Ni No Kuni II si impigrisce a primavera
Il primo Ni No Kuni, più di ogni altra cosa nella storia dei videogiochi, poteva essere etichettato come “anime interattivo”. L'apporto dello Studio Ghibli è stato fondamentale, non solo perché le sequenze d'intermezzo più importanti erano spezzoni animati con la loro encomiabile abilità, anche perché l'intero lato artistico e visivo dell'opera era realizzato (o almeno supervisionato) dallo studio stesso. Level 5, lo sviluppatore del gioco, aveva fatto tutto il resto, portando la sua esperienza in campo di JRPG di stampo superclassico. E infatti era una roba bellissima da vedere: un cartone animato giapponese si muoveva davanti ai nostri occhi. C'era qualche legnosità, qualche elemento fin troppo classico che era stato etichettato come vecchiume e una trama sicuramente piuttosto semplice, come sempre più spesso sta capitando nel settore dei JRPG (se escludiamo titoli di nicchia o mosche bianche come Persona 5). Ma ci si passava sopra per l'esperienza che offriva, divertendo e stupendo.
Era il 2010 in Giappone, su 3DS, poi è toccato a PlayStation 3, in eslcusiva, nel 2011 sempre nella Terra del Sol Levante e nel 2013 nel resto del mondo (quando si dice “adattare i giochi con molta calma”). Sembra ieri, ma io ve lo dico, preparatevi, Ni No Kuni ha otto anni sulle spalle, più o meno (e comunque cinque se vogliamo contare solo la release nostrana). Ma non voglio farvi venire il magone col tempo che corre come un maledetto, più per dire quanto i Giapponesi ancora se la prendano comoda coi sequel delle loro saghe: ancora non riescono a entrare in quel macchinario produttivo con le uscite ogni anno-due, almeno non tutti. Ecco perché abbiamo dovuto aspettare questo 2018 per Ni No Kuni II: Il destino di un regno, e fra l'altro non ci è nemmeno andata benissimo. Vediamo perché.
Ni No Kuni II racconta sempre dell'incontro fra due mondi, quello “reale” e quello dove si svolge il gioco (Ni no Kuni, “seconda nazione”). Questa volta non sarà protagonista il ragazzino Oliver ma un adulto, presidente di una non dichiarata nazione, che sopravvive a un attentato e viene trascinato (e ringiovanito) da un portale nel regno di Gatmandù. Il suo nome è Roland e conoscerà ben presto il giovane principe Evan, erede al trono.
Gatmandù, però, subisce un colpo di stato nel preciso momento in cui Roland arriva e subito tra i due nasce un'alleanza, ben presto amicizia. Ratoleon, sovrano dei ratti, potrebbe nascondere qualcosa dietro a un banale colpo di stato, forse qualcuno lo sta aiutando. Roland, però, non perde tempo e spiega a Evan che nulla è perduto. Anche nel mondo reale, succede che qualcuno voglia impossessarsi di un regno e che rimboccandosi le maniche insieme potrebbero creare un regno nuovo dove Evan potrà governare, mentre Roland cercherà di tornare nel suo mondo natale. La premessa è semplice e spiace dire che si evolve poco durante tutto il gioco. Ai due protagonisti si uniranno altri personaggi, durante la ricerca del posto perfetto per fondare il nuovo regno, che prenderà il nome di Eostaria.
Per gran parte del gioco, quindi, sono tre le cose da fare: la prima ci vedrà impegnati ad espandere e migliorare il nostro regno. Qui Ni No Kuni II diventa un gestionale semplificato, dove ci basta avere il numero di soldi richiesto, assieme alla giusta dose di prestigio, per costruire tutto quello che serve. Più una questione di tempo che di vera abilità. Interessante il modo in cui però si porta avanti il regno, che cresce in base a quante persone aiutiamo in giro per il mondo completando missioni secondarie. Queste, come ringraziamento, si offrono di andare nel nostro regno ed eseguire le mansioni più disparate. Aiutiamo un pescatore? Si trasferirà da noi per procacciare pesce e potremo, per esempio, metterlo anche in cucina. Una guardia reale invece sarà ben lieta di guidare il nostro esercito.
Esercito che potremo usare nelle Battaglie Campali. Sparse per il mondo, ampliano il nostro predominio e accrescono il valore del nostro regno. Anche queste sono molto semplici, vedono Evan muoversi attorniato da quattro piccole fazioni che possiamo decidere prima di partire per la battaglia. Ci sono arcieri, condottieri, scudieri, maghi... mentre ci spostiamo, possiamo ruotare i quattro gruppi mettendo davanti quello più consono di volta in volta, dato che ogni tipologia di guerriero ha il suo contrario. Una specie di morra cinese strategica.
Ovviamente, la maggior parte del gioco non la passeremo ad Eostaria, ma vagando per il mondo in cerca di altri regni con cui stringere amicizia. Guardacaso, ogni posto in cui ci si sposta ha dei problemi che hanno bisogno del nostro aiuto per essere risolti. Contento il sovrano, contento il popolo, alleanza andata a buon fine. Ci si muove tra mappa del mondo, la stessa del primo Ni No Kuni, rivista con una nuova veste grafica, che fa l'errore di allontanarsi da quel cel-shading meraviglioso, che dava un look anime al gioco, preferendo la via del realismo. Questo è il problema maggiore del gioco: contrapporre dungeon e scenari che virano sul realistico (se non nelle forme, nei “materiali”, nelle texture) ad un look da cartone animato dei personaggi. Questo contrasto ammazza totalmente il senso di immersione che dava l'unitarietà del primo capitolo. Questo perché stavolta Sutdio Ghibli non ha messo mano al progetto, che sembra un po' figlio del riciclo, ed è quasi assurdo, pensando al tempo trascorso dal gioco precedente.
Passando alla parte strettamente JRPG, il secondo elemento portante del gioco, non si trova niente di nuovo sotto il sole. Ni No Kuni II abbandona quella parvenza di strategico a turni, diventando un vero e proprio action RPG. Un tasto per le combo leggere, uno per gli attacchi pesanti e uno per gli attacchi a distanza. Premendo il dorsale destro, si apre la ruota delle magie, ognuna assegnata a un tasto differente, per un totale di quattro che è possibile equipaggiare. La difficoltà degli scontri è tarata verso il basso, essendo i mostri tutti visibili sullo schermo, basta non evitarne nessuno nei dungeon o durante qualche passaggio sulla mappa e si è già al livello necessario per proseguire piuttosto spediti. Anche chi è fuori dalla squadra, fra l'altro, prende esperienza, seppure in numero minore, ma il gap fra i personaggi non è mai un problema, anche in caso di elementi da tenere obbligatoriamente in squadra.
E i Pokémon? Chiedo scusa ma è la domanda che mi viene fatta più di frequente da chi non vuole perdere tempo. Ed è anche la terza e ultima faccia del gioco. Il primo Ni No Kuni prevedeva il collezionare famigli, mostri di varia stazza e natura con cui sviluppare un rapporto amichevole ed usarli in battaglia. Ognuno di loro aveva mosse e abilità specifiche e stava al giocatore crearsi la squadra perfetta da portare con sé assieme ai membri “tradizionali” del gruppo. Qui quell'elemento è completamente sparito, anche se c'è qualcosa di simile. Ci sono i Cioffi! I Cioffi (Higgledies in inglese, qualche altra supercazzola in giapponese): spiritelli elementali che possono essere trovati in giro per il mondo e portati in battaglia, dove a gruppetti si riuniscono per sferrare attacchi di varia natura, in base al loro elemento. Nonostante alcuni di loro abbiano attacchi potenti, è una meccanica davvero fine a se stessa, troppo lenta per valere la candela, e non paga quasi mai. Si finisce col lasciarli gironzolare per il campo di battaglia e usare solo attacchi tradizionali, alternati saltuariamente alle magie.
A fare da contraltare a Lucciconio, spiritello che parlava romanaccio nel primo gioco, qui troviamo Solario, un cosiddetto Nume Tutelare, con cui dovremo stringere un patto, perché solo così potremo avere il diritto di diventare re. Anche lui, comunque, parla in dialetto romano, e ha lo stesso ruolo, quello di spalla comica che ci guiderà nel vasto mondo di Ni No Kuni II. Un mondo di alti e bassi, appunto, troppo figlio del predecessore e con elementi che, se confrontati, ne escono con le ossa rotte. I personaggi non hanno un vero e proprio spessore psicologico, Evan non si evolve, non impara davvero a diventare re, si resta sempre nel territorio delle fiabe per bambini, seppur con qualche guizzo nella parte finale, che riserba veloci colpi di scena, seppur comunque tardivi dallo scarso impatto emotivo. Ni No Kuni II è un gioco leggero, che comunque può divertire per qualche decina di ore, che possono aumentare se vorrete mettervi a espandere al massimo il regno di Eostaria o dedicarvi agli extra di fine gioco. Per esempio, ci sono i Labirinti dei Sogni, dei dungeon a tempo in cui la difficoltà cresce col passare dei minuti, spronando i giocatori a sbrigarsi a trovare i tesori nascosti.
Ma offrire sfide degne di questo nome solo ad avventura conclusa, dopo più di trenta ore passate senza troppa curiosità di scoprire cosa stia per accadere, passando da uno scontro all'altro senza troppa difficoltà, è troppo poco. Ni No Kuni II è un ottimo antipasto per qualcosa di più grosso, fatto per chi cerca una fiaba tranquilla che non necessita di molto impegno per essere completata. Peccato: i presupposti per bissare la meraviglia del primo episodio c'erano, ma si è preferito seguire una strada più semplice e meno ispirata. Se però avete voglia di una roba semplice e colorata, per farvi cullare dalle musiche di Joe Hisaishi, avete sicuramente trovato pane per i vostri denti.
Ho giocato a Ni No Kuni II: Il destino di un regno su una PlayStation 4 Pro (il gioco è visualizzabile in 4K ma scatticchia, meglio optare per un Full HD con frame rate fisso) grazie a un codice fornitomi direttamente dal distributore, totalizzando una quarantina di ore fra trama e qualche extra. Ni No Kuni II: Il destino di un regno è disponibile anche su PC. Ah, come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.