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Silent Hills non è mai uscito… ma se fosse andata meglio così?

Silent Hills non è mai uscito… ma se fosse andata meglio così?

Amo così tanto P.T. che, dopo aver scritto questo titolo sacrilego, sono dovuto andare a lavarmi le mani. Due volte. Ma d’altronde è proprio di questo che vorrei parlare. Di come una demo, o meglio, un playable teaser, sia diventato un vero e proprio evento, uno spartiacque nel mondo dei videogiochi. Di come sono andate le cose dopo la sua pubblicazione, di come sarebbero potute andare. E di cosa sarebbe potuto succedere con un bilancio in negativo.

Partiamo dall’inizio, allora. Agosto 2014, esattamente dieci anni fa, una strana demo si affaccia sul PlayStation Network dopo una breve e piuttosto anonima presentazione alla Gamescom: P.T., realizzato da uno studio mai sentito prima, 7780s Studio. Nel giro di pochi giorni diventa virale su YouTube, e il perché è presto detto: fa una paura boia. Questa demo (di cosa, poi? Nessuno riesce a darsi una risposta) è ambientata totalmente all’interno di una casa, anzi, ancora meglio, di un corridoio. Tutta una serie di particolari inquietanti accompagnano l’attraversamento di una porzioncina di appartamento: la radiosveglia ferma alle 23:59, una marea di blister di pillole a terra, foto di sconosciuti che sorridono dalle cornici. In fin dei conti niente di veramente spaventoso. Ma poi, quando si spalanca la porta in fondo alle scale della cantina e ci si ritrova all’inizio del corridoio… apriti cielo. È una magia nera che ti afferra lo stomaco e te lo srotola come carta igienica.

E qui, spegnere tutto e cancellare la memoria.

P.T. si prende gioco di te, quattro, cinque volte, ti obbliga a ripercorrere lo stesso tragitto con minime differenze. Poi qualcosa si spezza: la porta del bagno si apre, l’illuminazione cambia, senti sussurrare qualcuno. Man mano che si percorre quello spazio, iterazione dopo iterazione, il coefficiente di terrore aumenta a dismisura fino ad andare totalmente fuori di testa: un feto piange nel lavandino del bagno, il fantasma di una donna incinta ti dà la caccia, colpi alle pareti e una radio che parla direttamente con il videogiocatore. E poi, dopo una lunghissima parentesi a metà tra l’horror puro e il trolling internettiano, finalmente la risposta: P.T. è il nuovo Silent Hill(s) realizzato da Hideo Kojima.

Solo che è un troll anche questo.

Perché dopo un annetto viene fuori che Kojima è stato licenziato da Konami e che il nuovo Silent Hill non si farà. Anzi, ciliegina sulla torta (che non è di cioccolato), Konami tira via dallo store anche il caro P.T. come se non fosse mai esistito.

Circolare, gente. Il sogno è finito.

Ed eccoci qua. Sono dieci anni che tutti, io compreso, fantasticano su come sarebbe stato un Silent Hill in mano a quel matto di Kojima. E sono dieci anni che ci diamo solo risposte belle, grandi pacche sulle spalle e grandi sospironi. Specialmente perché, bisogna essere onesti, in questo decennio non è che la serie abbia brillato particolarmente. Anzi. E in fin dei conti, questo progetto che doveva salvare Silent Hill restituendo la saga a un grande autore giapponese, ha rischiato di essere la pietra tombale sulla serie.

Caro personaggio-di-Silent-Hills, stai per diventare Sam Porter Bridges.

Qui inizia il lungo “ma”. Perché innanzitutto invece abbiamo avuto Silent Hill 2 remake, che è una bomba. Sì, certo, è un remake, e forse non sarà abbastanza per rilanciare la saga, ma è un risvolto ottimo e non scontato. E poi è un risultato che fa bene non solo a Konami, ma anche a Bloober Team, che adesso sembra pronto per spiccare quel salto a lungo rimandato. Magari regalandoci un sequel della saga degno di tale nome, e facendolo con la formula classica che hanno implementato nel remake.

Dico questo perché, conoscendo un minimo Konami, ho paura che se Silent Hills avesse avuto l’impostazione di P.T., forse lo avrebbero riproposto in tutte le salse. E The Short Message è lì per dimostrarci che se non sei Kojima non puoi fare le cose di Kojima.

Ecco il secondo ma: la dipartita di P.T. ci ha permesso di avere una Kojima Production indipendente e, nientemeno, Death Stranding. Per me a mani basse uno dei videogiochi più belli di sempre, con uno degli immaginari più originali degli ultimi anni, una marea di idee di gameplay che mi hanno fatto esplodere la testa, e anche uno di quei rapporti sani con lo stardom hollywoodiano. Penso che Death Stranding abbia fatto immensamente bene al videogioco. Siamo veramente sicuri che Silent Hills ne avrebbe fatto altrettanto?

Scambierei un eventuale Silent Hills con Death Stranding? Me lo chiedo spesso, e la risposta è quasi sempre: no.

Che poi, a dirla tutta, Silent Hills si è risparmiato il confronto con il suo più diretto concorrente: P.T. stesso.

Come scrivevo all’inizio dell’articolo, il Playable Teaser non è più considerabile solo un videogioco. Rafforzato dal tempo e dalla vicenda davvero singolare che lo vede protagonista, è diventato mito e ha perfino direzionato lo sviluppo di una sacco di altri titoli, vedi Resident Evil 7, o Layers of Fear, proprio di Bloober Team. Ma, se il videogioco di Kojima fosse infine uscito, sarebbe riuscito a tener testa a quella folgorazione che è stato il suo prologo?

Nel corso degli anni Kojima ha più volte sostenuto che P.T. non rispecchiava nemmeno più di tanto quello che Silent Hills sarebbe stato. Viene naturale chiedersi: e se alla fine avesse vissuto all’ombra di quell’esperimento geniale che è stato P.T.? Se avessimo già preso il massimo da questa storia?

A questo punto, meglio il mito. Meglio come sono andate le cose. Meglio il sogno, che ci sarà sempre e sarà per sempre un capolavoro.

Questo articolo fa parte della Cover Story “I migliori spaventi della nostra vita”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

Andate a Phoenix Springs

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