The Gardens Between: quasi un gioco in VHS
Se penso all’introduzione delle meccaniche di manipolazione del tempo in un videogioco, il primo titolo che mi torna alla mente è Blinx, un platform carino ma che non ha certamente fatto storia, uscito ormai molti anni fa sulla prima Xbox. Non era la prima volta che l’interazione tra ambienti mutati veniva utilizzata (in questo caso, il primo gioco che io ricordi è The Legend of Zelda: A Link to the Past), ma era di certo il primo caso in cui i cambiamenti del flusso temporale venivano mostrati in tempo reale. Premendo i grilletti, infatti, si riavvolgevano o si acceleravano gli avvenimenti su schermo, permettendo al giocatore di risolvere piccoli puzzle ambientali. L’esempio più banale che posso farvi è il crollo di un ponte: mandando indietro il cronometro, si poteva passare prima che questo cadesse. Negli ultimi anni, questa meccanica è stata ripresa più volte da giochi più o meno memorabili, come Braid, Prince of Persia: Le sabbie del tempo e molti altri. The Gardens Beetween, di The Voxel Agents, riprende in pieno questa meccanica, affiancandola ad un’altra caratteristica molto utilizzata di recente, e cioè quella di utilizzare il videogioco come espediente narrativo.
È sera e, tra i palazzi, due ragazzini siedono tristemente (hanno davvero due facce da prendere a pugni), uno di fronte all’altra, in un’anacronistica casetta su un albero. Improvvisamente, il temporale li scaglia in mezzo a un mare disseminato di piccole isole. Queste rappresentano i ricordi che i due hanno in comune. Ogni isola è un puzzle costituito da oggetti giganteschi come lampade, scatoloni, console per videogiochi, radio, videoregistratori e quant’altro. Portando a termine il livello, ci viene mostrata una scena di vita quotidiana dei due protagonisti, che a sua volta costituisce una tessera del puzzle narrativo destinato a noi giocatori. Questo è tutto quello che posso dirvi sull’incipit di The Gardens Between, poiché in primis non c’è molto da aggiungere e in seconda battuta non vorrei rovinarvi il piacere di scoprire da soli l’epilogo di quello che alla fine è un semplice ma delicato racconto di crescita ed amicizia.
Parlando del gioco vero e proprio, diciamo che le meccaniche sono altrettanto semplici e basilari e si discostano molto dai giochi elencati nelle righe più in alto. Infatti, noi non controlliamo direttamente i due protagonisti ma mandiamo avanti o indietro gli avvenimenti su schermo, proprio come se stessimo guardando un filmato. I ragazzini, dunque, corrono verso destra compiendo delle azioni ben precise e tornando indietro, non facciamo altro che vederli andare a ritroso, ripetendo le stesse azioni esattamente nello stesso ordine. Con la pressione di un tasto, invece, possiamo farli interagire con alcuni elementi, il ché è fondamentale per creare alcuni “bivi” e risolvere i puzzle proposti. Lo scopo in ogni livello è quello di portare una sfera luminosa sulla cima dell’isola. Alina è delegata al trasporto della sfera, mentre Frendt può attivare leve e pulsanti. Facciamo un esempio: la strada è interrotta da una voragine. Poco prima, uno dei bambini salta su un’enorme sega bloccata su una tavola di legno. Li per lì, il nostro passaggio non causa nessun effetto alla trave, ma se mandiamo avanti e indietro il tempo, la sega consumerà il legno creando un ponte.
Nonostante la semplicità concettuale del gameplay, gli enigmi proposti sono tutti piuttosto vari ed originali, complice anche la breve durata dell’avventura, che richiede poco più di due ore del nostro tempo per essere portata a termine senza troppi intoppi. Al di là della durata, infatti, il più grande limite di The Gardens Between è costituito da un livello di sfida piuttosto basilare, dovuto principalmente alla natura della sua struttura di “filmato interattivo”, più che di videogioco in senso classico. Questo non costituisce però un vero e proprio difetto, in quanto giocando si evince chiaramente che lo scopo degli autori è principalmente quello di delineare un esperienza “onirica”, più che creare un vero e proprio rompicapo, obbiettivo che a mio parere (nonostante il gioco sia stato incensato dalla critica nelle uscite precedenti per le altre piattaforme) viene raggiunto solo a metà. Infatti, nonostante possa ritenermi un videogiocatore piuttosto sensibile a questo tipo di narrazione, The Gardens Between non mi ha colpito particolarmente come altri giochi prima di lui (uno fra tutti, Inside, che ne condivide appunto la tipologia di “racconto per immagini”), ma non fraintendetemi, il gioco di The Voxel Agents non è affatto male. L’atmosfera onirica, unita ad un accompagnamento musicale delicato, fa da cornice a un racconto che si lascia guardare sino al finale.
Ho giocato a The Gardens Between su Switch grazie a un codice per il download inviato dagli sviluppatori. L’ho completato in circa due ore e trenta senza troppe difficoltà, godendomelo un po’ per volta, prevalentemente a letto e in modalità portatile. Il gioco è disponibile solo tramite download su PC, su PlayStation 4 e su Switch, ma se volete comprare qualcosa su Amazon, potete farlo cliccando qui per Amazon Italia e qui per Amazon UK. A voi non costa un centesimo di più ma, per il solo fatto di aver comprato passando da noi, il signor Amazon ci ricompenserà con una piccola somma che (accumulata un po’ alla volta) noi utilizzeremo per fondare una nostra software house con sistemi di motion capture di ultima generazione e squillo di lusso. Anzi: senza sistemi di motion capture di ultima generazione!