Sideways è un malinconico e agrodolce viaggio esistenziale
A volte, in occasione un evento importante della vita, si decide di fare un viaggio. Lo si fa, per esempio, in occasione del diploma, della laurea, o del matrimonio. In quest’ultimo caso, però, non si tratta del viaggio di nozze, ma di un viaggio che funga come una sorta di addio alla libertà e alla vita da scapoli, e solitamente lo si fa con uno o più amici.
Jack e Miles, i protagonisti del viaggio raccontato in Sideways, non potrebbero essere più diversi.
Jack, attore di soap opera, muscoloso, esuberante e di bell’aspetto, sta per sposarsi, e ha intenzione di fare questo viaggio per cercare facili avventure sessuali prima di mettere la fede al dito. Miles, professore d’inglese e aspirante scrittore, è introverso e soffre di depressione dopo aver divorziato. Accompagna Jack in questo viaggio fra i vigneti della California, a Santa Barbara, per bere dell’ottimo vino, di cui è profondo e esperto conoscitore, mangiare del buon cibo e giocare a golf cercando di allontanare i pensieri tristi che pervadono la sua mente. Praticamente un buddy cop, ma senza poliziotti.
Legati da una profonda amicizia ma divisi da una forte diversità caratteriale, Jack e Miles affrontano questo viaggio con la voglia di divertirsi e mettere da parte le proprie frustrazioni. Miles, oltre a non aver dimenticato l’ex moglie, è rassegnato all’idea di non veder mai pubblicato il proprio romanzo, un polpettone dall’enigmatico titolo Il giorno dopo ieri” mentre Jack, stella delle soap opera anni ottanta ormai in declino, ha paura di legarsi a una donna che sposa solo per interesse economico. Se Miles, calmo e riflessivo, sembra accettare senza troppi drammi il tempo che passa e il fatto che ormai non è più giovane, Jack, al contrario, si dimostra profondamente infantile e brioso, volendo dimostrare che, in fondo, siamo tutti degli eterni ragazzi. Profondamente diverso anche il loro rapporto con le donne: per Miles una donna deve essere qualcosa di unico, speciale, come il suo amato Pinot Nero, mentre per Jack la donna ideale deve essere esplosiva e frizzante. Uno rimpiange il matrimonio andato male, l’altro ne ha paura come se fosse una condanna. E saranno proprio le donne che incontreranno durante il viaggio a determinarne le sorti. Jack conosce l’enologa Stephanie, con cui finisce presto sotto le lenzuola, mentre Miles flirta con molta più calma con Maya, amica di Stephanie, facendo sfoggio della sua cultura.
Per entrambi l’incontro con le due donne potrebbe costituire una svolta: Jack pensa addirittura di mandare a monte le nozze, mentre Miles potrebbe, grazie a Maya, voltare pagina, dimenticando l’ex moglie e ritrovando un po' di serenità. Ma, quando Miles si lascia inavvertitamente sfuggire con Maya che Jack dovrà sposarsi il weekend successivo, le due donne rompono con loro (il verbo “rompere” è quanto mai indicato nel caso di Stephanie, che colpisce il volto di Jack con un casco da motociclista), mettendo a rischio anche la loro amicizia: Miles non sopporta più l’infantilità di Jack, mentre l’attore è stufo dell’aria perennemente depressa di Miles. Dopo un’ultima, rocambolesca avventura sessuale di Jack con una cameriera, che costringe Miles a intrufolarsi nell’appartamento di lei per recuperare il portafoglio di Jack con le fedi nuziali, i due rientrano finalmente a casa, con la consapevolezza, nonostante il modo di affrontare la vita, di essere, a conti fatti, due perdenti. Se però Jack cade in piedi, convolando regolarmente a nozze senza che la promessa sposa dubiti della sua fedeltà, Miles scopre che l’ex moglie si è risposata e aspetta un bambino dal nuovo marito, aumentando il suo stato depressivo. Per Miles, che si ritrova seduto in un fast food a bere dentro un bicchiere di plastica il vino pregiato che custodiva gelosamente per un’occasione speciale, sembra tutto perduto, quando, tempo dopo, sarà contattato da Maya, la quale ha ricevuto la sua lettera di scuse e una copia del suo manoscritto, che la donna ha apprezzato. Miles andrà a bussare alla porta di Maya, ma cosa accadrà non lo sapremo mai.
Quando guardai Sideways per la prima volta, due o tre anni dopo l’uscita, targata 2005, nonostante la qualità del film, me ne dimenticai quasi subito. Mi sembrò uno di quei prodotti di nicchia che generalmente guardano e apprezzano quelli che “ne sanno” di cinema, preferendoli rispetto alle grosse produzioni senz’anima.
Riguardandolo in tempi più recenti, ho cambiato totalmente idea. Avendo, ahimè, l’età dei protagonisti, mi rendo conto di quanto Sideways costituisca una sorta di viaggio esistenziale per chi non è più particolarmente giovane: si traccia un primo, significativo, bilancio della propria vita, ci si ritrova disillusi e rassegnati all’inevitabilità del tempo che passa, e si cerca disperatamente di divertirsi e di godere di quei piccoli piaceri che la vita ci può offrire, come bere un bicchiere di vino. Tenendo sempre viva la speranza che, prima o poi, magari inaspettatamente, qualcosa di bello accada, grande o piccola che sia.
Nonostante sia stato realizzato dopo, Sideways rappresenta una sorta di “prequel” di A proposito di Schmidt, precedente opera del regista Alexander Payne. Se Miles e Jack sono arrivati più o meno idealmente a metà della propria vita e riflettono su quanto realizzato da loro fino ad ora, Warren Schmidt è arrivato quasi alla fine della propria e, rimasto solo, cerca uno scopo per andare avanti. Amarezza da tutte le parti, con qualche punta di dolce qua e là.
Sideways è disponibile su Prime Video.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata al cibo, che trovate riassunta a questo indirizzo.