The Walking Dead: A New Frontier si fa voler bene
Con una mossa che ricorda un po’ il tempismo scintillante con cui Nintendo ha sempre approcciato il mondo dell’online, dicembre del 2016 è il mese in cui finalmente Telltale Games va incontro a chi ha avuto la sfiga di iniziare una sua serie sulla piattaforma “sbagliata” e gradirebbe potersi spostare altrove. The Walking Dead: A New Frontier, infatti, ripropone le solite opzioni d’avvio (recupero del salvataggio in locale o simulazione casuale delle scelte importanti dalle prime due serie), ma aggiunge due gradite novità. Innanzitutto, possiamo decidere di rispondere ad alcune domande, piuttosto vaghe, ma significative, per ricreare in linea di massima quel che ricordiamo di avere combinato con Clementine. Ma soprattutto, c’è un sistema di upload e download cross-platform, tramite cui possiamo caricare i nostri salvataggi della seconda stagione di The Walking Dead da qualsiasi piattaforma, averli immagazzinati sull’apposito sito, selezionare poi quello che ci serve e scaricarlo nella versione del gioco che ci interessa. Funziona, è abbastanza pratico, diventa un po’ scomodo se si vogliono gestire più salvataggi da più piattaforme ma, comunque, fa bene il suo dovere. E quindi posso spostarmi definitivamente su PC. Grazie.
Al di là di questo, i miglioramenti rispetto al passato sul fronte tecnologico sono evidenti anche sotto il profilo del motore grafico, che segna un deciso passo avanti anche rispetto al recente Batman. Intendiamoci, siamo sempre in zona Telltale Games, con le loro deliziose animazioni al sapore di legno massello e con quegli sconfortanti paesaggi di cartone quando provano ad allargare un po’ l’inquadratura, ma il livello di dettaglio applicato ai personaggi, il lavoro su luci, colori, ombreggiature e l’impatto generale sono su livelli decisamente superiori al passato, anche recente. Si vede insomma lo sforzo per presentarsi in maniera degna all’appuntamento con la serie che ha cambiato la storia dello studio e i risultati sono senza dubbio apprezzabili. Brava Telltale.
Per il resto, dal punto di vista strutturale, A New Frontier è molto prudente e non aggiunge sostanzialmente nulla di nuovo alla formula (al di là del Crowd Play già visto in Batman): si gioca sempre alla stessa maniera, fra torme di dialoghi, scelte drammatiche, colpi di scena brutali, momenti d’azione in quick time event e piccole fasi di esplorazione degli ambienti. E, per altro, la gestione dei checkpoint durante i quick time event continua ad essere parecchio fastidiosa, con la necessità di risucarsi intere scene di dialogo se hai la sfiga di farti azzannare da uno zombi. È magari più coraggioso l’aspetto narrativo, che, pur appoggiandosi alla fin fine sui cliché stranoti della serie Telltale nello specifico, e del franchise di The Walking Dead in generale, applica una sorta di lieve reboot, introducendo un gruppo di protagonisti completamente nuovi e proponendo Clementine come personaggio secondario, un po’ sullo stile del Kenny visto nella seconda stagione.
Quanto fatto dal giocatore nel passato della serie torna quindi in maniera sfumata, nella caratterizzazione di Clem e soprattutto in quel che ci racconta tramite i suoi flashback. Se c’è una novità nel modo in cui viene raccontata la storia, infatti, sta nell’alternanza fra passato e presente, molto efficace per la maniera in cui riesce a gettare subito nel mezzo dell’azione senza rinunciare all’approfondimento dei personaggi. Entrambi gli episodi iniziali, pubblicati assieme come doppio “season opener”, propongono un avvio in flashback che porta al passato dei nuovi protagonisti, poi balzano al vivo dell’azione e, verso metà, ci aggiornano con un nuovo flashback sui trascorsi di Clementine durante i mesi di assenza. È una formula magari un po’ schematica (e che mi fa venire in mente Arrow), ma funziona e rende fra l’altro il ritmo del racconto più dinamico del solito.
La storia, poi, fa il suo dovere. I personaggi sono scritti con cura, montaggio e regia di stampo cinematografico mettono bene in scena gli eventi e il nuovo protagonista ha una caratterizzazione che lo rende abbastanza diverso da quelli visti fino a oggi nella serie. Per un attimo sembra stare incanalandosi sui binari che furono di Lee, ma la cosa prende poi una piega brutale molto riuscita e che regala un bel pugno nello stomaco. In generale, è un buon avvio, che propone caratterizzazioni intriganti, situazioni forse un po’ stereotipate, ma che funzionano, una nuova, adorabile, guest star prelevata dai fumetti e il solito bel gruppetto di scelte lancinanti da compiere. Come sempre, non tutte le decisioni fanno deviare in maniera significativa il racconto, ma sono comunque tutte emotivamente ai limiti dello straziante. Insomma, è un bel ritorno a casa, per quanto si possa definire “bello” un ritorno in quel mondo di morte e disperazione.
Ho ricevuto un season pass per Steam da Telltale Games e mi sono giocato i primi due episodi stanotte, in uno stato pre-comatoso che, alla luce del mio non aver tirato mezzo sbadiglio, testimonia la riuscita dei due episodi. Ho completato il tutto nel giro di circa tre ore. Ah, come dicevo, ho utilizzato il nuovo sistema di gestione dei salvataggi per recuperare la mia Clem da Xbox 360 e ne sono molto lieto, considerando che questa cosa mi faceva rosicare già dai tempi della seconda stagione. Ho anche un salvataggio alternativo, in cui tratto tutti di merda, mi comporto da infame, provo a sedurre chiunque mi passi davanti e faccio scelte diverse per vedere cosa succede. È un approccio che in genere evito, perché mi piace avere la mia storia e solo quella, ma con The Walking Dead, per qualche motivo, mi ci diverto. Sarà che trattare la gente malissimo in quel tipo di situazione genera conseguenze esilaranti. E poi, insomma, su quel salvataggio sono riuscito a tenere in vita Kenny! No, OK, full disclosure: in realtà mi sono rotto un po' le palle del doppio salvataggio, ho rigiocato il primo episodio in modalità infame solo per rivedere Kenny e non penso che andrò avanti. Mi basta la mia partita "vera". È stato bello, comunque.