GamesIndustry.biz ha pubblicato una corposa intervista a Warren Spector, nella quale si sono toccati vari argomenti (il consiglio, come sempre, è di andare a leggervela), ma spicca particolarmente il fastidio che Warren ha provato nel corso dell'ultimo E3 per l'eccesso di violenza, mescolato a un approccio adolescenziale alla sessualità, per un tasso di cattivo gusto oltre il tollerabile. Secondo Spector si utilizzano sesso e violenza in maniera adolescenziale e se ne sfrutta l'eccesso per potervi appiccicare sopra l'etichetta di contenuti maturi.
Spector ricorda di aver lasciato Eidos nel 2004 perché si è trovato circondato da giochi in cui si ammazzava la gente con ganci da macellaio, si interpretavano ragazzi impegnati ad uccidere poliziotti, si gareggiava in macchina col solo obiettivo di far fuori gli avversari. Secondo lui era troppo già allora e, otto anni dopo, si è andati ben oltre. "Deus Ex aveva i suoi momenti violenti, ma erano sempre inseriti tentando di creare del disagio nel giocatore. Magari non ci riuscivano, ma l'intenzione era quella."
L'altro aspetto della fiera ad averlo messo a disagio è l'impressione che i giochi fossero le cose meno interessanti viste alle conferenze e che l'obiettivo fosse tutto puntato sugli extra. Il che, secondo Spector, è abbastanza ironico, considerando la sua convinzione che questa sia una "golden age" in cui il futuro è tutto da scoprire, in qualsiasi momento possono saltare fuori un nuovo Minecraft o un nuovo Braid e non si sa se un domani il mercato sarà dominato dagli indie, da Facebook, dagli smartphone. E Spector non capisce come, in questo contesto così stimolante, si sia potuto decidere di comunicare il messaggio: "Beh, continueremo a fare quel che abbiamo sempre fatto, solo più grande e più sanguinario! E parliamo di Netflix!"
Ma, per tornare al punto di partenza, Warren aggiunge anche che il proliferare di cloni non è certo una novità e ad averlo scosso è soprattutto l'eccesso nella celebrazione iperrealistica di violenza, sangue e sesso. "Magari sono io che sono un vecchio scoreggione, ma vedo che molti la pensano come me. Per fortuna". Ne volete ancora? "È ora di smetterla. Sono contento di lavorare per un'azienda come Disney, dove non solo cose del genere non vengono incoraggiate, non le puoi proprio fare. E a me va bene così."