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La mensola di Shin X #16 - AMY: La bella e la bestia

La mensola di Shin X #16 - AMY: La bella e la bestia

Da sempre sostenitore di titoli bistrattati dalla critica, Shin X è passato da “difensore dei poveri” a “masochista”, da “acquirente compulsivo” a “forzato bastian contrario”. La verità è che a suo parere ogni titolo può dire qualcosa: c’è chi sbraita, chi sussurra, chi lo fa con i sottotitoli e chi lo recita in versi. L’importante è avere lo spirito di voler ascoltare. E l’antro in cui riposano questi brutti anatroccoli è la sua mensola. L’unico luogo nel quale possono diventare cigni.

Questa è la battaglia definitiva. L'Ultima Crociata delle Mensole: in barba (!!!) a papà Jones e figlio. L'alzata di scudi per eccellenza. Eppure sapete bene che questa rubrica non nasce come un posticcio avvocato del diavolo. Si è parlato male, molto male di questo gioco. Forse pure troppo. Voleva essere innovativo, oscuro, malato, e diffondersi in maniera virale - aggettivo quantomai appropriato -  grazie al prezzo budget. Finalmente un horror psicologico degno? Per molte testate online la risposta è stata NO. Anzi: si è parlato addirittura di uno tra i peggiori giochi di tutti i tempi, insieme a pochi altri, illustri esponenti. Le ragioni? In primo luogo quelle tecniche: tearing squaglia retine, frame rate dai 15 a 20 fps al massimo - con punte verso i 25 - e tanta frustrazione. I vari siti specializzati hanno poi cercato di infilare maldestramente ogni cavillo pur di giustificare quei voti nefasti, ma come al solito, si sono persi per strada, sparando su un bersaglio da freccette con un fucile a canne mozze.

Dammi la manina, piccolina... Non temere.

Amy è una creatura particolare, per certi versi fascinosa, e non solo perché costa meno di un cappuccino. D'altronde, come si è già detto, un gioco orrendo non ha giustificazioni, nemmeno gratis. Amy è da provare grazie a specifiche scelte di level e game design. La sfida è difficile, spesso frustrante, ma se siete inclini ad esaurimenti nervosi, puntate tranquillamente al livello di difficoltà FACILE, che di fatto è il vero NORMAL. Nonostante questa apparente contraddizione, Amy ha delle basi solide e delle regole ferree da rispettare. Lana, la protagonista, subisce di continuo l'influsso negativo del mondo che la circonda, a dispetto di Amy, la bambina autistica che dovremo condurre in salvo. Le difficoltà sono perlopiù ambientali, anche se non mancano scontri all'arma bianca, dove dei buoni riflessi e sangue freddo ci salveranno quasi sempre la pelle. Perché il gioco è così: pochi checkpoint e difficoltà altissima.

Lontani da Amy, la contaminazione ci rende mostruosi.Lontani da Amy, la contaminazione ci rende mostruosi.

Tutto questo per generare quella tensione diSireniana memoria. Eppure ricordate come fu (bis)trattato Siren? Certo, qui parliamo di un prodotto infinitamente meno curato, ma il principio è il medesimo. In Amy, possiamo tenere per mano la bambina, in un empatico parallelo con ICO, e questo, oltre a condurla più speditamente in giro, ci protegge anche dall'aura maligna. Lontana dalla ragazzina, infatti, Lana comincia a vedere il mondo intorno a lei distorcersi, oscurarsi, fino all'inevitabile game over. Delle iniezioni possono rallentare il processo, ma solo la stretta di Amy può bloccarlo. Ovviamente, il level design subdolo ci costringe per tutto il gioco a separarci dalla bimba, nascondendola - ad esempio - in una stanza tramite un pertugio. Partono, a quel punto, corse sfrenate per ricongiungerci con lei, tramite i già citati enigmi ambientali. Tutto questo, mente mostriciattoli piuttosto stereotipati, seppur meno di quanto visto in titoli ben più blasonati, ci inseguono accanitamente, ma con scarsa frequenza. Non manca una sorta di pseudo-Umbrella, inviata per indagare sul misterioso fenomeno, con soldati armati di tutto punto che ci costringeranno a tesissime fasi stealth.

Perchè in Amy possiamo anche evitare il nemico, aggirarlo, distrarlo facendo squillare un telefono e così via. Poi la bambina è l'unica ad avere la torcia (e non vuole separarsene) ed è in grado di usare poteri mentali come il silenzio assoluto, che ci protegge in una ampolla insonorizzata. Unite questi elementi a puzzle ricorsivi ma gradevoli e a un level design sadico e otterrete un VERO survival horror. OK, la grafica è mediocre. Eppure, se fosse stato supportato da un buon motore grafico, sarebbero emersi i discreti modelli dei personaggi e le ottime animazioni.

E' solo per stare meglio. Davvero.

I controlli risultano poco reattivi e spesso gli ordini impartiti s' ingolfano. Fascino, atmosfera e difficoltà ci tengono sempre sulla corda. Certo, la frustrazione di molti passaggi, l'assenza di una mappa, alcuni bug grafici, non giocano a favore di Amy. La ridondanza sgraziata di tali errori potrebbe far desistere anche i più stoici. Eppure questi sviluppatori, con un budget modesto, hanno messo più idee in Amy di quante ne siano apparse negli ultimi quattro S,; spin off compresi.

Certo, Tesoro: non ti abbandonerò... MAI.

Nonostante questo, grandi portali hanno affibbiato improbabili 2 a un prodotto ricco di anima, spessore e coraggio. All'amaro prezzo di una grossa rozzezza tecnica e di una difficoltà spesso impietosa e "scorretta", abbiamo un gioco da non sottovalutare. Tramite un'ultima patch, poi, sono state corrette anche delle gigantesche sbavature riguardo controlli e checkpoint.

Insomma, non vergognatevi del livello facile. Non seguite sempre il gregge. Questa pecora nera può condurvi verso un orrore raffazzonato, ma genuinamente terrificante.

Kentucky Route Zero, Atto 3 - Un sogno strutturato a matrioska

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