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Kentucky Route Zero, Atto 3 - Un sogno strutturato a matrioska

Kentucky Route Zero, Atto 3 - Un sogno strutturato a matrioska

Scardinando con la delicatezza di un minatore i concetti di videogioco “visionario” e “story driven” conosciuti fino a quel momento, i primi due atti di Kentucky Route Zero (primo e secondo) si sono garantiti una nicchia nella mente (o, se siete romantici, nel cuore) dei giocatori grazie a un mood affascinante, fresco e abbastanza senza tempo da essere indimenticabile. O viceversa. Al punto che, quando è arrivata la notizia del terzo atto così, all’improvviso, non avevo realizzato che dal precedente fosse già passato un anno. OK, qualcosa meno di un anno, ma comunque tipo trecentoquaranta giorni… insomma, un lasso di tempo davvero considerevole per un lavoro a episodi. Considerando che Cardboard Computer ha saputo creare un universo e una storia ricchi di sensazioni, immagini e misteri che si arrotolano gli uni sugli altri, sviando il giocatore dalla destinazione vera e propria, un’attesa così lunga tra il secondo e il terzo atto mi porta sostanzialmente a fare due riflessioni “principali”. La prima è che, tutto sommato, Kentucky Route Zero sia comunque, già adesso, un prodotto estremamente riuscito, tanto da scolpire con la dinamite un immaginario e uno stato emotivo tra curiosità, soggezione e coraggiosa inquietudine tutto suo, che è sempre bellissimo ritrovare ogni volta che si procede nell’avventura. Senza contare, poi, che il viaggio in circolo dei protagonisti, destinati a una meta ma sempre più impossibilitati a raggiungerla, aiuta a lenire la sicurezza di essersi dimenticati qualche avvenimento della storia, immergendo ancora di più i giocatori in un mondo dove “partenza” e “destinazione” sono due parole dal significato sempre più sbiadito.

L'inevitabile immagine di copertina.

La seconda riflessione è che, continuando ad arrotolare sempre di più le vicende e mantenendo dei tempi così dilatati, il rischio è inevitabilmente quello di perdersi per sempre in un onirismo dalla progressione risibile, tanto affascinante quanto inconcludente, in cui il mistero, il sogno e il viaggio impossibile si mischiano, fino a lasciare solo la spossatezza e la confusione mentale di un Asterix alle prese con un lasciapassare A38 qualsiasi. Mi rendo conto che cercare di prevedere come andrà a finire, o anche solo in quale direzione voglia muoversi Kentucky Route Zero, adesso,non è assolutamente facile o sensato... ma durante il terzo atto, ancor più che la bellezza visiva, il fascino abbacinante di tutti i dettagli o la straordinaria qualità della scrittura e della caratterizzazione sui generis del gioco, quello che più colpisce è la volontà di intaccare le pochissime certezze del giocatore, approfondendo e introducendo personaggi, storie e situazioni assolutamente interessanti, ma a dir poco misteriose e di difficile interpretazione, almeno per il momento.

Per questo, valutare il terzo atto di Kentucky Route Zero è quanto mai difficile. Di per sé, la realizzazione tecnica tout court è al solito straordinaria, tanto per come arriva, quanto per come riesce a rappresentare l’immaginario di un’opera che continua ad evolversi secondo i suoi sognanti canoni. E anche la caratterizzazione dei personaggi, come sempre affidata alle risposte degli stessi alle conversazioni, così come la scrittura in generale, in questo terzo atto sembrano funzionare meglio che mai, contribuendo alla desolante impressione di essere ormai persi, senza meta e con un passato ormai troppo remoto e irriconoscibile alle spalle.

Paradossalmente, la placida rassegnazione che si fa strada lungo le tre ore dell’episodio, per quanto sia di per sé l’ennesima riprova di un gioco estremamente coinvolgente, finisce per essere piuttosto destabilizzante. Con il suo ritmo compassato, le sue atmosfere quasi spettrali e soprattutto una statica progressione, fatta di nuovi pezzi di un puzzle ancora lungi dalla soluzione, il terzo atto di Kentucky Route Zero finisce per soddisfare un po’ meno dei precedenti, attestandosi come un buon episodio che, per essere apprezzato appieno, necessita di incastrarsi con i piccoli frammenti che verranno. Sperando di non dover aspettare un altro anno.

Ho giocato il terzo atto di Kentucky Route Zero su PC, dopo aver acquistato l'intera serie lo scorso gennaio, portandolo a termine in circa tre ore e riscontrando due piccoli, piccoli bug. E che vi devo dire, è quello. Comunque, scrivere di ‘ste robe, dicendo senza dire (e, a ‘sto giro, partendo pure da una base non proprio comoda) sta diventando arduo. Ne uscirò un recensore ancora peggiore di quanto non sia già. “La prossima volta che leggerai una mia recensione, non sarà una recensione” (semi-cit.).

Voto: 8,5

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