trovarsi in compagnia di altri per divertirsi e al contempo accrescere le proprie capacità, con un meccanismo di sfida amichevole tanto rispettoso quanto competitivo, che poteva essere proprio solo del popolo giapponese.
100 Yen: The Japanese Arcade Experience è undocumentario realizzato da Brad Crawford che, come potete immaginare dal nome, nei suoi 68 minuti di durata racconta la storia delle sale da gioco giapponesi, dei loro protagonisti e della loro interminabile evoluzione lungo gli anni. Si comincia, ovviamente, con il boom inaspettato e fragoroso di Space Invaders, che a suon di monete da 100 Yen ha rivoluzionato il videogioco e la vita di moltissimi appassionati che, rimasti ancorati a quel glorioso passato, rifuggono dall'evoluzione videoludica grazie a piccole sale giochi a misura di hardcore gamer, dove limare i punteggi degli shooter è quasi un dovere spirituale.
Passata l'euforia degli shooter, poi, sono arrivati gli anni '90, i picchiaduro e il loro clamoroso seguito, fatto di tornei mondiali, di entità al limite del sovrumano come Daigo Umehara, capace di questa e altre mille imprese, e di persone come lui (o quasi), che hanno saputo trasformare una passione in un lavoro, con tanto di sponsor e ricavi. E dopo le mazzate si passa a Hiroshi Kawaguchi, che non sarebbe il padre della colonna sonora di OutRun e di altri dieci cento mille capolavori SEGA se non introducesse la fase dei rhythm game e le folli coreografie dei pro di Dance Dance Revolution.
100 Yen: The Japanese Arcade Experience non è però una mera cronistoria delle tre fasi delle sale giochi nipponiche, ma parla anche dell'inaspettata sopravvivenza degli arcade, capaci di resistere all'ascesa rampante delle console casalinghe, e soprattutto della loro essenza magica, del loro essere un luogo di ritrovo in cui appassionati lavorano affinché altri appassionati possano giocare assieme, conoscersi, sfidarsi e diventare amici, con una socialità che difficilmente si raggiunge fra gioco online e funzionalità di sharing.
Nonostante le numerose presenze illustri (oltre ai già citati Daigo e Kawaguchi, appaiono anche Kiyoshi Ishikawa di Taito, Brian Ashcraft di Kotaku e una selva di pro gamer e nomi di peso dell'industria), 100 Yen non risulta né approfondito né enciclopedico, ma offre comunque un ottimo riassunto dell'evoluzione di quella che, anche grazie alle splendide fotografie di Crawford, appare come un'incrollabile e obbligata meta di pellegrinaggio nella vita di un videogiocatore.
Potete trovare 100 Yen: The Japanese Arcade Experience sul sito ufficiale del film, in versione DVD. Brace yourself: ascoltare giapponesi che parlano in giapponese mentre si leggono i sottotitoli in inglese è insospettabilmente arduo.