Gennaio 2010: Volano i cazzotti e si rivoluzionano le piattaforme | Old!
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Il 25 gennaio 2010, arriva sul mercato americano Divinity II, terza uscita per la serie Divinity di Larian Studios e primo episodio a manifestarsi anche su console. In Europa gira già da novembre del 2009 col titolo Divinity II: Ego Draconis, ma a novembre me lo sono perso e quindi recupero qui. Molto classico per impostazione e filosofia, Divinity II ha fra i suoi tratti distintivi la possibilità di affrontare i combattimenti sotto forma umana o di drago. Accolto in maniera favorevole da pubblico e critica, Divinity II conferma il buono stato di forma per una serie che proverà poi a espandere i suoi confini anche in ambito strategico, prima di trovare vera gloria definitiva con Divinity: Original Sin.
L'8 gennaio 2010 vede invece il lancio di Darksiders, titolo d'esordio dello studio Vigil Games, co-fondato dal fumettista Joe Madureira. Darksiders mescola sostanzialmente il gameplay spicciolo da action di mazzate con una struttura e un approccio al level design abbastanza zeldiana, quindi a base di mondo esplorabile e dungeon costruiti attorno a potenziamenti specifici, tramite cui affrontare gli enigmi di turno. Solido nel world building e competente in ogni suo ambito, ha il limite di non eccellere forse in nulla ma riscuote un buon successo, che gli garantirà un seguito e terrà viva la serie anche dopo la chiusura del publisher THQ, grazie all'acquisizione da parte di Nordic Games.
E a proposito di azione, mazzate e calci in faccia, lo stesso giorno arriva in Europa, con quasi due mesi di ritardo sull'uscita giapponese, un gioco che, al contrario, eccelle in quello che fa. Bayonetta irrompe sulla scena dei giochi di menare con la furia travolgente della sua protagonista e Hideki Kamiya crea ancora una volta un'icona del videogioco. Il successo di critica è totale, anche se il pubblico risponde in maniera non esagerata e Bayonetta diventa un gioco di culto e da salotti bene, tanto che Nintendo sceglierà di legarvisi a doppio filo e mantenerlo in vita producendone i seguiti in esclusiva per le proprie console. Ne abbiamo parlato in abbondanza.
Passano altri tre giorni e fa il suo esordio VVVVVV, capolavoro di Terry Kavanagh che rivoluziona il concetto di platform game strutturandosi su una meccanica che, in un certo senso, nega il concetto stesso di gioco di piattaforme. VVVVVV, tra l'altro, è portatore sano e convinto dell'idea di resurrezione istantanea e indolore come forza mediatrice per smussare i travasi di bile provocati da una difficoltà imperiale, idea che verrà qualche mese dopo elevata a sistema, consacrata e resa standard da Super Meat Boy. Ne ha parlato a fondo Stanlio Kubrick.
All'estremo opposto della risposta da parte di critica e pubblico rispetto a Bayonetta si trova invece Army of Two: Il 40° giorno, capitolo centrale di una trilogia non particolarmente amata dalla critica ma dal buon successo di pubblico, come dimostra il fatto stesso che si tratta di una trilogia. Chiave della faccenda è il cavalcare l'esplosione del multiplayer online su console con uno sparatutto in terza persona dal taglio zarro e dal gameplay incentrato sulla cooperativa. Per quanto goffo in molti aspetti, il gioco funziona in quel che serve e a posto così.
Altra grossa produzione che non va molto oltre la mediocrità, nonostante alcune idee azzeccate e, se lo chiedete a me, un certo velo di simpatia a ricoprirla, è Dark Void di Airtight Games, studio che include al suo interno veterani responsabili per Crimson Skies. E si vede. Dark Void recupera infatti quel gusto per un passato alternativo tutto fanfare e fanta-retrò, proponendo una storia ambientata prima della Seconda Guerra Mondiale a base di dirigibili, jetpack, alieni e altre sciccherie. A fronte di qualche idea originale, non convince in realizzazione complessiva e finisce nel dimenticatoio.
Successo indiscutibile, al contrario, per Mass Effect 2, che arriva dalle nostre parti il 28 gennaio 2010, segnando fra l'altro il passaggio della serie di Electronic Arts alla pubblicazione su tutti i formati. Il gioco si scrolla di dosso l'ansia del dover accontentare i fan storici di BioWare con abbondanza di elementi da RPG infilati a forza, abbraccia fino in fondo la sua sostanziale natura da sparatutto ibridizzato, apre le ali di una struttura narrativa a tratti sopraffina e, pur con tutte le sue asperità, ci consegna il punto alto di una fra le serie simbolo del decennio. Lo ha ricordato Davide Moretto qualche giorno fa.
Infine, il 29 gennaio 2010 arriva finalmente in Europa Tatsunoko vs. Capcom: Cross Generation of Heroes. Uscito inizialmente in sala giochi, su un hardware basato sulla tecnologia di Wii, e convertito nel 2008 sulla console Nintendo, ma per il solo mercato giapponese, il gioco giunge dalle nostre parti grazie alle richieste ansiogene dei fan e allo sforzo, da parte di Capcom, nel portare a termine una negoziazione dei diritti ai limiti dell’impossibile. La chiave della faccenda è infatti il coinvolgimento in rissa contro i personaggi Capcom dei protagonisti di varie serie animate Tatsunoko, che ovviamente appartengono, in giro per il mondo, a cani e porci. Ma alla fine il bersaglio viene centrato e il gioco ci raggiunge con perfino personaggi aggiuntivi, una modalità online e il nuovo titolo Tatsunoko vs. Capcom: Ultimate All-Stars. È un trionfo di critica e pubblico.