The Good Place spacca la sit-com da dentro
The Good Place è l'ultima creatura di Mike Schur, uno che si è fatto le ossa al Saturday Night Live, ha lavorato su The Office e ha poi co-creato robetta come Parks & Recreations e Brooklyn Nine-Nine. È una creatura ormai rarissima, una sit-com trasmessa (in America) su un network televisivo tradizionale abbracciata da critica e fan per la sua carica destrutturante e innovativa. È, forse, l'unica serie da TV pubblica americana di cui si parla veramente bene negli ultimi anni e, per carità, la risposta può sempre essere "OK, è innovativa perché fa cose che non si sono mai viste in una sit-com tradizionale, ma finisce lì", ma sarebbe una risposta sterile. Lo sarebbe perché comunque è giusto apprezzare quello che è comunque uno sforzo ammirevole, ma soprattutto lo sarebbe perché, anche a prescindere da questi discorsi, The Good Place è una serie pazzesca.
La storia racconta di una donna, Eleanor (Kristen Bell), che si risveglia in una sorta di paradiso, gestito dall'architetto interdimensionale Ted Danson e circondata da uno splendido cast di altri "trapassati". Il sistema è semplice: ogni azione compiuta in vita vale un punteggio negativo o positivo e se quando muori hai il segno positivo, beh, vai nel "Good Place". Solo che, scopriamo quasi subito, Eleanor è convinta di essere finita lì per sbaglio, perché è stata una persona pessima, e da lì inizia il delirio. Sulla carta, si tratta di un soggetto originale, intrigante e allo stesso tempo piuttosto standard, perfetto per una sit-com che andrà avanti per dieci anni raccontando sempre le stesse cose, costruendo tormentoni, giocando all'infinito sulle classiche relazioni stile "si innamoreranno?" E, in effetti, The Good Place fa anche queste cose. E le fa bene. Ma non solo.
Il cuore della serie è nel suo stato di quasi costante mutamento ed evoluzione. The Good Place è estremamente serializzato, in una maniera niente affatto tipica per questo genere di produzioni: ogni singola puntata si chiude con un cliffhanger o una rivelazione; ogni quattro puntate circa succede qualcosa di grosso che ribalta tutto; ogni stagione si conclude con una svolta deflagrante, che cambia completamente le carte in tavola. Non è un'esagerazione: cambia davvero tutto, ogni anno. E la maestria sta nel modo in cui le due anime della faccenda coesistono e, anzi, si cibano l'una dell'altra. Perché pur essendo un racconto continuo, così fortemente incentrato su sviluppo, evoluzione, crescita e rivoluzione di personaggi, caratteri e situazioni, The Good Place non rinuncia ai punti fermi della sit-com "circolare" e anzi li reinventa alla sua maniera. Proprio quelle cose citate là in cima, il tormentone, il "si innamoreranno?", ci sono eccome, tornano a più riprese, ma la loro natura ricorsiva è parte integrante del racconto e degli eventi, cosa che le rende ancora più forti.
Insomma, The Good Place è una serie splendida, scritta in maniera fenomenale, piena di invenzioni, che fa schiantare dal ridere, riflette in maniera intelligente e mai pesante su temi comunque tutt'altro che leggeri e riesce a sorprenderti sul serio almeno due o tre volte a stagione. È curata nei dettagli, nelle piccole cose, in quella maniera per cui anche ciò che sembra non tornare, che risulta fuori posto, trova un suo senso perfetto quando i tasselli cadono nei loro spazi. È davvero notevolissima, e non mi dilungo oltre solo perché sarebbe un peccato raccontare troppo a chi magari mi legge e non l'ha ancora vista. Aggiungo solo che il cast è eccellente. Non amo l'approccio costantemente sparato a mille di Kristen Bell ma, tutto sommato, alla lunga ci si abitua e in ogni caso nel contesto ha un suo senso. Ted Danson, in compenso, è un patrimonio dell'umanità, fantastico come sempre. E tutti gli altri girano a meraviglia, con qualche cuoricino in particolare per D'Arcy Carden e Jameela Jamil. Guardatevelo. Sul serio.
Mi sono sparato le tre stagioni più o meno a maratona grazie al fatto che qua in Francia stanno tutte su Netflix. In Italia, al momento, su Netflix c'è solo la prima. Il primo "passaggio" è infatti nelle mani di Infinity TV, che inizia oggi a buttar fuori la terza stagione. È già annunciata la quarta, non si sa quanto andrà avanti, mi stupirei se si andasse molto oltre.