Gran Turismo Sport è il Fernet Branca dei racing game
Qual è lo scopo di ogni Gran Turismo, se non quello di sublimare l’universalità dei gesti umani nella vita quotidiana di tutti i paesi del mondo? Collezionare, scegliere e poi guidare: è questo il senso dell’opera di Polyphony Digital, che dal 1997 rappresenta una matrice comune, una natura identica e un contenitore lounge perfettamente democratico e inclusivo, amato e fruito indistintamente da petrolhead e gente che se ne sbatte il cazzo delle automobili.
Gran Turismo è Cicalini, Hideo Kojima, Mia Khalifa e Marco Massarutto. È il cinico fruttivendolo sotto casa, un cileno a caso e Jeremy Clarkson. È mio padre, Andrea Babich o Snoop Dog. È una splendida finzione giocata universalmente e accettata arbitrariamente per quello che (non) è, con amorevolezza e pazienza, worldwide, da Timbuctù a casa Bortolotti-Sorbi. Gran Turismo è metonimia della guida: giocare a Gran Turismo, e va benissimo così, ma da sempre. Anche i vecchi lo sanno.
Gran Turismo è la grande famiglia degli uomini, che viaggia col cuore in gola tra la natura di Trial Mountain o il foliage di Autumn Mini Ring. Gran Turismo è il Dark Souls degli outrunner, il Wonder Boy degli Assetto Corsa, il Fernet Branca dei racing game.
In questo senso (il senso di STOCAZZO), Gran Turismo Sport è una brusca svolta del franchise, un netto cambio di direzione e al contempo una bellissima chiusura nipponica. Il settimo, sportiveggiante Gran Turismo è uno "spin-on" moderno e paradossale, quasi ossimorico, che riprende vecchie idiosincrasie, ne genera di nuove e spinge verso un futuro sempre più interconnesso e adamitico, come se ancora oggi non potessimo concepire la strada se non popolata da antagonisti francesi, tedeschi e toscani.
Gran Turismo Sport se ne frega dei fan di lungo corso e rinuncia deliberatamente alla Gran Carriera lunga cent'anni (a cui, in fondo, tengono solo quelli che partecipano alle mega orge cecoslovacche), per dar vita - contemporaneamente - a un capitolo di rottura e al solito GT Reazionario.
Il risultato è un ibrido per lo più sontuoso eppure scarno in contenuti (140 auto premium e 17 tracciati che oscillano dalla merda secca all’estasi suprema delle traiettorie), per un futuro perseguibile e competitivo, in cui tutti avremo quindici minuti di gloria sul gradino più alto del podio.
In quest’altro senso, Gran Turismo Sport è l’Andy Warhol degli iRacing.
L’attenzione degli sviluppatori, qui, è interamente rivolta alla competizione online. Ovviamente c’è ancora una modalità arcade, libera, fatta per sperimentare, allenarsi e sfidare I.A. o se stessi. E c’è anche una specie di Campagna/Autoscuola, suddivisa in tre sezioni, con le classiche patenti della serie, le classiche sfide a suon di manovre avanzate e tutto un corso specificamente progettato per ottimizzare le performance su pista.
Tutto bello, tutto più o meno come al solito, se non per il fatto che tutto rappresenta solamente la formazione necessaria per accedere alla famigerata modalità Sport e prendere parte alle gare online. No, in realtà non basta solo il duro allenamento: per accedere alla modalità Sport, è necessario guardare due filmati propedeutici da due minuti l'uno. A sinistra tre diverse gare singole a settimana (c’è tutto il tempo per allenarsi con dedizione), ripetibili ogni quindici minuti, e tre diverse competizioni ufficiali FIA, composte da più manche, che fanno leva su patriottismo e adrenalina.
Quant’è romantica la schermata di caricamento della ricerca automatica di avversari? E la bellezza di prendersi un promemoria per ricordarsi una gara o un appuntamento del campionato costruttori? O il potersi concentrare anima e corpo per un’intera settimana su una singola pista, superando fantasmi e limando microtomi di secondo? O anche la ferrea regola che prevede questo: per accedere alla modalità Sport, è necessario guardare due filmati da due minuti l'uno, che spiegano con estrema efficacia il senso e tutto il peso della sportività in pista.
L’online di Gran Turismo Sport (inclusi i regolamenti, il sistema di penalità e il matchmaking) funziona che è un piacere, come mai prima d'ora in un racing game (e su console, e su PC). La configurazione Sport di GT apre una strada tutta nuova, coraggiosa, pienamente godibile e coinvolgente, con enormi margini di miglioramento in futuro (tramite DLC, aggiornamenti e tutto il supporto che senza dubbio Polyphony Digital darà a Gran Turismo Sport).
Le più belle gare online mai disputate in vita mia (dopo Mario Kart).
Come si guida Gran Turismo Sport? Più o meno come tutti gli altri Gran Turismo prima di lui, sebbene si riescano a percepire significative migliorie per quel che riguarda la deformazione e le flessioni delle gomme in percorrenza di curva. Tutto qui, è il solito ibrido godibile tanto col volante quanto con un controller, un driving system edulcorato ed efficace... ché appena torni su Assetto Corsa esci dai box in testacoda e ci vuole un mese per tornare a girare in meno di sei minuti al Nordschleife.
Prima del frechete finale - perché siamo dinanzi a un frechete dogmatico (e frechete!) - mi preme far sapere a tutti gli scettici che il sonoro del nuovo Gran Turismo non è più quello di un aspirapolvere, ma romba finalmente in modo viscerale, credibile, soprattutto in scalata, e soprattutto a bordo di BMW M6 GTR o Jaguar F-Type GT3.
Gran Turismo Sport andrebbe acquistato anche solo per la possibilità di avere il menu color pansé.
Ho ricevuto una copia del gioco da Sony Italia e ho giocato a Gran Turismo Sport su PlayStation 4, con volante e pedaliera, e anche con PlayStation VR, acquistato per l'occasione. Che ve lo dico a fare... graficamente vorremmo tutti che fosse HD negli occhi, ma l'effetto realtà virtuale è comunque una grande figata. Come al solito, se lo acquistate su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere un piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.