La prima, puntuale, forbita recensione del primo (e a quanto pare incompiuto) Guacamelee! la trovate qui, a cura del sempre fresco, biondo e spumeggiante Stefano “Nabucodorozor” Talarico.
Volendo toglierci subito il dente, la versione Super Turbo non fa altro che addizionare alla precedente formula due nuovi scenari, un boss, una barra energetica della serie “A potenza massima spacco veloce tutto” (fascinosamente chiamata Intenso) e una modalità coop che permette di fronteggiare in contemporanea i nemici nelle due dimensioni Vita/Morte, in luogo del continuo switchare in single player.
Infine, nei checkpoint ove prima era possibile acquistare power-up di energia, resistenza e compagnia bella, la neo-versione di Guacamelee! abilita l’acquisto di svariati costumi speciali, latori di bonus e penalità che aggiungono scampoli di profondità strategica alla furia picchiatrice del nostro luchador. That’s all, Folks!
Per coloro che invece non conoscono nulla dell’opera di Drinkbox Studios, l’esperienza è rimasta essenzialmente la medesima, vale a dire un’avventura di mazzate e platform, ben saldata alla sua cara ossatura “Acquisci il nuovo potere -> accedi a nuove porzioni di mappa” metroid-plagiante.
La differenza è che Guacamelee! lo fa con stile. Si concede cioè un elegante citazionismo inzuppato in salsa messicana, con tutti i sapori pungenti e piccanti del caso. Se il segno contraddistintivo della modernità è una mixology fra citazionismo e plagio del passato/presente/futuro, ecco che i poteri in Guacamelee! si acquisiscono spaccando statue Choozo letteralmente chiamate in-game “Choozo”, sorbendosi citazioni da Super Mario letteralmente copia-incollate da Super Mario e trovandosi in faccia murales di Megaman, Minecraft e Grim Fandango assieme a tanti, tanti polli à la Zelda da ficcare nell’aia a suon di scudisciate. La lista è indomita e praticamente sfacciata.
Oltre alla scelta apertamente nerd votata al citazionismo indiscriminato, Guacamelee! Super Turbo Championship Edition resta ipse dixit un titolo denso di stile, che frantuma le prevedibili convenzioni di genere attraverso una personalità mai volubile, bensì ferma e accattivante. La storia di Juan Agacuate, fattore che compie un viaggio A/R dall’aldilà al fine di salvare l’amata dalle grinfie del charro Calaca, vive nei colori vibranti di un messico istrionico e muy caliente, tutto da assaporare. Sin dalle sue battute iniziali ci si ritrova impregnati di tinte piene e giocose che sembra d’essere tornati ai mondiali di calcio appena trascorsi. I gialli, i verdi e gli arancio pervadono gli scenari con una gaiezza fatta di trombette, pignatte, flamenchi e maracas, nonché riferimenti al giuoco del calcio stesso griffati più o meno ovunque sui muri del Pueblucho. Parliamo di un mondo ossessionato per i lottatori in maschera, che siano veri luchadores o i monili degli stessi sparpagliati fra gli scenari, in modo da far stillare l’arte della lucha libre da ogni suo poro. A far da contorno alle gesta del nostro Juan vi sono poi svariati antagonisti istrionici, macchiette carismatiche, maestri travestiti da capra e ancora e soprattutto polli, polli dappertutto, a ridicolizzare l’Eroe e il suo machismo di scena come pochi altri titoli riescono a fare in modo così brillante. Un merito va anche all’adattamento italiano, che al netto di qualche svista di concordanze strappa genuini sorrisi caprigni senza mai risultare forzato.
Rispetto alla precedente versione (ora possiamo dirlo) monca, c’è qualcosa in quest’ultima iterazione di Guacamelee! che indubbiamente rende l’esperienza più completa e strutturata. Oltre al molto relativo aumento di longevità dato dalla esplorazione dei due nuovi scenari, la nuova barra di energia Intenso scatena la furia di Juan, donando una sincera quanto genuina profondità alle mazzate in faccia. Così come i vari costumi selezionabili, non più da considerarsi quali semplici orpelli estetici o goliardici “bonus” sbloccabili, bensì oculati motivi di scelta atti ad accrescere le caratteristiche endogene del redivivo Juan. Parliamo di rigenerazione della salute, velocità di ricarica, orb più sostanziosi e molti altri fattori di bonus/malus che risultano fondamentali quando, ad esempio, vi sono da affrontare nemici progressivamente più coriacei in un susseguirsi di stanze con forzieri-premio alla fine del massacro (Zelda docet). Rispetto alle precedenti iterazioni, l’esigenza d’aver voluto rifinire la loro creatura, da parte di Drinkbox Studio, è quindi giustificata e palpabile.
Detto questo, trattandosi come specificato di un gioco ampiamente citazionista, è giunto il momento di chiudere con la citazione di una delle celebre frasi del buon vecchio Maestro Capra, quando redarguisce il nostro Juan dopo averlo sorpreso a spaccare una delle sue preziose statue Choozo:
“Sei una bestia”.
A voi le considerazioni finali su questa perla d’impareggiabile fragranza.
Ho giocato Guacamelee! Super Turbo Championship Edition su Playstation 4 grazie a un codice gentilmente inviatomi da Andrea Maderna, dietro ordine tassativo di recensione. Il fascino del meccanismo metroidvanico in cui alla fine tutto s’incastra ha colpito di nuovo, polverizzando la manciata di resistenze iniziali. Il mèlange di maschere, polli, luchador e setting messicano mi ha invece trafitto con la sua luce calda e abbracciante, più di quanto abbiano saputo fare assieme tutti gli schiumanti colori del Maracanã.