Golem Gates è un mix non sempre riuscito
Ogni volta che leggo insieme le parole “card” e “game”, le mie papille gustative cominciano ad attivarsi.
Sarà per questo che il buon sig. Maderna mi ha proposto di recensire Golem Gates… per giunta su Switch, la mia console preferita del momento! Incredibile, proprio lui!
Ma insomma, pur con queste premesse, Golem Gates dei Laser Guided Games, alla fine, non è riuscito a convincermi fino in fondo.
Le succitate meccaniche da card game sono in realtà al servizio di un RTS fatto e finito, in cui un Araldo è un’unità potentissima in grado di evocare nelle ristrette - ma talvolta articolate, quasi a mo’ di MOBA - arene di gioco gli Ash, creature e strutture che poi effettivamente combattono per la vittoria. Questa è quasi sempre raggiunta conquistando strutture o sottomettendo l’avversario.
Tali unità - così come le magie offensive o difensive “castate” dall’Araldo - sono evocabili spendendo la giusta quantità di energia, che si riempie nel tempo e il cui pool può essere aumentato conquistando determinate zone del gioco.
Diventa quindi palese l’importanza del controllo della mappa, sia nella gestione delle proprie difese (concentrando il nemico in strettoie o colli di bottiglia), sia nella conquista degli avamposti di cui sopra. Perché maggiore l’energia a disposizione, maggiori sia la quantità che la qualità dei propri Ash.
Il ventaglio di unità, magie e strutture da evocare dipende tutto dal proprio “mazzo”. Questo può essere personalizzato e rimpolpato con circa cento carte, tutte ottenibili in game, senza microtransazioni, giocando alle diverse modalità.
La natura di card game (con tanto di carte che vengono “pescate” e rimescolate) impatta notevolmente sul ritmo del gioco e delle partite, che finiscono per concludersi tutte in una corsa alle “fontane energetiche” prima citate e nel soverchiare il nemico con tante unità.
Perché sebbene ce ne siano di particolarmente potenti e interessanti, la meccanica legata all’evocazione “via energia” rende spesso sconveniente svuotare la propria riserva per una singola unità, quando, allo stesso costo, è possibile creare un gruppo ben più nutrito, in grado quantomeno di rallentare le armate avversarie, magari poi sfiancate pure da qualche palla di fuoco o trappola mortale.
La natura casuale dei card game, poi, può causare degli spiacevoli inconvenienti, quali ad esempio ritrovarsi senza Ash o senza magie in situazioni in cui si ha bisogno dell’uno o dell’altro. Inconveniente che, se nella modalità in singolo può risolversi in buon modo, negli scontri in multiplayer contro altri giocatori può dare ben più incazzature.
Purtroppo, devo anche constatare problemi di pathfinding e un look generale gradevole ma ben poco ispirato, con truppe davvero troppo simili fra loro. Problema tristemente amplificato in modalità portatile, dove l’UI si fa talmente striminzita da diventare, nelle situazioni più concitate, illeggibile.
Ora, intendiamoci bene: Golem Gates non è assolutamente un gioco pessimo. Il mix di generi, tutto sommato, non è malvagio e riesce anche a strappare delle ore di divertimento. Lasciandoti però sempre addosso, costantemente, la sensazione che forse non tutto funzioni in modo liscio e preciso come ti aspetteresti.
Golem Gates è un gioco con la sua anima - almeno nell’impianto base - ma grezzo. Può ammaliare quanto lasciare piuttosto freddi. Insomma, il classico Vai a Sapere.
Ho giocato a Golem Gates su Nintendo Switch, sia in modalità portatile che casalinga, preferendo però la seconda per avere una maggior leggibilità dell’azione. Golem Gates è disponibile solo tramite download su PC, su PlayStation 4, su Switch e su Xbox One.