Ops
Dopo due mesi a base Star Wars, ci siamo levati di dosso (la puzza del)l’ultimo capitolo per la saga (non più) lucasiana e siamo pronti a ripartire con un 2020 carico di eventi. Tra l’altro, a proposito di puzza, scrivo queste righe sul treno e mi sono reso conto ora che all’ultima fermata è entrata una tanfa leggendaria dalle porte. Forse è per quello che, inconsciamente, ho voluto inserire la parentesi sulla puzza. Comunque, non divaghiamo. Questo mese facciamo una Cover Story un po’ diversa dal solito, vuoi perché non ci sembrava di avere a disposizione un tema “caldo” legato alle uscite del mese, vuoi perché, boh, ci siamo fatti prendere dall’ispirazione, suppongo. Ma ne parliamo in separata sede. Di contro, l’altro giorno ero lì che chiacchieravo di cose col Peduzzi e abbiamo avuto un momento di improvvisa consapevolezza, a base di “Ah, ma caspita, arrivano i film dello Studio Ghibli su Netflix, è una Cover Story che si scrive da sola, come abbiamo fatto a non pensarci!”. Eh. Vorrà dire che si scriverà da sola da qualche altra parte, dai.
Di contro, questo mese parleremo dei temi più disparati, come vedrete domani. A margine, continueremo a spingere coi nostri micro-podcast di recensioni e a portare avanti anche tutte le nostre altre chiacchierate. Abbiamo finito di commentare il meglio del 2019 e, non contenti, abbiamo proseguito coi nostri soliti tempi letargici e ci siamo messi a chiacchierare anche del decennio appena conclusosi. Fateci sapere cosa ne pensate e, soprattutto, insultateci per le scelte che abbiamo fatto, mi raccomando.
Febbraio è un mese strano. La macchina distributiva si sta rilanciando in tutte le direzioni, con uscite grosse che iniziano ad arrivare ma i mesi potenti ancora lontani. Non si è ancora finito di riflettere sull’anno precedente e, anzi, si continuerà a farlo ancora per un po’, fra premi Oscar, Game Developers Conference e quant’altro. Combattuti fra presente e passato, ancora più del solito perché in avvio di decennio, è tutto sommato bene immergercisi, nel passato. Non tanto per rimpiangerlo a base di nostalgia, che è cosa simpatica, gradevole ma, tutto sommato, fine a sé stessa, quanto per ricordare, analizzare, metabolizzare e reinterpretare verso il futuro, presentandosi pronti quando, inevitabilmente, la storia si ripeterà. Sono affascinatissimo da questa cosa che siamo improvvisamente negli anni Venti, un periodo che smette all’improvviso di essere lontano un secolo e si ripresenta oggi, terrorizzandoti per i tanti modi in cui sembra quasi che si rischi di tornarci, agli anni Venti. Quelli sbagliati. Ma speriamo di no, dai. Cosa sto dicendo? Dove sto andando a parare? Mi sono perso, sono in evidente stato confusionale, ho bisogno di dormire e in fondo tutto questo è perfettamente in linea con la Cover Story di febbraio. Ma ne parliamo in separata sede. L’ho già detto, no? Sì. Ne parliamo in separata sede.