I ♥ Lollipop Chainsaw!!!111!!11!!11!!
Lollipop Chainsaw è un gioco d'azione horror in cui si passa il tempo menando zombi a colpi di pon pon e sbudellandoli con una motosega che emette cuoricini rosa e arcobaleni, accompagnati da una bellissima e delirante colonna sonora pop-rock-heavymetal-JimmyUrine e sostenuti da una scoppiettante sceneggiatura trash su cui l'imprint di James Gunn è chiaro come il sole. Segue in parte il tracciato di Bayonetta, non nel riproporne l'immane profondità del sistema di combattimento (siamo in un'altra galassia, sebbene comunque il gioco di Grasshopper nasconda più sostanza di quanto possa sembrare a un primo sguardo), ma puntando su una sorta di malata reinterpretazione sanguinaria, trash, fondamentalmente Troma del suo approccio alla protagonista. Tanto quanto la quattrocchi inguainata di pelle firmata Hideki Kamiya, Juliet Starling è una bellissima protagonista sexy, che sconfigge il male forte della propria sensualità, mostra un po' di carnazza ma ferma sempre lo sguardo del giocatore prima che sia troppo tardi, offende o eccita chi non vuole guardare oltre la superficie, ma si rivela invece protagonista forte più di mille altre supposte eroine dei videogiochi.
Perché la verità è che il buffo e stupidino voyeurismo di Lollipop Chainsaw è mille volte meno offensivo del pacchiano e incessante inquadrare tette e chiappe di Miranda Lawson e delle altre donne di Mass Effect, ossessione registica del tutto fuori contesto mentre i personaggi si riempiono la bocca di massimi sistemi e il gioco ti spinge a scopicchiare in giro a botte di achievement. L'universo narrativo del gioco Grasshopper non si prende per un attimo sul serio, non si bea mai mai della propria violenza o della propria sessualità. E le sue donne sono tutt'altro che oggetti sessuali preda del protagonista ganzo: dominano e prendono a pizze in faccia una lunga serie di zombi dalla caratterizzazione – loro sì – misogina e che aprono bocca per pronunciare solo frasi che siamo abituati a sentire dalla viva voce del giocatore medio su Xbox Live. In tutto questo, i maschi, quelli vivi, fanno misere figure nel loro ruolo da soprammobili. E, anzi, si va anche oltre ciò che faceva Bayonetta. Lì, il coprotagonista maschile era un povero, impotente beota. Qui abbiamo l'uomo oggetto riprodotto nella maniera più letterale possibile, con il povero Nick ridotto ad ammennicolo attaccato alla cintura e sparato in giro come improbabile arma, costretto a subire angherie da parte di coprotagoniste femminili che ne parlano come di un trofeo sessuale, ridotto ad essere quella figurina vuota che di solito sono gli esseri dell'altro sesso, riabilitato solo da una serie di battute fulminanti che si manifestano durante il gioco.
Paradossalmente, e come già Bayonetta prima di lui, nella propria dissacrante, scema e sporcellona anima trash, Lollipop Chainsaw può quasi essere considerato un gioco femminista. Ah, ed è anche un gran bel gioco, divertente, ricco, realizzato con una cura incredibile per far sì che spirito artistico, dettagli del mondo e della narrazione, animo folle nel design si ergano anni luce oltre una padronanza tecnica certo non ai massimi livelli (ma che proprio per la spettacolare direzione artistica ferisce gli occhi solo in alcuni sporadici passaggi). Certo, ha anche i suoi bravi limiti, ma ne parliamo fra un attimo. Qua, invece, dopo un'introduzione in cui mi sono forse fatto prendere la mano e della cui logorrea mi scuso, ci terrei a parafrasare il nostro Stefano Talarico, dicendovi che magari non vi piacerà, magari lo odierete, magari mi riterrete un pazzo per questo articolo ma, se invece entrerete in sintonia con la poetica del gioco, Lollipop Chainsaw vi farà pisciare arcobaleni. Sigla.
Nato da un perverso gang bang fra Buffy l'ammazzavampiri, la mentalità Troma di James Gunn e uno spirito assolutamente arcade applicato alle meccaniche da gioco di pizze in faccia, Lollipop Chainsaw punta tutto sul divertimento estremo delle sue situazioni e delle sue mazzate. Il suo vero spirito, però, non sta strettamente nella purezza dei combattimenti, che sanno sì offrire soddisfazione a chi ha la pazienza di svilupparne combo e attacchi assortiti (pratica forse inevitabile per chi voglia affrontare i livelli di difficoltà più alti), ma risultano assolutamente gestibili anche dall'ultimo dei turisti dell'action, specialmente a livello Normal o Easy. Il fulcro delle meccaniche sta più che altro in uno spirito arcade, nella possibilità di procedere anche giocando a cazzo di cane, ma nell'invito a destreggiarsi fra tasti e movimenti, per totalizzare punteggi fuori scala e accumulare medaglie da spendere nell'apposito negozio.
Il sistema di combo è semplice, ma abbastanza vario, perlomeno dopo l'acquisto di un certo numero di mosse, con attacchi dalla breve e media distanza, mosse speciali, un paio di prese, colpi di grazia per i nemici atterrati eccetera: non sono tantissime, ma le mosse sono ben differenziate. L'alternanza fra pon pon (per stordire) e motosega (per squartare) funziona molto bene, soprattutto considerando che, se si gioca nell'ottica del punteggio, entra in ballo anche una meccanica di rischio e ricompensa basata sui bonus che arrivano decapitando più zombi con un colpo solo. Di contro, delude un po' la non eccessiva fluidità nella concatenazione dei movimenti, anche se l'impressione è che sia voluta: le schivate, infatti, non possono "spezzare" tutte le mosse e gli attacchi più potenti, una volta avviati, vanno osservati fino in fondo, con i rischi che la cosa comporta. Nella pagina dei cattivi infiliamo anche una telecamera che a volte fa un po' le bizze, anche se è quasi sempre possibile aggiustarla a mano, la scelta discutibile di piazzare gli attacchi speciali di Nick sul "clic" analogico sinistro e un sistema di mira assistita per le armi da fuoco utile quando si attacca un nemico singolo, ma da disattivare rabbiosamente quando si vuole colpire un bersaglio specifico nel mezzo di un gruppo (tanto si risolve con il lock manuale).
Alle fasi di combattimento "base" si aggiungono tutta una serie di intermezzi (set pieces per gli amici) in cui si svolgono altre attività, dal quick time event alla corsa pazzerella sui tetti, che regalano spettacolo e varietà all'azione. Vanno forse un po' fuori dal seminato nel livello della fattoria, ma lì ci sono i polli giganti demoniaci e le vacche zombi che fanno perdonare tutto. E poi i boss di fine livello, particolarmente fuori di cozza: sei super non morti musicali, ispirati ad altrettanti generi e personalità, esagerati, spettacolari, mostruosamente grossi, fantasiosi e divertenti. E, al contrario di quanto avviene in altri giochi, non soffrono particolarmente della sindrome da "spettacolo la prima volta, dupalle la seconda": alcuni, l'ultimo su tutti, a un secondo giro diventano semplicemente velocissimi da far fuori, mentre altri, per esempio il primo, se affrontati con un set di mosse più ampio e la padronanza acquisita negli stage successivi, acquistano in divertimento nella gestione dello scontro. Insomma, Lollipop Chainsaw non è solo la delirante massa di fumo negli occhi generata dalla sua adorabile direzione artistica, è anche un gioco che sa trasmettere belle sensazioni attraverso il pad, con un cuore divertente e che non sfocia mai nel bordello eccessivo in cui escono zombi dalle fottute pareti e non puoi fare altro che premere tasti a caso. E ha dalla sua anche una buona sensazione di fisicità: Juliet abbatte porte e cancelli a pedate con una brutalità rara, le mazzate volano senza tregua, la motosega penetra, la carne si sente fortissima e i colpi di grazia rifilati ai boss danno una gran soddisfazione.
C'è purtroppo il limite presunto di una longevità base discutibile, nel momento in cui si sta parlando di quanto ci vuole per completare la storia a livello di difficoltà standard: io ci ho messo sette ore circa, considerando anche la ripetizione dell'ultimo stage per assistere ad entrambi i finali, ma mi sono dilettato parecchio pasticciando in giro e si può fare tranquillamente più in fretta. Il problema, semmai, è che se si cerca la sfida bisognerebbe partire direttamente dal livello Hard, sicuramente più tosto per disposizione e abilità dei nemici, oltre che meno generoso in ricariche energetiche, ma tarato – almeno sulla base dei due capitoli che ho provato – per mettere alla prova in maniera impegnativa e non frustrante. Anche se l'impressione è che diventi davvero ben equilibrato solo dopo aver portato a termine una prima volta il gioco e, conseguentemente, potenziato a dovere Juliet, sbloccando nel mentre un buon numero di combo.
Ci sarebbe poi anche il modo in cui viene declinato lo spirito arcade di cui sopra. Lollipop Chainsaw è pensato come un gioco da affrontare a ripetizione, un livello per volta, allo scopo di competere nella sfida al punteggio. Il problema, però, è che questo aspetto da un lato esprime definitivamente il ricco potenziale del gioco, dall'altro tradisce una certa pigrizia, o magari ingenuità, nello sviluppo dello stesso. Dietro alla pur divertente modalità Ranking di Lollipop Chainsaw c'è un design che ci prova, ma non ci riesce fino in fondo e non ha per esempio lo spirito dell'equivalente modalità vista in Bulletstorm. I diversi livelli possono essere affrontati in Time Attack, Medal Attack e Score Attack (che di fatto "include" i primi due, tenendo conto anche di tempo impiegato e medaglie raccolte), con relativi indicatori a schermo a tenere alta la pressione. Ciascuno stage si ritrova idealmente diviso in sotto-sezioni all'interno delle quali si possono ottenere bonus svolgendo compiti specifici (che però non sono annunciati in anticipo e scopriamo solo al termine della sezione stessa) e i negozi spariscono, sostituiti da bizzarri mostri simil-Gabibbo particolarmente tosti da abbattere.
Al di là di queste differenze, è come se si stesse giocando alla modalità Storia, ed è francamente un peccato, perché si sente fortissimo il bisogno di un lavoro d'adattamento alle esigenze del Ranking Mode. Quando l'unico obiettivo è perfezionarsi e far punti, le cutscene sono d'intralcio (soprattutto considerando che solo i filmati veri e propri possono essere saltati) e ci sono una marea di elementi di contorno divertentissimi al primo giro, insopportabili quando ripetuti cinque o sei volte giocando per il punteggio. Soprattutto se consideriamo che i livelli certo brevi non sono. A questo poi si aggiunge una cura per le opzioni discreta, ma che fa rimpiangere almeno in parte la versatilità e l'attenzione di Bayonetta. Sicuramente ottimo che anche qui, grazie Signore, sia possibile variare a piacere il livello di difficoltà (banalmente: si può affrontare il quinto stage a Very Hard in Ranking Mode anche avendo terminato il gioco solo a livello Normal). Insopportabile, invece, che non venga fornito, dopo aver completato il gioco, un accesso al negozio per gli upgrade e gli extra anche attraverso i menu. Soprattutto considerando che nel Ranking Mode non ci sono i negozi. Meno male che, perlomeno, nel penultimo stage c'è uno shop dopo due metri e qualsiasi acquisto viene memorizzato al primo checkpoint, dopodiché si può tranquillamente tornare al menu principale.
E allora, dopo tutto 'sto sfiatante papagno, tiriamo le somme. Lollipop Chainsaw è un bellissimo videogioco se vi piace questo genere di bellissimi videogiochi. Che è una roba che si può dire di qualsiasi cosa e rappresenta un ottimo modo per pararsi il culo. Ma io così la vedo: per me è un gran bel gioco con purtroppo alcuni limiti precisi che lo tengono lontano dall'eccellenza. Sicuramente è un po' breve per chi ha la mentalità del "lo finisco a Normale e bona", anche se va detto che quella mentalità ce l'ho pure io, ma mi sono talmente innamorato che una volta tanto l'ho continuato a giocare anche dopo aver visto la parola Fin. E si poteva strutturare molto meglio tutta la faccenda della rigiocabilità, motivo principale per cui non ho avuto la testa di dargli un 9, anche se il cuore mi diceva fortissimo di farlo. Rimane però un'esperienza estremamente curata sul piano stilistico, con una personalità veramente rara e capace di distinguersi nel mare magno marrone che ci beviamo quotidianamente in zona "tripla A", un umorismo stellare (non mi vengono in mente altri giochi recenti che mi abbiano costretto a mettere in pausa perché stavo soffocando dal ridere), un gusto sopraffino per il trash, una colonna sonora irresistibile, un'adorabile voglia di stupire a raffica e una scrittura fuori scala per almeno un personaggio, vale a dire la testa di Nick, che ogni volta che apre bocca scolpisce le sue parole nel marmo. A tutto questo si aggiunge un sistema di combattimento magari non dalla tecnica o profondità impeccabili, ma certo più curato di quanto appaia a un primo sguardo, capace di arricchirsi nel tempo e che richiede impegno e varietà d'approccio se si vogliono affrontare i livelli di difficoltà più alti. Forse è il gioco Grasshopper/Suda51 più riuscito ed equilibrato di sempre nel mescolare sostanza ludica e ricerca stilistica. Insomma, una ficata, dai. Sigla.
Ho comprato Lollipop Chainsaw in versione Xbox 360 su Zavvi, spendendo 38,95 euro, quindi non venite a dirmi che me ne batto della longevità perché i giochi me li regalano. Ho impiegato poco meno di sette ore per completare il gioco visualizzando entrambi i finali e raccogliendo circa metà dei lecca lecca segreti e dei vari potenziamenti, sfiorando appena i contenuti bonus come costumi, artwork e via dicendo. Mi sono poi dedicato per altre cinque ore ad affrontare nuovamente alcuni livelli per amor di Achievement e di punteggio, oltre che a testare il Ranking Mode e i livelli di difficoltà più alti in giro per i vari stage. Ho intenzione di affrontare almeno un secondo giro completo a Hard o Very Hard, ma mi sono staccato un attimo dal gioco per raccontarvi il mio amore. Tutto sommato, considerando che sono già a dodici ore e me ne aspettano altre, non mi posso lamentare, ma certo chi vorrà affrontarlo solo una volta e a livello Normal lo troverà breve e facile. Resta da capire dove stia l'errore.