Next-gen, la conquista della posizione eretta
Durante l’interregno “midgen” di PlayStation 4 Pro e Xbox One X, da una parte abbiamo visto la console di Sony ingrassare di uno strato rispetto alla versione di lancio, mentre per quanto riguarda Microsoft è stata abbandonata la formula “videoregistratore VHS”. Da simili presupposti non ci saremmo certamente aspettati la svolta nelle scelte di design di quella che, quando leggerete questo articolo, sarà ufficialmente l’attuale generazione di console.
PlayStation 5 e Xbox Series X/S divergono in tutto, tranne per l’orientamento con il quale vengono disposte dalle pubblicità. Se la posizione orizzontale è stata dominante per la scorsa generazione, con l’optional dello stand per la disposizione verticale di Playstation 4/Slim/Pro, per questa non è stato nemmeno preso in considerazione. O, meglio, non è stato preso in considerazione per Series X, mentre riguardo a PlayStation 5 sembra una di quelle opzioni fornite a margine giusto per accontentare i cacacazzi che devono necessariamente occultare la presenza di una macchina da gioco nel salotto. Macchina che, al contrario, grida per essere al centro dell’attenzione.
Non che il marketing di Sony - diversamente da quello di Nintendo - si sia sforzato troppo per contestualizzare la macchina nella casa di una persona normale, eh, esaltando semmai uno spazio asettico che non esiste nemmeno tra le pareti dei fanatici del minimalismo.
La prima cosa che abbiamo pensato davanti al design di PlayStation 5 è stato: “oddio che roba è? Adesso dove la metto?”. Detto questo, vale la pena chiedersi quanto sia discriminante, per la scelta della console, l’aspetto esterno del case. Il mercato PC vive da anni di forme eccessive, futuristiche; di case pronti a decollare per fare a pezzi l’umanità agli ordini di Skynet.
Il contesto salottiero fino ad ora è rimasto radicalizzato intorno a immagini più consuete, ma la verità è che anche questo baluardo di conservatorismo è destinato a sparire; nelle case di alcuni è già sparito. Abbiamo salotti dove troneggiano dispositivi per parlare con Alexa, l’indiscreto orecchio dei nostri desideri consumistici; abbiamo totem Dyson che purificano l’aria quasi indistinguibili da un droide di Star Wars, e aspirapolvere senza fili simili ai lanciamissili di Destiny, o addirittura automatici che rimandano alle fantasie fanciullesche di Robot Wars; e alla promessa che il domani ci avrebbe portato un cameriere robot in grado di trasportare per casa oggetti o tagliare la legna.
A questo punto possiamo far rientrare a pieno titolo PlayStation 5, con le sue forme aliene, in questo filone di Neo-Futurismo, seppure il titolo è improprio e in via di definizione, ma per adesso facciamocelo bastare e lasciamo a chi di dovere il compito di trovare una definizione più calzante. Come dite? In quanto architetto rientro tra le persone competenti in materia? Oh, cazzo!
All’altro angolo abbiamo la Series X, e anche qui i meme si sono buttati sulla forma della macchina in alcuni casi raggiungendo la realtà, vedi il frigorifero a tema.
I meme si sono scontrati con le effettive dimensioni ridotte della macchina e della sue gradevoli proporzioni; un po’ troppo alta per farla rientrare in un rettangolo aureo e uno 0, più bassa per evitare che un lato sia il doppio dell’altro. Dalla sua ha anche una superficie levigata opaca molto discreta, grossomodo uniforme, interrotta solo dall’apertura del disco e da un paio di bottoni, neri anch’essi.
Anche qui la vocazione verticale è accentuata da alcuni elementi: prima di tutto, poggia su di una basetta circolare minima che in orizzontale non avrebbe alcun senso e, dettaglio non da poco per i maniaci dell’ordine, il logo Xbox è orientato e non ha uguale lettura nell’altro senso, come a gridare che “Sì, la puoi mettere girata, però NO.”
È bello vedere come due console con due approcci al gioco così differenti si siano rivolti a scelte di design diametralmente opposte. PlayStation 5 è la cosa più lontana dalla moderazione e discrezione di Series X, a partire dalle imponenti dimensioni, dalle voluttuose ed eccessive alette bianche della scocca esterna, fino alle luci. Par che i designer la volessero addirittura più grande, ma qualcuno deve averli fatti desistere dal desiderio di trasformare la macchina nella balena bianca della storia delle console. Per capirci, è più grossa di PlayStation 3 (modello Fat), ma almeno non somiglia a un lanciamissili nucleari. Anche lei nasce per essere disposta verticalmente, ma disdegna meno la posizione orizzontale; basta armeggiare per una mezz’oretta con la basetta, capire dove agganciarla, come avvitarla, e con un solo magico gesto il totem è diventato la Stazione dell’Alta Velocità di Afragola progettata da Zaha Hadid.
Il riferimento non è casuale.
Per i meno addentro ai grandi dibattiti dell’architettura contemporanea, riassumo che a un certo punto sono andati molto di moda questi involucri dalle geometrie non euclidee realizzati processando informazioni di riferimento con programmi di progettazione parametrici (tipo Grasshopper, per capirci).
Quindi, quella forma così assurda vista dall’esterno è, a mio parere, estremamente ragionata, dal momento che con PlayStation 5 gli ingegneri si sono posti da subito l’obiettivo di risolvere la più grande carenza del modello Pro, ossia il raffreddamento. Chi ha giocato ininterrottamente ai titoli impegnativi sa come la console di scorsa generazione rullasse come un Boeing in procinto di decollare, e io stesso mi sono astenuto dal giocare titoli più esosi di fine generazione da un lato per preservare l’integrità della macchina, dall’altro per giocarli con più tranquillità sulla quinta iterazione.
Circa un mese fa girava un video di puro porno hardware dove un ingegnere Sony smontava pezzo pezzo la console mettendone a nudo la disposizione della componentistica, evidenziando il calibro importante della ventola e la quantità importante di dissipatori, confermando i miei sospetti sulle ragioni dietro la forma.
In ultimo ci sarebbero anche da spendere due parole sulle “sorelle minori”.
Questa è la prima generazione che, sin dal lancio, presenta due versioni diverse di ciascuna macchina con uno scarto, mi verrebbe da dire, irrisorio sul prezzo. La PlayStation 5 digitale è in tutto e per tutto uguale a quella munita di lettore, se non fosse che senza il rigonfiamento appare simmetrica sulle due facce.
La Series S, di contro, ha una disposizione della componentistica interna completamente diversa rispetto alla X, che si traduce in un design - di nuovo - a vocazione orizzontale, nonostante le immagini pubblicitarie continuino a presentarcela in verticale per avere meno problemi di composizione dell’immagine (la dura verità). Avrei preferito un cubo di dimensioni più compatte, a questo punto, magari bianco. Probabilmente sarebbe stato più accattivante, ma questo lo lascio decidere a chi sa parlare bene di hardware.
Al di là delle menate tecniche (il pubblico di massa non sceglie una console in base alla disposizione verticale o orizzontale della ventola), i prodotti sono finalmente di nuovo divergenti dal punto di visto semantico, parlano due lingue diverse.
La Series X è una macchina “quadrata”, confortante, proletaria, stabile già dalla prima occhiata; una forma, la sua, che urla “niente cazzate” e che un po’ simbolizza la voglia di rivalsa dopo il travagliato percorso della scorsa generazione. È il modo di Microsoft per dirci che ha messo la testa a posto e desidera proporre all’utente esattamente quello che si aspetta, nel migliore modo possibile.
Series X è una console razionalista, che indica ancora una forte dipendenza della cultura occidentale dalle forme canonizzate dal movimento moderno intorno agli anni Venti del secolo scorso; una forma pura alla quale l’utente non ha bisogno di doversi abituare perché già registrata e assimilata. Anche qui si potrebbe discutere sulla coincidenza tra oggetto reale e concetto di scatola come contenitore di cose, in questo caso giochi e servizi.
PlayStation 5, dal canto suo, è fermamente puntata al futuro, vuole venderti il sogno di un domani dove forme del genere sono “ordinarie” e forse, proprio per il suo essere aliena ha suscitato in un primo momento reazioni molto polarizzate. A un certo punto il mondo delle forme ha smesso di progredire fermandosi in quello che è il nostro eterno presente, noioso e rassicurante, mentre la macchina di Sony è tutto fuorché rassicurante.
La Series X è come il pinnacolo della Torre Velasca, un riuso di forme antiche come involucro di una macchina contemporanea.
PlayStation 5 è il sogno di un designer giapponese che alla mattina si veglia nella sua stanzetta monolocale e che dall’unica finestra che illumina il cuscino, affacciandosi, vede lo skyline di Tokyo e su quello sogna.