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Homo Machina: siamo fatti così

Homo Machina: siamo fatti così

Qualche settimana fa, il Peduzzi ha scritto di Vandals, gioco piuttosto interessante sviluppato da ARTE, che nasce come canale tematico televisivo franco-tedesco, finalizzato alla diffusione sempre maggiore fra i paesi europei delle rispettive identità culturali e artistiche. Un'altra loro produzione recente è Homo Machina, gioco per dispositivi mobili dal taglio meno “classicamente giocoso”, che si inserisce piuttosto in quella corrente di produzioni per smartphone e tablet che mescolano accessibilità, semplicità, buone idee e afflato artistico non banale. Anche se i due giochi non hanno poi così tanto in comune, mi viene spontaneo citare Old Man's Journey. E forse, tutto sommato, hanno parecchio in comune.

Homo Machina si ispira al lavoro di Fritz Kahn, artista tedesco che viene considerato il padre delle infografiche e ricordato in quanto autore dei libri Das Leben des Menschen (La vita umana), ricch di illustrazioni nelle quali reinterpreta il corpo umano come una sorta di grossa corporazione in cui ogni componente funziona come macchinario gestito da degli impiegati. Proprio da quel libro nasce la serie animata francese Siamo fatti così - Esplorando il corpo umano, che ha accompagnato in gioventù la mia generazione. E sempre da quel libro arriva, appunto, Homo Machina.

Il gioco è una sorta di puzzle game all'acqua di rose, nel quale bisogna pasticciare coi vari meccanismi a schermo capendo autonomamente, senza spiegazioni testuali di sorta e, tutto sommato, con anche pochi aiuti visivi, cosa fare e come farlo. Non c'è nulla di particolarmente complicato e ci si blocca molto di rado, mentre si procede spediti lungo l'esperienza e ci si lascia ammaliare dallo stile grafico raffinato, dall'ottimo lavoro di sound design e dall'atmosfera assolutamente naïf che si respira.

Homo Machina racconta la giornata di un essere umano vista da dentro. Non scopriamo mai che volto abbia il protagonista che “ospita” l'azione e, al di là di qualche lampo fugace, non abbiamo mai modo di vedere il mondo a lui esterno. Siamo interamente dedicati a far funzionare il suo corpo nel migliore dei modi, conducendolo attraverso un viaggio dei più triviali: c'è il risveglio mattutino, il corpo da rimettere in moto, la colazione; c'è la giornata in ufficio, lo stress, il lavoro mentale; c'è la fase di preparazione all'uscita serale, il nervosismo prima del grande evento; c'è, infine, l'appuntamento con la bella di turno, che il nostro uomo vuole conquistare.

Tutto questo viene messo in scena con gran gusto e attraverso una poetica leggiadra, semplice, ingenuotta, adorabile. Ci si muove fra un ambiente e l'altro guidati dal capo delle operazioni e dal suo comportamento buffo, risolvendo enigmi legati alla vista, all'olfatto, al gusto, alla digestione, all'utilizzo dei muscoli, ai sentimenti e quant'altro. Homo Machina non è un gioco dalle ambizioni educative, non mira a spiegare il funzionamento del corpo umano e, allo stesso tempo, non è un puzzle game spacca cervella. È una piccola esperienza semplice, deliziosa, piacevolissima, da gustarsi placidamente spaparanzati sul divano o seduti sulla tazza. Magari in più di una seduta, eh, altrimenti rischiate complicazioni. Secondo me, chi gioca spesso in ambito mobile sa più o meno cosa aspettarsi e sa come interpretare il Frechete che vede qua sotto. Per tutti gli altri, spero che quanto detto qua sopra basti a spiegare i termini della faccenda.

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Ho ricevuto un codice per il download su Android dal distributore e ho completato l'avventura nel giro di qualche seduta. Homo Machina non offre particolari spunti per la rigiocabilità, anche se la durata dell'esperienza può ovviamente variare in base a quanto ci si incastra su questo o quell'enigma e a seconda di quanto tempo si perde pasticciando coi polpastrelli sui vari elementi interattivi opzionali. Il gioco è disponibile anche su iOS.

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