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Soul Calibur, le arancine e Voldo

Soul Calibur, le arancine e Voldo

Eravamo a cavallo tra il settembre e l'ottobre del 2003, l'estate in teoria era finita ma a Palermo c'erano ancora 600 gradi all'ombra. Per stare al riparo dal caldo, e soprattutto perché l'anno scolastico era appena iniziato quindi non c'era bisogno di studiare, invece di stare a sciogliermi nella mia stanza passavo quasi ogni pomeriggio al mio negozietto di videogiochi di fiducia, che aveva sempre l'aria condizionata a palla. Era da poco uscito Soul Calibur II, ed era consuetudine sfidarsi e fare dei mini-tornei con qualsiasi cliente, anche quelli che erano giusto di passaggio. Si giocava alla versione GameCube, lo ricordo perché c'era un tizio tosto che spaccava il culo a tutti usando Link; io a casa avevo la PlayStation 2 e non ero ancora riuscito a mettere abbastanza soldi da parte per comprarlo. Di conseguenza la mia nuova casa era diventata questo negozio: facevamo per l'appunto sfide 1 contro 1, io sceglievo principalmente Mitsurugi che era facilotto da usare, mentre il combattente che snobbavo di più era Voldo, perché era un tipo strano che si muoveva in modo strano, si vestiva in modo strano e mi faceva sentire strano.

Sarà stato all'inizio di dicembre quando riuscii finalmente a portare a casa la mia copia del gioco con quel vecchiaccio di Heihachi Mishima in copertina. Era per me impossibile scollarmi dallo schermo, solo di rado convincevo qualche amico a fare una manciata di match in locale, quindi gran parte del tempo lo passavo giocando da solo e senza poter condividere questa estasi ludica con altri. Passavo ore e ore nella modalità Arcade, da un lato perché era effettivamente quella principale, ma dall'altro sopratto perché mi piaceva da morire vedere le intro di tutti i combattenti, capire come utilizzarli, perdermi in questo folle mondo fantasy pseudo-medioevale (le vicende si svolgono alla fine del XVI secolo), e venir ricompensato con bellissime e ineguagliabili illustrazioni consultabili tra gli extra del gioco.

Voldo, illustrato per Soul Calibur VI da Takuji Kawano.

Completando la modalità Arcade con ogni personaggio, per l'appunto, si sbloccavano artwork e profili dettagliati nella sezione Museum. Indimenticabili quelli terrificanti di Nightmare, così come quelli del pirata immortale Cervantes, e anche quella di sua figlia Ivy, che non nego potrebbe aver assunto un ruolo quantomeno parziale nel mio risveglio sessuale, ma non è di questo che voglio parlare. La cosa più bella della modalità Arcade è che con la scusa di queste biografie andavo imparando lo stile di combattimento di tutti i personaggi, ognuno completamente diverso dall'altro, con coreografie sempre nuove ed esilaranti.

Fu poi il turno di Voldo. Ricordo di aver odiato ogni secondo di quella run: sarò stato sicuramente scarso di mio, ma non capivo proprio nulla del suo move-set, mi sembrava facesse cose in modo del tutto incomprensibile, ogni tanto finiva camminando a quattro zampe sottosopra mentre faceva strani versi, una roba che proprio mi turbava psicologicamente. Non ci capivo nulla.

Game over dopo game over, ma senza demordere, riuscii finalmente a completare l'ultimo combattimento contro ogni aspettativa . "Mai più. Con questo personaggio ho chiuso per sempre". Poi andandai a leggere la sua biografia.

"Ma che minchia dici, ma si saranno sbagliati, è impossibile!" Non riuscivo a credere ai miei occhi.

Voldo, anni 50, gruppo sanguigno A, peso 84 chili, altezza 1.83m, NATO A PALERMO il 25 Agosto (ca. 1540). Mi esplose il cervello, vuoi perché Palermo non era quasi mai rappresentato nei media se non per fatti di mafia, ma soprattutto perché non poteva essere un errore: la biografia indicava "Kingdom of Naples (Italy)/Palermo", un Regno di Napoli che è spesso confuso storicamente e/o geograficamente con il Regno di Sicilia, ma che comunque tolse ogni dubbio. Stiamo parliamo della MIA Palermo! Le date non combaciavano perfettamente con i periodi, ma era chiaro che il team di Namco avesse comunque avuto un certo occhio di riguardo verso quel contesto storico. Triste la storia di Voldo, un orfano che perse i suoi quattro fratelli in tempo di guerra e che fu accudito dal suo padrone, un mercante d'armi di nome Vercci. Questi lo incaricò di fare da guardia a un suo tesoro nascosto in una grande fossa sotterranea in un'isoletta sulle coste della Sicilia (mi piace pensare che fosse Ustica, oppure magari una delle Eolie). Ed è proprio così che, nella solitudine e alienazione totale, il povero Voldo diventò cieco e completamente folle.

Tutti un po’ sognano di avere la flessibilità di Voldo a 50 anni.

Leggere la sua tragica storia è stato una grande rivelazione, ma c'era una cosa che in quel momento memorabile non mi scrollavo di dosso: Voldo era palermitano come me e, in quanto tale, anche lui sicuramente aveva mangiato le arancine. Fu la svolta, cominciai a usarlo sempre più spesso fino a quando capii meglio le sue mosse deliranti e così presto divenne uno dei miei combattenti preferiti della saga.

Per certi versi questo fatto mi fa un po' ridere, perché in modo relativamente goffo, questa è anche una storia di rappresentazione. Vedere un videogioco dal successo internazionale prestare attenzione, seppur in modo decisamente superficiale, alla mia città natale (non per fatti terribili, ma come backdrop storico) mi riempì di gioia, mi fece sentire un po' speciale, e mi legò per sempre non solo a questo fantastico, incomprensibile combattente, ma pure a tutto ciò che nel mondo è anche un po' strano.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai "Momenti memorabili", che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

I giapponesi amano i loro treni almeno quanto io amo Densha de Go!

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