Inizia tutto nella cameretta di una giovine cheerleader, con tanto di inquadrature sexy e discorsini lievemente ammiccanti con retrogusto lolitesco. La protagonista è bella, bionda, e ha per la testa tutte le menate delle sue coetanee. Naturalmente la sua ossessione è il fidanzato, un bel ragazzo con aria da Big Jim, vestito con la classica uniforme della scuola, probabilmente capitano della squadra di football... insomma, li avete visti i telefilm adolescienziali americani, no? Ecco, la premessa, all'apparenza, è la stessa. Abbiamo una ragazza confetto, con gonnelline corte, una voce stridula e tanta voglia di divertirsi. E anche una certa aria da zozzona, diciamocelo.
Peccato che andando a scuola la nostra fanciulla si trovi nel bel mezzo di un'invasione di zombie, apparentemente legata proprio al suo liceo. E cosa fa una biondina indifesa, quando i morti viventi vogliono mangiare il suo cervello? Tira fuori la motosega, fa un paio di capriole per sottilineare il fatto che non si è dimenticata di mettere le mutandine e dà il via al massacro. Sangue, budella, splatter! Salta fuori che la nostra Juliet ha una famiglia un po' particolare, che da generazioni si tramanda i segreti e le tecniche per respingere i non morti. Il suo talento nell'occulto, del resto, le tornerà utile per salvare l'ammmore della sua vita, quel classico bisteccone da palestra che, con somma gioia del pueblo, viene preso dagli zombie dieci secondi dopo la sua prima apparizione. Per evitare che l'infezione zombie lo contagi, dunque, Juliet gli taglia la testa e celebra un rito per renderla indipendente dal corpo. Il povero Big Jim è un po' interdetto, ma accetta il suo destino: venire attaccato alla cintola di una cheerleader gnocca che va in giro per una scuola superiore a uccidere zombie con una motosega. Cose che succedono tutti i giorni, no? Lollipop Chainsaw, insomma, la butta in cagnara, proponendo un mix di violenza, sesso e humour surreale, sfruttando con tutta la furbizia del pianeta terra il fascino dei b-movie. Eppure, dietro questa facciata, si nasconde un team di tutto rispetto, guidato dall'ottimo Suda51, che supervisiona il progetto nei panni di producer. Vorrà dire che sta prestando il suo nome per fini di marketing o che si sta effettivamente sbattendo sul progetto? Non ci è dato saperlo, ma quel che è certo è che Lollipop Chainsaw ricorda tantissimo il suo No More Heroes, sia per lo stile dei combattimenti sia per l'irriverenza dei personaggi e la follia di ciò che si consuma su schermo. Del resto, a dargli man forte, c'è James Gunn, sceneggiatore con un'onorevole carriera nella Troma, con titoli in curriculum del calibro di Tromeo and Juliet.
A dirla tutta, pur gradendo il tema, l'ambientazione (e pure le cheerleader), il primo impatto con questo Lollipop Chainsaw mi ha lasciato un po' freddino. Partendo dal presupposto che Grasshopper sa quel che fa, e che lo apprezzo molto, ho subito pensato: “È No More Heroes con più gnocca.” Può sembrare assurdo dirlo, ma persino la follia e gli eccessi diventano banali, se vengono abusati. Questo Lollipop Chainsaw mi sembra “la solita tamarrata pazza in stile Suda”, con tutti i pregi e i difetti che questo comporta. Da scimmiato musicale trovo invece molto interessante la presenza di Akira Yamaoka, il compositore di Silent Hill, che completa il dream team con le sue inquietanti note. Per chi ama il suo stile, Lollipop Chainsaw sarà un'occasione per sentirlo alle prese con un mood diverso, che pur mantenendo una vena dark si presta a composizioni molto più ariose e poppeggianti. Il buon Akira sarà affiancato dal raffinato Jimmy Urine, dei Mindless Self Indulgence, che porterà il suo sound punk/industrial/insalata di pollo in alcune delle tracce del gioco. Da notare come la musica sarà un elemento vitale di ogni capitolo, in quanto ogni boss presente si ispirerà a un preciso genere musicale, come il motociclettaro rockabilly che ho visto nella demo. Cosa mi aspetto, dunque, da Lollipop Chainsaw, a parte le gonnelle di una cheerleader ammazzazombie? Tanta violenza, un sano livello di difficoltà, una trama godibile (nella sua demenza) e un gameplay valido, ma non esattamente innovativo. Direi che, con i tempi che corrono, ci si può anche accontentare.