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Old! #57 – Aprile 1974

Old! #57 – Aprile 1974

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Pong non è certamente il primo videogioco della storia, ma solo uno dei primi ad approdare nelle sale giochi. È, però, il primo vero e clamoroso successo mainstream nella storia dei videogiochi, talmente devastante da poter essere considerato il primo motore per la nascita dell'intero settore, oltre che ovviamente di Atari. Le cronache narrano che dopo la sua pubblicazione, vista la popolarità, diverse aziende iniziarono a produrre cloni su cloni, invadendo il pianeta di "simulatori di tennis". Da lì alla nascita di varianti il passo è breve (si parla di qualcosa come oltre centomila esemplari, fra Pong e cloni, dei quali appena diecimila provenienti dalle fabbriche Atari), così come la necessità, da parte dell'azienda di Nolan Bushnell, di trovare nuove idee e soluzioni per combattere questa inedita e agguerrita concorrenza. E il resto, insomma, è storia.

Di quella storia fa parte anche il "litigio" legale fra Atari e Magnavox. Ad aprile del 1974, infatti, l'azienda titolare del Magnavox Odyssey di Ralph Baer porta in tribunale Atari, Bally Midway, Allied Leisure e Chicago Dynamics, sostenendo che Atari avrebbe infranto i brevetti di Baer nella creazione di un ping-pong virtuale, "rubando" un design risalente addirittura al 1966. Un piccato Nolan Bushnell, successivamente, ammetterà di aver effettivamente visto in azione il Magnavox Odyssey e aver pensato che non fosse un gran che.

Fatto sta che Bushnell, pur convinto di poter vincere la causa, non si sente in grado di affrontare le spese legali e, circa due anni dopo l'avvio delle procedure, decide di patteggiare con Magnavox. L'accordo di licenza vale 0,7 milioni di dollari, oltre al fatto che Magnavox, successivamente impegnata a tartassare legalmente tutte le altre aziende “responsabili” di aver creato cloni di Pong, si assicura i diritti su tutti i prodotti che verranno sviluppati da Atari nell'anno successivo. Nolan Bushnell, comunque, riesce a uscirne sventolando il dito medio: i prodotti in lavorazione presso Atari vengono rinviati di un anno e Magnavox si attacca.

Archeologia.

Ma ad aprile del 1974 Atari non è impegnata solo a farsi trascinare in tribunale da Magnavox e si concede anzi di pubblicare Qwak!, una specie di simulatore della caccia all'anatra, ovviamente munito di pistola ottica allegata al cabinato. La tecnologia dell'epoca è quella che è e infatti, per dare atmosfera allo scenario in cui si svolge la caccia, vengono applicate allo schermo riproduzioni di erba e alberi. Altrettanto semplice il gameplay, con un papero alla volta che si manifesta su schermo e tre colpi per abbatterlo. In caso ci si riesca, spunta il cane da caccia che va a recuperare la preda. Ricorda niente? Eh, sì, l'oggi ben più popolare Duck Hunt di Nintendo, pubblicato dieci anni dopo, è a conti fatti un clone di Qwak!, chiaramente con diverse aggiunte e migliorie.

Il bello è che la storia di Qwak! non finisce qui e va anzi avanti in maniera paradossale: nel 1982 Atari sviluppa un gioco nuovamente dedicato alle papere e intitolato Qwak, ma in cui si passa dall'altro lato della barricata e bisogna aiutare mamma papera e le sue tre paperelle ad arrivare a casa salvando le penne. Quanta dolcezza! Il tutto è strutturato sotto forma di puzzle che il giocatore deve risolvere per liberare la strada alle creature e il prototipo si basa sulla tecnologia touch screen, che però viene male accolta nelle fasi di testing, lasciando quindi spazio a un più tradizionale joystick. Ah, Atari, sempre troppo avanti rispetto ai suoi tempi!

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