Sonic The Hedgehog CD è proprio uno svergognato
Negli anni sono sceso a patti con Sonic.
Per anni la serie che avrei voluto tanto provare ma in casa c’erano solo console Nintendo, è stata una dei primi recuperi non appena capito come far girare un emulatore. Ovviamente partendo subito da Sonic & Knuckles, perché ero scemo e l’ultimo arrivato dovevo per forza avere più roba, fosse anche semplicemente una veste grafica più curata.
Ma forse sono ancora scemo, perché il mio Sonic preferito è Sonic Mania.
Passo indietro. Dicevo, appunto, che Sonic per anni per me ha rappresentato un po’ il frutto proibito dell’Eden, quel simulacro che mi avrebbe aperto la conoscenza all’altra metà del cielo, quella di Sega, di cui ero incredibilmente curioso nonostante sottotraccia Nintendo stesse plasmando in maniera credo irreversibile i miei gusti di videogiocatore.
Quindi i Sonic erano assolutamente magnifici. Un modo di fare platform simile ma diverso, con degli stage incredibilmente pazzi - i bumper del flipper! - tantissima velocità e “giri della morte” mozzafiato. Con tantissimi strati di esplorazione in livelli incredibilmente grandi e fitti, da percorrere però se vuoi a velocità pazzesche. Avevo persino cominciato a giocare a Mario Land per Game Boy a mo’ di speedrun, cercando di terminare ogni livello senza mai staccare dall’acceleratore. Con discreti risultati, almeno nei miei ricordi.
Poi i ricordi lasciano tempo a una maggior consapevolezza. O forse esperienza. Insomma, sono passati gli anni (d’oro del grande Real) e di platform sotto i ponti ne sono passati e mentre un tempo qui era tutto una Green Hill Zone, oggi reputo i primi Sonic per Mega Drive dei giochi magari importantissimi ma che forse - forse - non è che mi facciano impazzire tutti così tanto.
Sarà forse per quella natura fin troppo barocca dei livelli che, proponendo tantissime situazioni e modi per giungere al cartello “Goal”, finiscono spesso per arrovelarsi un po’ troppo su loro stessi, risultando talvolta più che complessi direi proprio inutilmente arzigogolati. Se corri come un matto ti perdi troppo, ma se vai lentamente il gioco regge meno perché insomma, Sonic mi è simpatico, ma l’eleganza del level design che tocca le corde del mio animo spesso se la sogna.
I platform sono essenzialmente level design e ritmo, per lo meno nella mia testa, e talvolta un buon conduttore di orchestra o persino un metronomo è in grado di stabilire un tempo più che gradevole rispetto a gettare uno scalmanato da solo sul palco a decidere tutto da solo. O forse, restando nella metafora, il musicista scarso sono io e la serie Sonic non ha alcuna colpa.
Insomma, tutto questo pippozzo per dire che, quantomeno sulla carta, Sonic CD avrebbe dovuto farmi schifo. Più di tutti gli altri, per lo meno su Mega Drive (sì includo il Mega CD nel generico cassetto mentale dedicato al Genesis), dichiara fin da subito il suo intento di essere estremo. Esagerato. A tratti persino follemente sopra le righe.
E lo è. Ti accoglie con una gloriosa introduzione animata per poi schiaffeggiarti subito con dei brani INCREDIBILI, tanto immagino per l’epoca quanto oggi, che spingono sull’acceleratore ancor prima del giocatore, anticipando un gioco che non vuole mai concederti un vero attimo di pausa. La novità legata alle diverse “fasi temporali” rende i livelli ancora più complessi, aggiungendo un ulteriore layer al modo di vivere i vari stage e arrivare al termine degli stessi.
L’introduzione della dimensione temporale è, insieme alla colonna sonora, ciò che rende memorabile Sonic CD. All’interno di ogni livello è possibile oltrepassare dei “cartelli” recanti le scritte FUTURE o PAST. Dopo il passaggio, è necessario correre più veloce che si può senza mai calare di passo: dopo qualche secondo, un po’ come il Flash di Crisi sulle Terre infinite, la velocità del porcospino si trasforma in movimento attraverso lo spaziotempo, portandolo sulla linea temporale relativa al suddetto cartellone. Presente, Passato e Futuro sono tra loro interconnessi e lo stage ne risente, mutando di aspetto e cambiando alcune sue caratteristiche dell’esplorazione mentre la colonna sonora tiene il passo, modificandosi a sua volta. A complicare ulteriormente le cose poi ci pensa ovviamente l’influenza che le azioni nel tempo Passato possono avere su quello Futuro: senza fare particolare spoiler, distruggendo o meno determinate macchine nel Passato, il Futuro sarà migliore, più benevolo e con una miglior coesistenza di elementi tecnologici e naturali; in caso contrario, invece, il Futuro sarà molto più dominato da una tecnologia aggressiva, in linea col messaggio ecologista che la serie Sonic ha sempre un po’ avuto nel suo DNA.
Se il tutto vi appare un po’ confusionario, soprattutto inserito nella struttura già non lineare di Sonic… avete decisamente ragione. Un po’ come mi è successo con altri giochi della mascotte Sega, se inizialmente la novità esalta e non poco, proseguendo nel gioco ho avuto un po’ di sensazione di straniamento, che tutto fosse “troppo” e anzi devo proprio ammettere che un paio di sezioni le ho trovate ai limiti del “bruttino”. Eppure, complice forse uno scontro finale con Robotnik abbastanza rapido - come tutti quelli proposti qui, a dirla tutta - ho subito ricominciato a testa bassa Sonic CD una volta passati i titoli di coda, provando a raccogliere tutti Chaos Emerald negli strampalati livelli bonus.
Perché sarà questo abbondare barocco di piattaforme e cunicoli, la colonna sonora fatta da brani bellissimi che però sembrano un po’ buttati lì senza seguire o accompagnare il “mood” di quanto si vede a schermo, la sensazione di esserti perso intere porzioni di level design saltando da Futuro a Passato… non lo so che sarà, ma alla fine sto Sonic CD mi ha proprio divertito, trascinandomi con sé per una buona “run e mezza”.
Resto del mio parere: che i vari Sonic, nonostante le loro qualità, non siano proprio i platform miglior per me. Sarà un mix di imprinting Nintendaro e sinapsi che preferiscono altro. Eppure, Sonic CD ha una sua - seppur strampalata - forte identità che lo rende unico anche all’interno dei vari giochi del porcospino blu di Sega.
Me lo sono perso all’epoca, insomma, ma mi ha fatto piacere recuperarlo per questa occasione.