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Old! #11 – Aprile 1993

Old! #11 – Aprile 1993

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Il 3 aprile 1993, il mercato dei videogiochi accoglie il primo episodio della saga di Breath of Fire. Prodotto e sviluppato per Super Nintendo da Capcom (con un giovane Keiji Inafune nello staff!), ma distribuito poi in occidente in collaborazione con Square Enix, Breath of Fire rappresenta il primo, se vogliamo tardivo, esperimento della casa di Ghosts 'n Goblins e Street Fighter nel campo dei giochi di ruolo. Accolto più che discretamente, pur senza che nessuno si strappi i capelli, da stampa e pubblico, il gioco, oltre a godere quasi dieci anni dopo di un remake su Game Boy Advance, andrà a generare un seguito sempre su SuperNES, altri due capitoli sulla prima PlayStation (il secondo dei quali arrivato anche su PC) e un'ultima uscita, risalente ormai a undici anni fa, in formato PlayStation 2.

Quattro giorni dopo, Demi Moore sfrucuglia nelle mutande di Woody Harrelson in Proposta indecente, ma il vero evento del mese si verifica il 19 aprile, quando il Mega CD arriva in Europa. Sviluppata in gran segreto come risposta al PC Engine CD, l'espansione su supporto ottico firmata Sega si rivelerà – come tante altre periferiche di quel periodo e nonostante un potenziale più che discreto – un bel fallimento, finendo per ospitare pochi giochi di reale spessore (ricordo Sonic CD, uno fra i miei episodi preferiti nella saga del porcospino blu), tanta monnezza e alcune frizzanti curiosità, tipo i film interattivi residuati bellici del decennio precedente (la cui storia è raccontata con gran dettaglio e gusto nel libro Generation Xbox: How Video Games Invaded Hollywood, di cui vi ho parlato l'anno scorso nella rubrica Librodrome). Fra i meriti del costoso aggeggio per Megadrive, segnalo l'aver ospitato l'unica versione occidentale di Snatcher, mitica avventura firmata Hideo Kojima.

In quel periodo Sega ci teneva a lanciarsi in progetti innovativi e ne annunciò uno proprio il 22 aprile del 1993. Si trattava di Sega Channel, canale televisivo via cavo americano pensato per trasmettere contenuti al Megadrive tramite apposita connessione: giochi, notizie, anteprime... una pacchia, almeno in teoria. Il servizio si rese in realtà disponibile solo a fine 1994, per rimanere poi in funzione fino all'estate del 1998: a quel punto, le console a 16 bit erano sostanzialmente defunte e, comunque, stava iniziando a manifestarsi una certa cosa chiamata internet.

Il 23 aprile, invece, arriva nei negozi Duck Tales 2 per NES, seguito di uno fra i giochi più amati in occidente per la console a otto bit Nintendo e altro gioco di buona qualità, purtroppo manifestatosi quando ormai l'era della console era bella che finita. Cinque giorni dopo, però, arriva sul mercato un bel pezzo da novanta. E no, non mi riferisco al puzzle game Yoshi's Cookie. Il 28 aprile 1993 si manifesta infatti sul mercato The 7th Guest, uno dei primi videogiochi per computer pubblicati esclusivamente su CD-Rom e, a conti fatti, dall'alto dei suoi due milioni abbondanti di copie vendute, fra i principali responsabili per l'adozione del formato da parte del grande pubblico di videogiocatori. Quasi interamente basato – e per questo spesso criticato dagli avventurieri "DOC" – sulla risoluzione di puzzle enigmistici, più che su enigmi "tradizionali" e combinazione di oggetti, The 7th Guest intasava il supporto argenteo con tonnellate di spettacolare grafica pre-renderizzata e attori digitalizzati a raccontare la storia. Tre anni dopo arriverà l'inevitabile seguito, The 11th Hour, mentre nel 2010 l'abbiamo visto apparire su device iOS, circondato da chiacchiere sulla possibilità che venga messo in sviluppo un terzo episodio.

Per quanto riguarda il mondo reale, oggi ho preferito parlarne poco, perché, di fatto, nell'aprile del 1993 sono successe praticamente solo cose brutte e, insomma, poi viene la depressione. Per dirne una, il mese si chiude con Monica Seles pugnalata da un tifoso di Steffi Graf nel bel mezzo di un quarto di finale ad Amburgo. Ve lo ricordate? Che ansia.

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