Old! #56 – Marzo 2004
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Marzo del 2004 è un mese... come dire... impegnativo. Quindi rimbocchiamoci le maniche e vediamo di procedere. Il 2 marzo, tanto per cominciare, ha inizio la nuova vita di Ninja Gaiden, spuntato con l'aria di chi ne sa su Xbox dopo appena cinque anni di sviluppo e pronto a schiaffeggiare la concorrenza in termini di giochi d'azione (nonostante, a conti fatti, il primo episodio non è che faccia sfracelli al botteghino). Da qui nasce una saga che procede imperterrita ancora oggi, fra seguiti, remake e riedizioni, pur incontrando polemiche infinite per quanto riguarda gli episodi più recenti.
Del Ninja Gaiden fidiputt che tutti ricordano su NES, qui, rimane poco, mentre volendo, tutto sommato, sforzandosi parecchio, ci si potrebbe vedere una versione aggiornata ai tempi nostri del Ninja Gaiden da sala, o comunque dei picchiaduro a scorrimento arcade di una volta. Ma il punto è che questa nuova stirpe del guerriero Tecmo, firmata dal Team Ninja e, soprattutto, da quel Tomonobu Itagaki che non si capisce cosa stia combinando con il suo nuovo Devil's Third, s'inserisce nel solco dei God of War e Devil May Cry, proponendosi come l'esponente più tecnico e infame del genere. E in effetti, in questo, nella difficoltà bastarda, l'omaggio all'originale c'è.
Verso metà mese è il momento degli sparatutto online. Il 18 marzo si manifesta sul pianeta PC Unreal Tournament 2004, ultimo episodio della saga a non godere di un'incarnazione console. Il gioco è talmente un aggiornamento della versione precedente da includere uno speciale modulo tramite il quale, dimostrando di possedere una copia di Unreal Tournament 2003, è possibile ottenere un rimborso di dieci dollari. Sarebbe ora che EA Sports e 2K Sports seguissero l'esempio, che dite? Le novità, comunque, non mancano e fra quelle di peso spiccano soprattutto l'inclusione dei veicoli e la nascita della modalità Onslaught, oltre a un supporto potenziato alla comunità dei modder.
Il giorno dopo tocca a Battlefield: Vietnam, secondo episodio della serie all'epoca ancora ben lontana dal proporsi come grande antagonista più o meno annuale per Call of Duty. Il gioco ripropone bene o male le meccaniche da sparatutto multiplayer di Battlefield 1942, ma sposta l'ambientazione, come da titolo, in Vietnam, durante una certa qual guerra, proponendo numerosi omaggi ai più famosi film girati sull'argomento, con tanto di inevitabili valchirie a cavallo. Fra le caratteristiche più innovative si segnala la natura "asimmetrica" delle due fazioni, profondamente diverse nella misura in cui gli americani fanno sfruttamento intensivo di veicoli pesanti e i vietnamiti puntano soprattutto sulla fanteria.
Il 23 marzo, con quasi due anni di ritardo rispetto all'edizione giapponese, si manifesta sulle PlayStation 2 occidentali Final Fantasy XI, primo esperimento di Square Enix nel campo degli MMO, che, a conti fatti, pur con tutte le critiche ricevute, si rivelerà essere uno fra i concorrenti più longevi di World of Warcraft. Almeno credo. Non è esattamente il mio campo, diciamo. Comunque, il caro Final Fantasy XI può vantarsi di essere il primo MMO cross-platform della storia, nonché il primo esponente del genere ad apparire su Xbox 360, anche se ben due anni dopo. E fra l'altro sarà anche uno dei primi giochi per Xbox 360 a richiedere un abbonamento aggiuntivo oltre a quello di Xbox Live Gold. Nota di colore: a giugno 2012 è stato annunciato che Final Fantasy XI è l'episodio della serie che ha fruttato più soldi a Square Enix.
Tre giorni dopo si manifesta un altro primo capitolo di saga oggi ancora in vita e in piena salute, pure lei carica di seguiti, riedizioni e financo spin-off: Far Cry. Si tratta, fra l'altro, del titolo d'esordio per Crytek, sviluppatore tedesco fondato nel 1999 e subito fattosi notare nelle varie fiere di settore mettendo in mostra una perizia tecnologica che levati. Con il primo Far Cry fa il suo esordio anche la versione iniziale del CryEngine, motore che nelle sue varie uscite andrà a far da base per la serie di Crysis, per tutti i giochi Crytek e anche per sempre più altre produzioni che vi si poggiano sopra in licenza. Far Cry, comunque, condensa tutte le caratteristiche fondanti delle produzioni Crytek anche successive: tecnologia talmente fuori scala da mangiarsi tutto il resto e convincere i superficialotti che non ci sia sotto altro, grande attenzione alla creazione di spazi ampi, seducenti e all'insegna del gameplay emergente, passione smisurata per gli ambienti "naturalistici" e tendenza a svalangare nel pacchiano nell'atto finale. I capitoli successivi saranno affidati ad altri studi, con Crytek impegnata appunto su Crysis.
Il 26 marzo 2004 esce in Europa Metal Gear Solid: The Twin Snakes, remake del Metal Gear Solid originale realizzato da Silicon Knights per Nintendo GameCube. L'amata/odiata riedizione mette le mani sul gioco PlayStation e prova a dargli nuova vita con un impianto grafico tirato a lucido, delle meccaniche prelevate da Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty e tutta una serie di nuove cutscene scritte e dirette dal regista Ryuhei Kitamura, uno talmente tamarro da far sembrare lo stile di Hideo Kohima sobrio e posato.
Il dramma sta nel fatto che inizialmente Kitamura s'era messo a copiare le cutscene originali, ma poi Kojima stesso gli ha suggerito di metterci la sua impronta. E insomma, ne viene fuori un gioco che, come detto, raccoglie pareri contrastanti, ma di fondo ha comunque il pregio di proporre una pietra miliare in una forma comunque oggi più accessibile, sia sul piano estetico che su quello dei controlli. A me, comunque, non piace. Ecco, l'ho detto.
Chiudiamo con una rassegna sui premi assegnati al mondo dei videogiochi nel mese di marzo del 2004. Il 4 marzo, la Academy of Interactive Arts & Sciences, nel contesto degli Annual Interactive Achievement Awards (oggi noti come DICE Awards), inserisce Yu Suzuki nella sua Hall of Fame ed elegge gioco dell'anno Call of Duty. Fra gli altri, Crimson Skies: High Road to Revenge e Prince of Persia: Le sabbie del tempo vincono entrambi sia come miglior gioco d'azione che come miglior gioco d'avventura, Final Fantasy Tactics trionfa fra i portatili, EverQuest: Lost Dungeons of Norrath vince in zona multiplayer, Need for Speed: Underground si becca il premio di miglior gioco di guida, Star Wars: Knights of the Old Republic vince fra i GdR, The Sims: Superstar e Command & Conquer: Generals in campo strategia, Madden NFL 2004 fra gli sportivi e Soulcalibur II fra i picchiaduro. Inoltre, Prince of Persia: Le sabbie del tempo e The Legend of Zelda: The Wind Waker si beccano rispettivamente i premi aggiuntivi per animazioni e direzione artistica.
Inoltre, a fine mese arrivano anche i Game Developers Choice Awards dalla GDC (anche i premi dell'Independent Games Festival, ma quelli non li menziono perché i giochi indie del 2003 chi se li ricorda, dai). Il gioco dell'anno è Star Wars: Knights of the Old Republic e il miglior debutto va a Infinity Ward per Call of Duty (che si becca anche il premio di miglior audio). Per il game design viene premiato Prince of Persia: Le sabbie del tempo, per l'arte visiva The Legend of Zelda: The Wind Waker, per la scrittura Star Wars: Knights of the Old Republic, per l'innovazione EyeToy: Play, Viewtiful Joe e WarioWare, Inc.: Mega Microgame$!, per la programmazione di nuovo Prince of Persia: Le sabbie del tempo e come miglior personaggio viene premiato HK-47 di Star Wars: Knights of the Old Republic. Inoltre, il premio alla carriera lo vince Mark Cerny, il Pioneer Award va a Masaya Matsuura (I gotta believe!) e l'Ambassador Award va alla coppia BioWare Ray Muzyka/Greg Zeschuk.
E anche per questa settimana è tutto, pant, puff. Ciao e grazie!