eXistenZ #33 – Please Subscribe
eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.
Qualche tempo fa, ho visto spuntare nel catalogo di Netflix il film d'animazione dedicato a Heavenly Sword, parte di una serie di lungometraggi animati prodotti da Sony che recuperano storie e personaggi dei suoi giochi e li ripropongono rielaborandoli sotto diversi punti di vista. Nel caso specifico, il film racconta una versione un po' diversa di quel che abbiamo giocato su PlayStation 3 nel lontano 2007, recuperando fra l'altro Anna Torv per il ruolo principale. Il resto del cast, invece, è cambiato, ma insomma, Alfred Molina per Andy Serkis non è uno scambio malvagio e pure Thomas Jane non si butta. Lo studio di produzione, fra l'altro, ha lavorato avendo accesso agli asset originali, quindi, in linea di massima, dovrebbe essere garantita una certa fedeltà stilistica, anche se poi ci sono sicuramente delle differenze.
Se ne parlo qui è perché, ovviamente, ho subito pensato di guardarmelo per scriverne in un episodio di questa rubrica. È normale, lineare, quasi inevitabile. Se ne sto parlando in maniera ipotetica, è perché continuo a non trovare la voglia, la forza e gli stimoli necessari per guardarlo. C'ero quasi, eh! Lunedì ero pronto, carico, ce l'avevo davanti, mi ero ritagliato la novantina di minuti necessaria. Poi ho incautamente aperto un paio di articoli sulla rete che ne parlavano e mi sono fatto cogliere dallo sconforto. Non che io normalmente mi faccia troppo influenzare dalle critiche negative, se ho voglia di guardar qualcosa. Ma, eh, appunto. Se ne ho voglia. E quindi niente, magari del film di Heavenly Sword ne parliamo un'altra volta e chi ha letto fino a qui ha appena finito di leggere una delle mie introduzioni in cui divago e prendo tempo parlando di tutto tranne quel che dovrei trattare.
Quel che dovrei trattare non è PewDiePie ma, insomma, è un argomento tangente, quindi mi sembrava simpatico piazzarci qua sopra un suo video, fosse anche solo perché so che fra i dodici che stanno leggendo queste righe ce ne sono almeno otto che vedendolo hanno chiuso la pagina incazzati. Immagino il mio obiettivo sia di impedire che qualcuno riesca a leggere l'articolo fino in fondo. Non dovrebbe essere difficile. Fatemi sapere se ci sono riuscito, mi raccomando.
L'argomento del giorno, comunque, è Please Subscribe – A Documentary About Youtubers, un documentario il cui titolo dice bene o male tutto quel che c'è da dire. E infatti è anche per questo che continuo a perdere tempo divagando senza alcuna vergogna. Il regista è Dan Dobi, un giovine californiano che solitamente si occupa di montaggio ma in questo caso ha curato la produzione più o meno a tutti i livelli, presumibilmente perché ci teneva molto. E ha tirato fuori una robetta gradevole, interessante, che non mostra magari nulla di particolarmente incisivo o "nuovo", ma prova a raccontare alcuni fra gli YouTuber (americani) più famosi e influenti del momento. Presumo possa essere molto interessante per chi queste personalità le segue, io non ne conoscevo neanche una ma sono rimasto comunque abbastanza affascinato dal ritrovarmele davanti.
Il documentario si apre con la classica spolverata di nozioni spicciole sull'argomento, grazie alle quali veniamo a sapere che YouTube è il terzo sito più trafficato al mondo (dopo Google e Facebook), che vengono caricate qualcosa come settantadue ore di video al minuto e che oltre ottocento milioni di persone vi si collegano mensilmente per guardare sui tre miliardi di ore di contenuti. Ovviamente tutte queste cifre non me le ricordo, le sto trascrivendo dal sito ufficiale. Terminata l'introduzione, il film vero e proprio parte, dando voce tramite una serie di segmenti alle otto personalità intervistate, che raccontano la propria vita, la propria carriera, come sono arrivate dove si trovano, le loro giornate tipo, i modi in cui cercano di rimanere rilevanti in un contesto sempre più affollato, varie ed eventuali. Insomma, non è un documentario espressamente dedicato ai videogiochi, ma comunque parla di un argomento che – piaccia o meno – ai videogiochi si è ormai legato in maniera piuttosto stretta e non a caso fra gli otto protagonisti c'è Adam "SeaNanners" Montoya.
Comunque, attraverso questa serie di quadretti, Dobi prova timidamente a intavolare un discorso che parli non solo dei singoli, ma anche del fenomeno e dei modi in cui internet ha stravolto il consumo dell'intrattenimento visivo. Ci riesce? Fino a un certo punto, ma insomma, come spesso accade in documentari del genere, l'umanità raccontata è abbastanza varia e ovviamente trovare più o meno interessante questo o quel segmento è una faccenda strettamente personale. Il tutto è assemblato in maniera dignitosa, senza particolari guizzi stile Indie Game: The Movie ma gradevole e scorrevole. È quel classico documentario un po' di mezzo, che magari non ha molto da dire a chi conosce l'argomento e non fa un gran lavoro di divulgazione per chi non ne sa nulla, ma se stai nel mezzo coglie abbastanza nel segno.
Il sito ufficiale di Please Subscribe – A Documentary About Youtubers illustra tanti modi diversi per guardarlo, che spaziano fra iTunes, Netflix, YouTube stesso e la sezione film di Gog.com. La disponibilità varia a seconda del paese in cui si vive.