Big Little Lies, ovvero una fra le migliori serie TV dell’anno
Poco più di un mese fa fui io stesso a scrivere su queste pagine, con piglio prudente ma entusiasta, di Big Little Lies, la nuova miniserie HBO con un cast della madonna (Jean Marc Vallée alla regia, poi Nicole Kidman, Reese Witherspoon, Shailene Woodley eccetera eccetera). Il pilot mi convinse parecchio; i dubbi, piuttosto, furono su come si sarebbe potuto andare avanti nell’arco dei sette episodi totali di cui si compone questa unica (si spera, ma poi ci torneremo) stagione. A preoccuparmi era soprattutto quello che potremmo definire il fil rouge della serie, cioè l’omicidio. Sì, torniamoci brevemente: nel raccontare il marcio della classe medio-alto borghese, resa a schermo attraverso le vicende delle protagoniste, Big Little Lies ha come collante narrativo questo omicidio narrato con delle testimonianze in flash forward, cioè con gente intervistata dalla polizia, immediatamente dopo il delitto, che dicono la loro su vicende antecedenti al crimine, lasciando allo spettatore le supposizioni su chi possa essere l’assassino, chi la vittima e insomma, tutte quelle robe in teoria tipiche del thriller.
In ogni caso, come sospettavo già un mese fa, questo fil rouge, col passare degli episodi, ha sempre meno rilevanza. Sì, le testimonianze, gli ammiccamenti ci saranno sempre, ma finiranno per passare in secondo piano con il proseguimento della narrazione. Vallée si è concentrato infatti più sulla costruzione dei personaggi, affastellando traumi, problematiche e speranze dei protagonisti con grande perizia; non però, attenzione, per giustificare o quantomeno rendere plausibile un loro eventuale omicidio. Perché, va chiarito, Big Little Lies non è un thriller, o almeno non lo è in senso stretto. L’intento è sembrato piuttosto essere quello di scavare dentro la già citata società della medio-alta borghesia americana e il risultato è, senza mezzi termini, riuscitissimo. Quanto detto, risultato preponderante soprattutto dall’episodio 2 al 6 della serie; infatti, il settimo e conclusivo è invece una meravigliosa esplosione di colpi di scena. Non tutti clamorosi e inaspettati, anzi, ma narrati benissimo, in modo coerente e soprattutto coinvolgente rispetto a quanto mostrato nelle puntate precedenti.
Ed è forse in questo frangente che troviamo l’unico vero aspetto deficitario di una serie come Big Little Lies: la fruizione. Diluire la narrazione, di settimana in settimana, raccontando sostanzialmente quel che hanno in testa queste meravigliose MILF, potrebbe stancare lo spettatore medio, indispettito magari anche dal fatto che la suspense non si faccia praticamente mai sentire; che è un po’ l’impressione che ho avuto inizialmente io, prima di calarmi completamente nel mood della serie. Col senno di poi, penso che probabilmente mi sarei goduto di più Big Little Lies facendomi una full immersion, con una bella maratona, divisa perché no anche in due-tre tronconi, e che avrebbe probabilmente aumentato la mia predisposizione empatica nei confronti di queste meravigliose donne (mi sono innamorato di tutte, non solo di quelle principali, sarà la primavera, boh). In tal senso, si fa sentire il mestiere di Vallée, forse, ché come sicuramente già sapete, è uno che viene dal cinema. Comunque, poco male. Big Little Lies rimane una delle perle seriali di quest’anno. Da recuperare a prescindere, in qualsiasi modo.
Ho visto Big Little Lies di settimana in settimana, come forse avrete intuito. In Italia, la messa in onda, programmata su Sky Atlantic, è terminata giusto ieri sera, con una doppia puntata che ha messo la parola fine sulla serie TV in questione. O almeno, così sembrerebbe. Vallée ha infatti dichiarato che per lui Big Little Lies ha già detto tutto quello che doveva dire – e fidatevi, se non avete ancora visto la serie, che è davvero così. HBO e tanti spettatori non sembrano però essere dello stesso parere, quindi non è detto che le vicende si concludano qui, ma vai a sapere™.