La "pila" dei giochi da iniziare è qualcosa che accomuna tutti noi, di questi tempi: tante le uscite, poco il tempo disponibile, scimmia totale per alcuni titoli ed ecco che di fianco alle nostre console si stagliano piramidi di amaray pieni di dischi. A queste "pile", si aggiungono tipicamente le wishlist in digital delivery, che aggravano il problema senza però tramutarsi - almeno questo - in raccoglitori di polvere e mangiatori di spazio vitale. Io sono un po' borderline, perché la mia pila, in realtà, è composta da scatoloni interi. Eggià, perché negli ultimi due anni abbondanti, al contrario di quello che si potrebbe pensare, il tempo per giocare è stato davvero, davvero poco. E i giochi che voglio giocare, ovviamente, tantissimi. Quindi, ho una "pila" inumana, e mi trovo a giocare molti titoli con grande ritardo rispetto a tutti gli altri. Ci sono casi in cui, però, in cui il ritardo è meno pronunciato: l'altra sera, infatti, pungolato dalle chiacchiere dell'ultimo Outcast Magazine, mi sono diretto sul PlayStation Store e ho acquistato Journey. Un po' la recensione di giopep, un po' la voglia di un'esperienza diversa, un po' l'esigenza di un gioco breve ma intenso, mi hanno spinto verso il tasto "acquista".
Sera, tutti dormono, cuffie salde in testa, plasmone come unica fonte luminosa della sala: la situazione ideale. Mi lancio nel gioco senza saperne un gran che, e contento per questo perché la natura stessa del gioco - per quelle poche informazioni che erano rimaste appiccicate ai miei due neuroni ancora funzionanti - secondo me si prestava proprio a un approccio di questo tipo. Neutro, curioso, ignorante.
Entro in questo splendido mondo, mi guardo intorno. Uah. Capire le meccaniche è un attimo, perdersi completamente dentro le dune sabbiose, pure. Journey mi avvolge completamente, nel buio della sala, come forse pochi titoli finora hanno saputo fare. Qualcuno mi pare l'abbia associato ad Another World, e secondo me ha centrato il bersaglio, bullseye!
L'emozione quando "surfi" la prima duna, quell'enorme valle iniziale, con tutte le strutture diroccate attorno, che meraviglia. Avevo voglia di guardare tutto, di prendermi il mio tempo, di capire, di perdermi, di passare il tempo ad ammirare. E poi, eventualmente, a giocare, perché mi è stato chiaro fin da subito che Journey, videoludicamente parlando, rappresentava una sfida sui generis.
Mi giro, guardo, scopro, esploro. Ma quanto è bello? E, dopo, che cosa splendida è arrivare a quei ponti scassati, e capire che basta trovare quei nastri, "attivarli" e vederli completati magicamente! E altrettanto magicamente, toh, arriva qualcuno. In realtà non ho capito subito cosa stesse succedendo. Dei suoni, da qualche parte, attiravano la mia attenzione. E poi eccolo, lui. O lei, chi lo sa. Qualcuno. E allora, un terzo neurone si rimette in moto scoppiettando, per ricordarmi che sì, c'era questa cosa del multiplayer, con le persone che a random possono unirsi alla tua esperienza. Bello. Bello?
Lo guardo. Il tizio sta lì, mi manda messaggini sonori. La prima cosa che noto, perché del resto maschi siamo e maschi restiamo, è che la ha sciarpa molto più lunga della mia. Ma tipo almeno il doppio. Sono cose che, un po', danno fastidio, già di base. In più, questa cosa mi fa comprendere che evidentemente il mio ospite Journey lo conosce già, molto meglio di me. Ha maggiore esperienza con l'atto, insomma. E la cosa comincia a infastidirmi un po'.
Nemmeno il tempo di capire come tra noi si possa interagire, e questo parte e va ad attivare uno dei ponti mancanti. "Amico, aspetta, facciamo un giro, voglio godermi ogni angolo di questo..." BLING! Ne ha attivato un altro. Lui può volare più a lungo, è più veloce, e io automaticamente mi metto ad annaspare per seguirlo. E non ce la faccio, perché ce l'ho troppo piccolo, rispetto a lui. E rosico.
Non era così che volevo giocare Journey. Come faccio a fartelo capire, a farti presente che mi stai violentando un'esperienza, che ho speso 13 Euro per un gioco che so durare poco, e che quindi penso di avere il diritto di giocarlo IO, e non di stare a guardare mentre giochi tu?
Arriviamo al portale, e ovviamente attiva tutto lui. Del resto, arriva sempre prima (chiaro esempio di giocabilità precoce, le dimensioni non sono tutto, pare). Lo seguo ancora un po', ma sono a questo punto determinato a buttarlo fuori dalla mia partita. Voglio giocare Journey a modo mio, con i miei tempi, con i miei modi. E se non ti sta bene, amico, vaffanculo. Cordialmente, eh.
Andiamo avanti un po'. Nuova zona, ampissima, mozzafiato. Che bello. Il tizio, sempre lì attaccato a emettere suoni che a questo punto mi risultano ormai insopportabili. Lui punta sulle zone d'interazione. Io non me lo filo di pezza, anzi vado di proposito nella direzione opposta. Mi chiama. Insiste. Niente, fai come vuoi, io vado di qua. Mi raggiunge, suona, parla, vola, si agita. E io, imperterrito, tengo il muso. No-no-no.
Premo Start. Dovrà ben esserci un modo per dire al gioco "ok, senti, io preferirei giocare senza nessuno che mi rompe i cosiddetti". Ma non lo trovo. E allora torno dentro: il tizio non c'è più! Vittoria, avrà capito finalmente! E invece no. Mentre sto guardando verso l'alto uno dei power-up per accrescere le mie dimensioni (eh, dà fastidio, è innegabile), il tizio - già passato oltre all'ostacolo del livello - ricomincia a chiamare. Chiama, e chiama, e suona, e parla, ed emette fastidiose cacofonie.
Torna da me. Io lo guardo, lui mi guarda. Mi siedo. Capirà una buona volta che voglio un'esperienza da single? Che la sua sciarpa mi mette in soggezione? Che ho i miei tempi, che mi servono i preliminari? Che il suo "subito al sodo" mi lascia totalmente insoddisfatto, cerebralmente e fisicamente?
Sono seduto, lui si siede. Aspetta. E mica poco, stiamo seduti lì per lunghissimi minuti, mentre io torno nel menu per cercare una combo qualsiasi che mi consenta di liberarmi di qualsiasi rompiscatole. Mi servirebbero gli incantesimi di protezione di Hermione, ma non ci sono. Sono fregato, mi sento fregato. E allora, fine, andiamo, se non si può fare diversamente, proseguiamo al guinzaglio di questo superdotato del deserto, e cerchiamo di goderci l'esperienza per quanto possibile.
Superiamo il livello, e di nuovo il tizio anticipa. Soverchia, attiva, prosegue, guida. No, amico, non te l'ho chiesto io. Sei venuto tu nel mio gioco e mi stai rovinando tutto. E allora, scusa, ma vaffanculo davvero. Tasto PS, termina il gioco. Amarezza, fastidio. Mi pare evidente, ormai, che mi stai usando per qualche scopo. Magari un trofeo, o qualcosa. E allora invoco il diritto al NO, a voltarti le spalle e a spegnere la console.
Journey me lo ricomincio stasera, ma prima stacco il cavo ethernet dalla PS3. E mi spiace se sembrerò asociale, orso, ligure, isterico. Anzi, non mi spiace affatto. Perché il gioco è mio e me lo gestisco io.