Star Wars per NES! | Racconti dall'Ospizio
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
Star Wars per NES!
Mi piace sempre molto mettermi al computer a scrivere un Racconto dall'ospizio: mi piazzo tutto felice sulla mia megasedia, guardo qualche video per rinfrescarmi la memoria, oppure, come in questo caso, attacco un emulatore e gioco un po' sempre per rinfrescarmi la memoria, poi comincio a scrivere qualsiasi cosa mi venga in mente, perché questa è la consegna.
Posso anche divertirmi a creare un universo condiviso, tanto ormai lo fanno tutti. Per esempio, sono molto felice di poter riciclare il personaggio di Figlio Unico per il pezzo di oggi, perché Star Wars per NES era uno dei tanti giochi che ereditai da lui nell'Anno della Grande Infornata. Era anche uno dei miei preferiti, forse più per questioni meta- che altro.
Voglio dire che Star Wars, che al tempo, entro i patri confini, si chiamava ancora Gverre Stellari, voglio dire in realtà che io sono solo una delle tantissime persone che in quegli anni, in quelli precedenti e in quelli successivi amava visceralmente Gverre Stellari perché passava continuamente in TV, perché avevo le VHS, perché quando da bambini facevamo Capodanno con gli amici e i genitori degli amici dopo il cenone si guardava sempre la trilogia di Star Wars facendo pausa solo per il brindisi. Non credo freghi a nessuno di leggere l'ennesima storia di come l'opera di Lucas faccia parte del mio DNA culturale e di tutte quelle volte che uno dei tre film ha segnato un qualche momento importante della mia crescita; ce le abbiamo tutt* queste storie, e a dirla tutta non sono mai particolarmente interessanti, al netto dell'empatia scatenata dal condividere un'esperienza formativa.
Star Wars c'era, sempre, era come Topolino o la Coca-Cola, un pezzo della realtà con il quale ci confrontavamo tutti. E quindi è ovvio che ci fossero anche i libri di Star Wars, i cartoni di Star Wars e i videogiochi di Star Wars, e Star Wars, così si chiamava il videogioco di Star Wars per NES, era uno dei videogiochi di Star Wars che esistevano, nello specifico quello uscito per NES. Quello che intendo è che ci allenano agli universi condivisi e ai franchise crossmediali fin da quando siamo bambini e senza dircelo, e che l’universo cinematografico Marvel sia tipo solo l'ultima fase di un gigantesco piano Kalergi di sostituzione culturale volto a invadere le nostre menti di icone pop. E anche che Star Wars per NES era un videogioco e quando ero piccolo ci ho giocato decisamente troppo.
Credo tra l'altro che sia colpa di questo gioco se mi infurio ancora tantissimo ogni volta che esce un tie-in cinematografico e scopro che fa schifo alla merda. Star Wars, e nel corso degli anni anche parecchia altra roba, tipo Castle of Illusion o Aladdin e Il re leone, è il motivo per cui ho delle aspettative: lungi dall'essere il riciclo di una formula già nota con i pixel riarrangiati a formare le fattezze di noti attori hollywoodiani, Star Wars è una piccola fucina di creatività; e la dimostrazione di come sia possibile coniugare narrazione e design e farle costantemente dialogare; e anche di come non sia una bestemmia se la prima informa il secondo e plasma il gioco intorno, in base alle sue necessità e non a formule o strutture prestabilite.
In italiano, tutto questo significa che: Star Wars è un gioco estremamente vario, che coniuga momenti di esplorazione con visuale dall'alto, momenti di platforming durissimo a scorrimento orizzontale, qualche piccolo enigma, persino due (lunghe e faticosissime) sezioni in prima persona. È un gioco che cambia costantemente pelle man mano che procede e che si inventa sempre nuove soluzioni di gameplay per adattarle alla storia, quasi fosse un antenato 2D di Uncharted. È anche, ahinoi, un gioco figlio di un'epoca nella quale i giochi duravano quattro ore gonfiate artificialmente fino a qualche centinaio dall'estremo grado di difficoltà e dalla carenza di checkpoint e altre possibilità di salvataggio: te lo ricordi, signo'?, quando cominciavi un gioco e a) finivi le vite o b) arrivavi alla fine o c) arrivava la mamma a chiamarti per cena quindi dovevi mettere in pausa e per fortuna al tempo non esistevano cagate tipo l'hardware che si autosospende dopo mezz'ora di inattività perché ti sei dimenticato di cambiare il timer dello spegnimento e quindi la sospensione fa casino con il gioco a cui stai giocando e ehi guarda hai appena perso due ore di progresso perché era pronta la cena!. Ecco, queste cose non succedevano, al tempo, tu mettevi in pausa e quando tornavi era ancora tutto lì, pronto all'uso, solo che nel frattempo, di mezzo, c'erano state due cotolette e un sacco di tonno e fagioli e pure un gelato e soprattutto il ritmo se n'era andato a farsi benedire, quindi toglievi la pausa e due secondi dopo GAME OVER e via, a ricominciare da capo.
Ecco, Star Wars era così, per cui un gioco che si può finire in 12 minuti mi durò per degli anni, e ancora oggi non sono sicuro se davvero al tempo riuscii a superare anche il secondo campo di asteroidi e finire il gioco o se è solo una fantasia che mi sono costruito negli anni.
Quasi quasi ci riprovo, ma tipo subito, vado, ciao.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Star Wars, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.