Diablo III: Ascesa del Negromante - È rigor mortis, quello, o sei contento di giocarmi?
Dopo cinque anni di fedele servizio nelle terre di Sanctuarium, sono giunto a una conclusione: Diablo III è il comfort food dei videogiochi. Un anno fa, di questi tempi, mi trovavo in una situazione un po’ complicata della mia vita. Non sto qui ad annoiarvi con i dettagli ma la combo “contratto in scadenza-casini con la tipa-colloquio importantissimo a breve (poi andato male)” dovrebbe bastare a dare una bella batosta a chiunque. In ogni caso, cercando ristoro dalla paralisi dell’ansia di quelle opprimenti e calde sere dell’estate scorsa, c’era solo un gioco abbastanza cazzone a cui potessi rivolgermi. Diablo III come unica salvezza, con la sua ignoranza da “ammazza tutto quello che si muove”, l’encefalogramma piatto e le pupille dilatate alla ricerca del prossimo nemico o tesoro. Diablo III come unica igiene (mentale) del mondo: non c’è nessuna preoccupazione che non possa sciogliersi, anche solo per qualche ora, in una catarsi di sangue, oro e oggettini colorati da raccogliere. Diablo III, miglior gioco stupido di sempre oppure il più stupido dei bei giochi di sempre. È anche per questo motivo che l’hack’n’slash per eccellenza è uno di quei piaceri un po’ proibiti che mi concedo di tanto in tanto, con moderazione ma sempre con grande soddisfazione.
Pur non sfornando un gioco esattamente brillante al lancio, la casa di Irvine ha saputo supportare Diablo III molto bene in questi anni, prima con una riscrittura completa del sistema di loot e poi con l’espansione Reaper of Souls che, oltre a un atto della storia nuovo e migliorie varie, introduceva il Crociato, l’eroe della luce senza macchia e senza paura. Con l’espansione L’ascesa del negromante, Blizzard si muove in direzione opposta, proponendo un personaggio a tinte fosche, legato ai poteri oscuri della morte e della risurrezione. Il fulcro del funzionamento del negromante, infatti, sta proprio nell’utilizzo dei cadaveri lasciati dai nemici come armi o catalizzatori di effetti potenti. È possibile, infatti, usare i corpi delle creature demoniache già uccise in precedenza per generare lance acuminate in grado di trafiggere i nemici vicini, assorbirli per rigenerare la propria salute o la propria essenza (il “mana” di turno) o, meglio ancora, farli esplodere in spettacolari esplosioni a catena in grado di obliterare orde di nemici in pochi secondi. Gli altri poteri seguono più o meno lo stesso tema, fra salassi dell’energia vitale dei nemici, evocazione di orde di scheletri o gigantesche falci e strazianti maledizioni da infliggere alle creature che infestano Sanctuarium. È un personaggio quindi dalla spiccata sensibilità verso il crowd control, ovvero verso la gestione di grosse quantità di piccoli nemici. Non appena iniziano a comparire i primi cadaveri sul campo di battaglia, non ce n’è per nessuno, mentre fatica un po’ di più nello scontro con pochi nemici più corazzati come campioni, elite o boss di vario genere. Perfetto, come tutto il gioco d’altronde, per essere giocato in compagnia di un amico in grado di resistere ai primi assalti e lasciare che il terreno si riempia del sangue degli empi esseri che affollano Nuova Tristram e tetri hinterland.
Tuttavia, per quanto il negromante riprenda, in linee generali, le meccaniche da “glass cannon”, ovvero da personaggio molto forte ma relativamente fragile, sembra che comunque si difenda molto bene. Anzi forse fin TROPPO bene, rinnovando l’eterno stereotipo di “personaggio nuovo = personaggio sbilanciato”. Ma in fondo, ce ne frega qualcosa? Assolutamente no, perché tanto Diablo III non è una gara contro nessuno, se non contro i nostri demoni interiori, quelle ansie e quelle responsabilità dalle quali possiamo trovare conforto facendo esplodere cattivi in una nebbia di carne putrescente e necrotica. In ogni caso, aspettatevi un nerf delle abilità a breve.
Ho letto in giro un po’ di polemiche circa il prezzo apparentemente eccessivo (15 euro) dell’espansione e francamente, come sempre, trovo difficile commentare questo tipo di considerazioni economiche, perché ogni persona ha una propria sensibilità circa il valore del proprio intrattenimento. Personalmente ritengo che la possibilità di sterminare nemici in quantità industriale utilizzando l’esplosione cadaverica vada da sola il prezzo del biglietto. E in fondo cos’è il costo di una pizza e una birra (o poco più), per avere in cambio anche solo la scusa di ributtarsi, per un numero non ben precisato di ore, fra le sabbie di Caldaeum o i corridoi della fortezza del Pandemonio, sbudellando nemici e usando i loro cadaveri per empi e distruttivi rituali? Insomma vi piace Diablo III e avete quindici euro in tasca? Dateglieli senza troppi problemi, ne vale la pena.
Diablo III merita questo ed altro perché c’era quando avevo bisogno di lui e ci sarà sempre, anche solo per ricordarmi che un mondo peggiore è possibile.
Ho giocato a L’ascesa del Negromante grazie a un codice che ho comprato di tasca mia che, mannaggia a loro, producono eroina e non videogiochi. Ho portato avanti un personaggio Negromante, dalle sue umili origini fino al settantesimo livello (e oltre, se consideriamo i livelli di eccellenza), fino ad arrivare a essere in grado di sopravvivere e buttare mazzate egregiamente in difficoltà Tormento III. Il tutto mi ha impegnato una ventina di ore, ma ovviamente le cose potrebbero radicalmente cambiare nella vostra esperienza di gioco.