Kong: Skull Island sta appena sopra alla soglia del brutto
Kong: Skull Island è una risposta a tutti quelli che si lamentavano perché in Godzilla e/o Pacific Rim la trama faceva cagare e/o non si vedevano abbastanza mostri impegnati a pestarsi duro. Intendiamoci, io quei due film li ho amati e non ho mai concordato con quelle lamentele, ma le lamentele c'erano e Kong: Skull Island vi risponde nella maniera più cafona e arrogante possibile, quasi a livello di trollata. Abbiamo infatti qui un film in cui ci sono più mostri che si menano di più ma la trama fa ancora più cagare. Così vediamo se quando vi lamentavate della trama eravate seri o tanto alla fine il punto erano i mostri. E il risultato è un film brutto, stupido, secondo me pure abbastanza noioso, con dei personaggi "scritti" in una maniera tale che è meglio metterci le virgolette. Però è anche un film che si fa prendere in simpatia perché è pieno di mostri enormi che si menano, perché almeno un paio delle sequenze coi mostri enormi che fan casino sono proprio belle e perché tutto quell'omaggiare Apocalypse Now è talmente impacciato da fare tenerezza e meritarsi una carezza. Bisogna accontentarsi, insomma.
La verità è che sarebbe bello vivere in un mondo in cui questo film dura un'ora, non prevede essere umani fra le scatole e ha il coraggio di puntare davvero tutto sull'unica cosa che è stata realizzata con una certa cura: i mostri giganteschi. Purtroppo, viviamo in un mondo in cui gli spazi fra un mostro e l'altro sono stati riempiti accumulando una raffica di cazzate notevolissima, soprattutto per una produzione di questo livello, stiracchiando il tutto fino alla solita durata eccessiva da un paio d'ore, qua più ingiustificata che mai. La storia è sconclusionata; i personaggi e le organizzazioni per cui lavorano hanno delle motivazioni che sembrano ideate da un bambino che gioca coi pupazzetti sul pavimento del salotto (e questo potrebbe pure essere un pregio, se tutta la faccenda fosse gestita in maniera più onesta); Samuel L. Jackson che strabuzza gli occhi facendo l'Achab/Kurtz ossessionato dallo scimmione è roba che avrebbe avuto bisogno di ben altro talento a dirigerla per non risultare così pacchiana; quello di John C. Reilly è, assieme a Kong, l'unico personaggio ad avere un minimo di caratterizzazione e un arco narrativo, ma funziona poco e le sue gag sono piuttosto mosce; John Goodman ci mette la presenza indiscutibile, ma non è che abbia altro da fare; Tom Hiddleston e Brie Larsson interpretano il ruolo delle facce belle da poster che fanno "A-ha" ogni volta che qualcuno spiega qualcosa. Sul serio: non fanno altro, e non c'è da stupirsi se hanno lasciato a casa carisma e interesse. Occhi spenti, pilota automatico, è arrivato il bonifico, a posto così.
E quindi, che c'è di buono? Beh, l'ho detto prima. Questo King Kong enorme e ancora più impossibile del solito è un bel personaggio, l'unico davvero gradevole da seguire di tutto il film, e anche gli altri mostri mettono in scena qualche bel lampo di design (anche se il cattivo m'è sembrato perfino più anonimo rispetto a quello di Godzilla). La scena in cui lo scimmione fa esplodere la furia e abbatte senza pietà l'intera spedizione umana è divertente e il momento in cui si aggroviglia con il polipone è forse l'unico davvero bello bello bello di tutto il film. Chiaramente poi c'è anche la battaglia finale, che è grossa, cafona e spettacolare, anche se a quel punto avevo un po' perso d'interesse. Che altro? Le magliette aderenti piazzate sotto alle due facce belle di cui sopra tengono alta l'attenzione quando il film s'ammoscia, Shea Wigham è adorabile ed emette più carisma lui da solo di tutti gli altri messi assieme e indubbiamente c'è qualche bella cartolina coi colori tutti saturi, anche se Jordan Vogt-Roberts è un cane maledetto che non meriterebbe di essere messo nella stessa frase con Guillermo Del Toro e Gareth Edwards.
Comunque, il problema vero, e mi rendo conto che è in larga misura un fatto personale, è che ho trascorso un paio d'ore chiedendomi come mai un film pieno di mostri che si menano e di Samuel L. Jackson che fa Samuel L. Jackson mi stesse divertendo così poco. La risposta, probabilmente, si nasconde nella barba del regista.