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VGB - Vecchi Giochi Brutti #13

VGB - Vecchi Giochi Brutti #13

Tutti ricordano le vecchie glorie come il non plus ultra del divertimento, ma in pochi hanno il coraggio di criticarle. Forte del suo tasso alcolico e della voglia di farsi male, aleZ riprende in mano i giochi della sua infanzia e li insulta uno ad uno.

Episodio 13 – Streets of Rage

Streets of Rage II era e rimane un capolavoro. Ma il primo episodio? Non esattamente. Considerato come il messia dalla stampa alla prima uscita,era un modo veloce da parte di Sega per rispondere all'assenza di certi portabandiera su Mega Drive, in settori specifici come i picchiaduro a scorrimento. Tanto veloce da riciclare elementi come font e audio da Revenge of Shinobi, classico visto in precedenza sulla stessa console e firmato da gran parte dei medesimi sviluppatori.

La copertina europea non era niente male, per una volta.

Al di là di certi bug riguardanti collisioni e hitbox, abbastanza comuni all'epoca, Streets of Rage non era questo granché di grafica, né si era imposto per la particolare cura nel design. Di fatto, ciò che resta in mente rigiocandolo è la colonna sonora del primo livello, un'ottima scopiazzatura firmata Yuzo Koshiro di “Pump up the Jam” dei Technotronic. Il pezzo, strano ma vero, suonava davvero bene anche su una normale TV e, insieme allo scenario urbano, creava la tipica atmosfera da action movie del periodo.

Peccato che, a un primo livello davvero eccellente, seguisse un breve catalogo di sezioni ultra lineari e riciclate, nonché esteticamente rivedibili. Già il secondo stage, ambientato nei bassifondi, ha una colorazione che spazia si e no su tre tinte: grigio, marrone e grigio scuro con venature di nero. Dopo le luci al neon e la musica techno dell'inizio, uno scenario del genere era ed è il più classico degli anticlimax.

Ma parliamo di gameplay, basato sulla fomula tradizionale dell'avanzare da sinistra a destra malmenando chiunque ci blocchi la strada. Un meccanismo che funzionava allora come oggi, ma solo nel multiplayer in cooperativa. In due, come ha giocato gran parte dei suoi estimatori, sparivano difetti congeniti a questa categoria e più specifici a Streets of Rage. La carenza di mosse, ad esempio, per tutti i personaggi, come la scarsità di oggetti interattivi ai colpi o da raccogliere come potenziamento. O, ancora, il pesante riciclo dei nostri avversari differenziati più per il colore che per strategia o colpi a disposizione.

Se è vero che limiti del genere si ritrovano in quasi tutti i concorrenti, è anche vero che rivali come Final Fight hanno almeno un elemento molto superiore al resto. Nel caso del classico Capcom, sono lo stile grafico e la cura spesa nella realizzazione di fondali e personaggi. Ma anche tornando più indietro, a Double Dragon, si vede come l'attenzione allo stile manchi quasi totalmente in Streets Of Rage, escluse l'ottima introduzione e la musica a corredo.

Adam era giocabile solo nel primo episodio. Razzisti!

Appare strano, invece, che alcune buone idee siano state poi eliminate dai seguiti. Su tutte il personaggio di Adam, rispolverato solo dai fan nel remake non ufficiale.

Streets of Rage, insomma, rappresenta per i picchiaduro a scorrimento quello che il primo Street Fighter è per quelli a incontri: necessario e fondamentale per dare inizio a una serie storica, ma dal valore intrinseco molto inferiore alla fama che lo precede. Il sottoscritto l'aveva acquistato all'uscita per Mega Drive e letteralmente “strafinito” con gli amici in quei primi anni '90, salvo dimenticarlo in qualche soffitta non appena giochi migliori arrivarono sulla stessa console. A cominciare dal seguito che, statene certi, in questa rubrica non finirà mai. Quanto a Streets of Rage 3, già ai tempi venne bastonato non poco, quindi criticarlo ancora sarebbe ridondante.

Inutile ma necessario: se avete tempo e voglia, e siete ancora fan della serie, cercate in giro per la rete Streets of Rage Remake, ma non ditelo a Sega!

Fattore nostalgia: 7

Valore reale: 4

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