The Watcher, un serial killer da discount
Se c’è un attore dei nostri tempi che merita di essere celebrato, questi è senz’altro Keanu Reeves. Ha interpretato personaggi cool come Neo in The Matrix, John Wick e Constantine negli omonimi film. Ha partecipato a film adrenalinici come Point Break e Speed, e ha lavorato con molti registi e attori di altissimo livello, fra i quali Bernardo Bertolucci, Gus Van Sant, Ron Howard, Francis Ford Coppola, Al Pacino e Jack Nicholson. Per questo pezzo dedicato alla Cover Story di dicembre deciso di “omaggiare” Keanu Reeves ricordando non una delle tante pellicole di successo a cui ha preso parte, bensì uno dei suoi film meno riusciti dove tenta di interpretare un cattivo, ma senza troppa convinzione. Un film che, a parte i fan più sfegatati dell’attore canadese, probabilmente ricorderanno in quattro. Un film in cui Reeves è finito a recitare sostanzialmente per errore, pentendosene. Mi riferisco a The Watcher, pellicola del 2000 diretta da Joe Charbanic. Perché ricordare i successi è facile, ma ogni tanto fa bene mandare a mente anche gli scivoloni.
Ma come ha fatto Keanu Reeves a finire invischiato in The Watcher?
Il successo di Seven aveva sdoganato e mitizzato la figura del serial killer cinematografico, e questo spinse molti produttori a investire in pellicole simili; infatti, negli anni successivi al 1995 sono stati prodotti film come The Killer, Resurrection, Il collezionista di ossa, American Psycho e Dahmer.
A Keanu Reeves venne proposto di interpretare, appunto, uno spietato serial killer in The Watcher. Le cronache riportano che l’attore avesse inizialmente espresso forti dubbi sulla sceneggiatura, salvo poi accettare solo verbalmente la proposta dell’amico Charbanic (un regista che ha diretto soprattutto videoclip tra cui alcuni della band di Reeves, i Dogstar) poiché il suo ruolo prevedeva inizialmente solo poche scene. L’attore venne, in buona sostanza, ingannato: qualcuno, forse il suo assistente personale, falsificò la firma sul contratto, e la produzione sfruttò la sua presenza nel film per ingaggiare altri attori di rilievo come James Spader, Marisa Tomei e Ernie Hudson.
Il buon Keanu – che, com’è noto, è una persona dal cuore d’oro – decise di rinunciare a una lunga e costosa causa legale e accettò di buon grado di recitare in The Watcher, trovando un accordo con la produzione: non avrebbe partecipato alla campagna promozionale del film né avrebbe rilasciato interviste a tema.
La trama di The Watcher è estremamente semplice e ricalca quelle di moltre altre pellicole di genere: David Allen Griffin, serial killer di giovani donne, continua a mietere vittime a Los Angeles mentre è braccato dalla polizia e dal detective Joel Campbell (James Spader, che ha lo sguardo assonnato per tutta la durata del film). Campbell ha una relazione con una donna sposata, che prevedibilmente perde la vita per mano del maniaco; a quel punto il detective lascia il lavoro e Los Angeles per trasferirsi a Chicago e metteersi in cura da una psichiatra (la futura zia di Peter Parker, Marisa Tomei). Griffin non ci sta e si trasferisce pure lui a Chicago, perché l’ex detective è “l’unico in grado di capirlo” e, in buona sostanza, a completarlo (avete presente la faccenda di Joker ne Il Cavaliere Oscuro? Immaginate una cosa del genere, ma fatta senza un briciolo di stile). Campbell lascia i panni del pensionato e si rimette al lavoro per acciuffare il serial killer, fino allo scontatissimo confronto finale.
In fin dei conti, The Watcher non è poi così terribile come dipinto dalla stampa specializzata all’epoca, ma solo mediocre. Oltre a una totale mancanza di tensione, il film è un concentrato di cliché visti e stravisti (il poliziotto tormentato, il killer astutissimo e imprendibile, il rapporto morboso fra i due), alcune scene al limite del ridicolo (Griffin che, dopo aver fatto saltare in aria alcune auto della polizia, se ne va tranquillamente su una macchina in fiamme, o la scena al cimitero che culmina con «Ah ma la pistola è davvero carica?») e personaggi poco approfonditi.
The Watcher fu un flop al botteghino: superò di poco i costi di produzione e raccolse pareri poco entusiasmanti anche da parte del pubblico. Tempo dopo, Keanu Reeves rivelò la verità sul suo coinvolgimento forzato, fatto che ha parzialmente ripulito questa macchia da un curriculum di tutto rispetto. Anche se Knock Knock lo ha, probabilmente, macchiato molto di più.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Keanu Reeves, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.