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RuMicast #3 - Le intrepide avventure di Private RuMiKa con i DLC di Modern Warfare 3

RuMicast #3 - Le intrepide avventure di Private RuMiKa con i DLC di Modern Warfare 3

In RuMiCast RuMiKa vi parla di tecnologia, videogiochi e intrattenimento a modo suo: ossia da power user illuminata di luce rosa. Venerdì ero a Cartoomics ospite di Activision per giocare i nuovi DLC di Modern Warfare 3, sei mappe in esclusiva temporale su Xbox 360 (ce ne ha già parlato giopep e presto leggeremo su Outcast anche la recensione di delu).

Di solito gioco a Modern Warfare su PC, con mouse e tastiera (WASD uber alles), da sola, nella mia stanzetta, al buio, esclusivamente in campagna single player. In queste condizioni ottimali conduco la mia personale guerra contro i malvagi di turno e contro la scarsa prontezza di riflessi, sbagliando, ripetendo quattro volte le missioni, sublime interprete del fuoco amico, della granata esplosa tra i piedi, dell’attacco missilistico su ospedali, scuole e mercati. Tutte queste immani tragedie si consumano in un clima di massimo relax, anche perché dopo un po’ mi scaldo, entro nel ritmo della partita, inizio a combinare meno casini e a migliorare le mie prestazioni. Di multiplayer ne faccio poco: preferisco giocare con gli amici più cari, persone che tollerano le mie distrazioni, specialmente nelle missioni cooperative. In deathmatch, invece, sono carne da macello.

Venerdì la situazione era la seguente: io con in mano il pad dell’Xbox (non ne vedevo uno da tre anni, il mio giace con la 360 nel ripiano sotto il televisore, poveri ^^), assieme ad altri giornalisti per giocare in multiplayer, con attorno tecnici e PR (quindi persone-che-lavorano, non gente come noi che gioca tutto il giorno). Immaginate la tensione. Anzi, no. Guardatela qui, in tutta la sua drammaticità.

"Scusa, ma come si sparah?!?!” [chiedo a Paolo, collaboratore di Upperpad e ascoltatore del nostro podcast]

Sei tu il giocatore 7 che mi sta facendo il culo? No? Ma si può sapere chi è? Forse è Carletto Barone? Come chi è? Quello là in mezzo... guardalo com’è concentrato”.

Oh ma carina questa mappa, pare Taormina, aspetta che cerco di scendere in spiag...” [vengo istantaneamente uccisa da giocatore 7, respawno sotto il pergolato di non so quale deliziosa casetta, lontana dalla spiaggia, e io, Private RuMiKa in infradito e borsa di vimini, osservo a occhi sgranati l’ingiustizia del mio cadavere che giace bocconi sotto il sole nel bel mezzo del livello Piazza]

Toh, quello non si è accorto di me, ora lo seguo, prendo la mira e...” [vengo massacrata alle spalle da giocatore 1]

Uah ne ho uccisi tre di fila! Miracolo! *pugnetti* *V di vittoria*” [ogni tanto capitano questi momenti di gloria in cui riesco a concentrarmi e improvvisamente ho mira, riflessi, controllo totale della situazione, terzo occhio su mappa, armi, avversari, riesco persino a coordinare i movimenti delle dita sul pad, arrivano i nostri, ragazzi, yuppi!!]

Poi c’è il livello Black Box, con l’Air Force One distrutto su una spiaggia, pare la prima puntata di Lost, ci sono pure in costruzione le casette per gli impiegati della Dharma, esempio di straordinaria bio-archietettura integrata nel territorio, deliziose, ne vorrei una, ma devo combattere. Sono un soldato mercenario, io, una persona seria, e c’è un deathmatch in corso.

Oh che bello è arrivato un elicott...” [vengo uccisa da mitragliata di elicottero, not Penny’s boat].

Ma c’è da raccontare anche i tragici frangenti delle SpecOps, le mappe da giocare in due e in cooperativa. Sono le classiche missioni in cui chi gioca con me muore e non ne vedrà mai la fine. La prima è Black Ice, Ghiaccio Nero. Si è in motoslitta, uno guida e l’altro spara: un classico del genere. Mi metto al volante, combino disastri, sbando, stiro passanti (casualmente nemici, son punti... ), infilo rampe, mi lancio in burroni. Si muore tre volte e il mio compagno di gioco decide di prendere in mano la situazione caricandomi come passeggero. Da lì inizio a sparare agli inseguitori, me la cavo più decentemente, tanto che riusciamo ad arrivare a metà missione, entrare in un bunker e raggiungere la sala operativa . “Elena, adesso premiamo quel pulsante e poi dobbiamo correre nuovamente verso l’uscita”. Mi concentro, anche se non è proprio facile per me correre col pad dell’Xbox (intendo nel gioco, non "correre verso l'uscita di Cartoomics"). Il finale è un grande classico per Private RuMiKa: a cinque metri dall’uscita l’altro giocatore muore, io lo calpesto, non lo sollevo, non lo aiuto, non faccio proprio nulla se non sparare come una disperata contro i nemici che, mentre se la ridono, mi crivellano le budella.

Ancora più tragicomica l’esperienza in Negoziatore, anche questa mappa in cooperativa: siamo degli ostaggi, prigionieri di pazzi estremisti che ci stanno per uccidere a sangue freddo. Abbiamo i secondi contati. L’importante è muoversi velocemente e con freddezza. Io devo fare una cosa molto semplice: muovermi di soppiatto, premere X per rubare la pistola a uno dei nostri carcerieri, sparare a lui e all’altro che sta minacciando il compare. Private RuMiKa si avvicina alla pistola, la ruba, prende la mira e secca con precisione millimetrica il compagno di gioco. Videogiocare è un passatempo meraviglioso.

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