Not a Hero - Una volta qui era tutta campagna elettorale
La scorsa settimana, in Inghilterra, ci sono state le elezioni politiche. Siccome Not a Hero si snoda intorno alla scalata al successo elettorale di BunnyLord, un coniglio viola antropomorfo gigante, il nuovo gioco di Roll7 (quelli di OlliOlli e seguito) sarebbe dovuto uscire proprio il giorno delle elezioni, ma alla fine è stato rimandato di una settimana. La scusa ufficiale è stata “volevamo proporvi un gioco che andasse a 60fps”, ma più probabilmente non volevano finire vittime dei politicanti con poco senso dell’umorismo. Ad ogni modo, l’inside joke dello studio inglese è riuscito comunque alla grande: a quanto pare, le elezioni (vere, ma soprattutto nel gioco) sono state vinte dalle forze del male, e porteranno il mondo sull’orlo della distruzione nei prossimi anni. Per rimediare a cotante morte e distruzione future, quindi, BunnyLord si è spedito indietro nel tempo e, come ogni guida spirituale/politica che si rispetti, ha subito cercato adepti per cominciare la campagna elettorale e prevenire il disastro. E quale modo migliore per prevenire morte e distruzione che causare morte e distruzione? D’altronde, la pace si raggiunge con una maggiore potenza di fuoco, e Dio solo sa quanto agli elettori piaccia la pace, almeno come promessa elettorale. Non a caso, Not a Hero è uno sparatutto a scorrimento che, per non sembrare troppo classico (non che ci provi, s’intende) aggiunge il gradito twist delle coperture, grazie alle 2 dimensioni e ¼ messe in scena dal nuovo motore grafico di Roll7.
Proprio come in una vera campagna elettorale, in Not a Hero si procede a tappe: ventuno giorni (ovvero ventuno livelli, più tre extra) in cui, partendo dal basso e soprattutto dai bassifondi, saremo chiamati a ripulire le strade da malviventi, spacciatori e mafiosi assortiti (ma anche poliziotti più o meno corrotti, non sottilizziamo troppo), garantendo la felicità a marchio BunnyLord agli elettori e spianando così la strada a una schiacciante vittoria all'election day. Come a dire che il futuro radioso si costruisce giorno per giorno, con gesti semplici come svuotare un caricatore o accudire un gatto esplosivo.
Il setting è dunque prevalentemente urbano-decadente, con palazzoni ricchi di porte da calciare e vetrate da infrangere per un’entrata a effetto, ma nonostante la ricorsività degli elementi, Not a Hero non scade mai nella ripetitività o tantomeno nella noia, anzi. Grazie alla trovata delle coperture e a un ritmo serratissimo, sforacchiare i malviventi di questa Londra sotto acidi è sempre adrenalinico e, in parole semplici, una vera ficata. Anche perché, un po’ come succedeva nei due OlliOlli, oltre all’obiettivo principale di turno (che una volta conseguito vi permetterà di passare al livello successivo) ci saranno tre obiettivi extra che, se completati, faranno guadagnare un po’ di consensi in più al nostro coniglione: si va dai classici senza tempo come “uccidi tot sgherri senza essere colpito” e “finisci il livello in tot secondi”, fino a delle vere e proprie trovate per compiacere l’elettorato, come “salva tutti gli ostaggi” e “trova tutti i gerbilli” (?).
La “fregatura” è che qui, a differenza di quanto avviene in OlliOlli, per completare un livello al 100% serve una run perfetta dall’inizio alla fine. Non basta raggiungere un obiettivo per smarcarlo dalla lista e concentrarsi su quello successivo, ma è necessario “eseguire” tutto il livello come fosse la coreografia di un film di John Woo (giustamente), il che sprona sempre a cercare un nuovo approccio o una nuova via per farsi strada tra i proiettili studiando ogni caratteristica ambientale, memorizzando le posizioni dei cattivi e, magari, arrivandoci con il personaggio più giusto per ogni situazione.
Già, perché con l’impennarsi dell’indice di gradimento, il fan club di BunnyLord acquista sempre nuovi membri pronti a perorare a suon di proiettili la causa del coniglio. A dimostrazione del fatto che il nostro candidato ha i giusti mezzi di persuasione, i nove personaggi che andremo a controllare nel corso del gioco riempiono praticamente tutto lo spettro demografico, spaziando dall’armadio coi capelli afro alla biondina slanciata, senza dimenticare killer professionisti e schizzati di varia natura. Al di là della squisita caratterizzazione che li accompagna (con tanto di frasette registrate nei più disparati e bizzarri accenti anglofoni), anche a livello di gameplay la selezione di non-eroi dà le sue belle soddisfazioni, dal momento che ogni personaggio presenta caratteristiche diverse dagli altri, lasciando il giusto spazio all’approccio del giocatore e mantenendo sempre un buon equilibrio tra aspetti positivi e negativi. Per intenderci: un personaggio ha il fucile a canne mozze, potentissimo e infallibile, ma dopo soli due colpi deve ricaricare (a proposito: le munizioni sono infinite, ma quando il caricatore tocca lo zero bisogna cambiarlo); un altro può sparare e ricaricare mentre corre, perdendo in precisione. Un altro ancora sopperisce a una pistola mediamente efficace con un devastante martello, perdendo però la possibilità di sfruttare le diverse armi secondarie sparse per i livelli… insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti e durante la scalata al 10 di Downing Street troverete sicuramente il vostro sgherro preferito.
Dunque, come dicevo, scegliere un personaggio piuttosto che un altro può cambiare sensibilmente l’approccio al livello e ai suoi obiettivi, ma col senno di poi diventa piuttosto evidente che, col sistema di progressione pensato da Roll7, alcuni personaggi risultino inevitabilmente più adatti di altri per raggiungere i quattro obiettivi in un colpo solo e toccare il fatidico 100% in tutti i livelli. Il che, tra l’altro, si sposa bene con il fatto che Not a Hero, senza incarognirsi troppo a voler fare tutto alla prima, dura intorno alle sei ore, forse anche qualcosa di meno: una volta arrivati al ventunesimo giorno, nonostante il numero folle di tentativi andati male e l’infamia crescente degli ultimi scampoli di gioco, rimane la voglia di svuotare i caricatori e si sente fortissimo il bisogno di un altro quartiere da ripulire, che purtroppo non c’è. Ma, per l’appunto, ritornare indietro e cercare di conquistare il bottino pieno con altri personaggi e sfruttando altre strategie è davvero un attimo, gasa come la prima volta e, anzi, aggiunge tasso di sfida a un gioco bello tosto e appagante già di suo.
Senza contare poi che i briefing che precedono e seguono una missione sono generati in maniera procedurale (e sì, è la prima volta che qualcosa di procedurale è effettivamente divertente), quindi ogni volta che assisteremo a un discorso di quel trombone stonato di BunnyLord, ci verrà detto qualcosa di nuovo e altrettanto stupido. A prescindere dal capo comico, comunque, Not a Hero è delizioso in tutti i suoi aspetti. Dalla già citata caratterizzazione dei personaggi, che spesso e volentieri strizza l’occhio al cinema di genere, agli scorci isometrici dei livelli, chiarissimi pur sfruttando volutamente una palette cromatica risicatissima e anche lei piuttosto “violenta”, fino ad arrivare a una colonna sonora chiptune pazzesca, in grado di alleggerire anche la gravità delle morti più stupide e reiterate (se avete giocato a OlliOlli vi sentirete spesso a casa).
Insomma, Not a Hero è un gioco fantastico: un piccolo gioiello di tecnica, pieno di trovate in grado di cambiare prospettiva a dei livelli già belli gustosi e, soprattutto, divertente in ogni suo aspetto. Ve l’ho detto che BunnyLord aveva gli argomenti giusti per convincervi.
Ho giocato a Not a Hero grazie a un codice Steam fornito (al Maderna) dagli sviluppatori. A quanto pare Not a Hero uscirà anche su PlayStation 4 e su PS Vita, ma non ci è dato sapere quando. Per altro, secondo me su Vita devono inventarsi qualcosa per spostare l’interfaccia, altrimenti diventa tutto poco leggibile. Ad ogni modo, sono arrivato alla fine dell’ultimo livello in sette ore (secondo Steam), perché sono uno di quelli a cui piacerebbe un sacco trestellare tutto alla prima, ma siccome tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il”, più che altro ci son stati un sacco di tentativi andati a vuoto. Comunque ora ho raggiunto otto ore e spicci, perché nel frattempo ho recuperato qualche obiettivo qua e là, e non escludo di tornarci, ché i personaggi e tutto il resto sono davvero una crema. E poi, vi dico la verità, sono arrivato alla fine, dopo sette ore, e avrei voluto davvero passarne altre tre o quattro (o cinque) su nuovi livelli… la cosa m’ha lasciato un po’ così. Non si fa, cattivi. Comunque, Not a Hero è proprio figo. Giocatelo.