Racconti dall’ospizio #24 - 3D Gunstar Heroes invecchia come il vino
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
Essendo, ahimè, un videogiocatore anziano, tendo spesso a cominciare le mie recensioni con degli aneddoti storici. Nonostante la mia buona volontà nel cercare di cambiare un po' formula ed essere vagamente più originale, anche in questa occasione non potrò farne a meno, dovendo parlare della riedizione di un gioco che per diversi motivi acquistai ai tempi della sua prima uscita su Sega Mega Drive.
Era il 1993. Come ancora oggi, oltre alla passione per i videogiochi, nutrivo un grande amore per gli anime: i cartoni animati giapponesi, volgarmente parlando. In quel periodo ero innamoratissimo di uno in particolare, conosciuto in Italia con il titolo: Il mistero della pietra azzurra. Cosa c'entra questo con Gunstar Heroes, vi chiederete voi. Centra, poiché l'allora neonata Treasure, sviluppatrice del gioco, aveva infarcito questo titolo di riferimenti e omaggi a quella serie (ma non solo) da me adorata. Quindi, come ogni buon appassionato che si rispetti, mi procurai il gioco per Mega Drive quasi esclusivamente per questo motivo. Fortunatamente si trattava anche di uno sparatutto monumentale, e questo di sicuro non poteva che essere un ulteriore incentivo a farlo entrare senza remore nella mia scarna ludoteca per il 16 bit Sega.
All'epoca, in materia di "effetti speciali", il Super Nintendo la faceva da padrone con il suo Mode 7, ma il gioco Treasure sfoggiava una quantità inusitata di effetti di rotazione applicati ai nemici, da non sfigurare affatto con i titoli più elaborati per l'ammiraglia Nintendo. Definirlo banalmente uno shoot'em up non rende giustizia all'orgia grafica e di gameplay che lo studio giapponese riuscì a realizzare su Mega Drive, e oggi, a distanza di ventidue anni, Gunstar Heroes ancora diverte e riesce a comunicare la grandiosità che all'epoca era in grado di rappresentare.
Poco da dire sulla trama trascurabile che fa da sfondo all'avventura, che di certo non è un elemento di peso, soprattutto quando il gameplay alla base del gioco ha così tanto da dire. Red e Blue sono i buoni, la bella è stata rapita, c'è un'organizzazione criminale che vuole conquistare il mondo... bla bla bla. A chi interessa questa roba? Parliamo di idee vere, di giocabilità, di frenesia e varietà di cui questo gioco trasuda ancora oggi dopo tanto tempo.
In Gunstar Heroes principalmente si spara addosso ai nemici, dirigendo il nostro fuoco nelle classiche otto direzioni. Le armi possono essere diverse: laser, lanciafiamme o anche proiettili a ricerca. Collezionando vari bonus ottenuti sconfiggendo i nostri nemici, possiamo cambiare genere di fuoco, o anche semplicemente potenziare quello che già abbiamo. Qui, però, entra in gioco il genio: possiamo combinare le varie armi generando diversi effetti, e questo può fare la differenza tra il trovarsi in una situazione difficile e passare il livello con estrema semplicità. Il secondo metodo offensivo a nostra disposizione è quello di menare fisicamente i nostri nemici a calci o scaraventarli via quando li abbiamo letteralmente addosso. Questo succederà spesso, ed è sicuramente utile per toglierci d'impiccio nelle situazioni più caotiche.
Ma in Gunstar Heroes non si spara e basta. La componente platform fa la sua parte, e la fa bene, considerando che, oltre a saltare, i nostri protagonisti sono in grado di appendersi e spostarsi aggrappati alle piattaforme, e naturalmente non si tratta solo di coreografia. Questo risulta vero soprattutto negli scontri con i boss (alcuni davvero enormi), quando spesso la strategia di passare sotto o sopra di loro, pur non indispensabile, di sicuro ripaga. Ciliegina sulla torta sono le fasi a scrolling automatico, dove a bordo di una copia mignon del Gratan (mezzo di trasporto tratto appunto dalla serie animata a cui ho accennato prima), i nostri spostamenti avverranno senza sosta su muri e soffitti, in epici inseguimenti di alta scuola!
Insomma, Gunstar Heroes torna dal passato, e dopo ventidue lunghi anni ancora sa dire la sua grazie a un gameplay frenetico, divertente e soprattutto vario. Come sempre il 3D non aggiunge molto all'esperienza, se non un apprezzabile effetto di profondità, che comunque non guasta, ma il fulcro del tutto resta la perizia con cui Treasure aveva saputo confezionare questo piccolo (appunto) tesoro che, a distanza di tanto tempo, riesce ad essere ancora perfettamente giocabile e godibile. Una piccola pietra miliare che vale indubbiamente la pena di scoprire, o riscoprire.