Ghostbusters mi fa tornare bambino
L’aneddoto che sto per raccontare verrà capito, temo, solo da chi ha vissuto l’era del VHS. Vi ricordate? Avevamo poche cassette (o tante cassette), ma tra queste c’erano sempre le nostre preferite, quelle che, in mancanza di altri passatempi, consumavamo ogni giorno in cui non si poteva uscire a giocare e ingannare il tempo altrimenti.
Una delle cassette che ho consumato era Ghostbusters, anche se forse meno di altre: quando ero piccolo, non riuscivo a seguire le varie particolarità della trama, le sottigliezze recitative e quella che fondamentalmente era una vera e propria opera d’arte della cinematografia mondiale. Ridevo, però. Ridevo quando quello studente riceveva le scosse elettriche. Ridevo del muco alieno, ridevo del “PIGLIALA!”. Sono ricordi che si sono formati nella mia infanzia e che temo, ormai, rimarranno indelebili per sempre.
Poi si cresce, è inevitabile, i gusti cambiano. E cos’è successo? Che Ghostbusters è diventato il mio film preferito, messo in discussione, forse, solo in tempi relativamente recenti da Interstellar. Ma sono due film talmente diversi che, cavolo, Ghostbusters è il mio film preferito e basta.
La relazione tra i vari personaggi, l’intesa che si vede tra loro ,che fa pensare a un’amicizia indivisibile ed eterna (poi, sfortunatamente, sappiamo come è andata nella vita reale, purtroppo). L’equilibrio praticamente perfetto tra azione, divertimento e un pizzico di dramma, appena una spolverata per mantenere alto il coinvolgimento e l’interesse delle persone.
Tanta è stata l’influenza dei Ghostbusters che ne sono nati videogiochi, cartoni animati e una linea infinita di action figure, giochi, con un’impronta indelebile nell’immaginario comune. Ma quale è, alla fine, l’effetto che mi rimane addosso ogni volta che lo guardo? Togliendo gli apprezzamenti per i doppi sensi e gli espedienti cinematografici più raffinati, in realtà, mi rendo conto che, molto semplicemente, ciò che sento guardando Ghostbusters oggi, nonostante l’abbia visto qualche decina di volte, è il senso di meraviglia. Riesce ancora oggi a donarmi un’esperienza molto vicina a quella che vivevo quando lo guardavo da bambino, a volte anche spingendomi a chiedermi se non sia stupido a ridere per battute che ormai conosco a memoria. Si tratta però di dubbi che hanno una vita estremamente breve: Ghostbusters è un capolavoro, e se funziona al di la del tempo e delle volte che lo si è visto, è solo la dimostrazione di quanto sia assolutamente fuori scala.
Immagino anche di avere una scena preferita, come capita spesso. Verso la fine del film, i Ghostbusters arrivano al palazzo infestato e sembrano morire a causa di una voragine che si apre nell’asfalto. Silenzio, i civili attorno sono costernati, spaventati nel vedere i loro eroi fallire prima ancora che abbiano iniziato. Ricordo che, la prima volta che ho visto questa scena, mi sono commosso quasi quanto nel vedere la prima volta il finale di Terminator 2. Poi, però, compare una mano e, in breve tempo, i quattro protagonisti tornano alla carica, accompagnati dall’esultanza della folla e da una colonna sonora che mi dava una carica unica. Sono solo una trentina di secondi ma, almeno per me, sono i trenta secondi più entusiasmanti della pellicola, e stiamo parlando comunque di una pellicola piena fino al midollo di momenti entusiasmanti e memorabili.
Se non avete ancora visto questo assoluto capolavoro della cinematografia, cercate di rimediare il prima possibile, e se invece conoscete qualcuno che non l’ha ancora visto, convincetelo. Vi ringrazierà per sempre.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Luigi e ai fantasmi, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.