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Splasher - No paint, no gain!

Splasher - No paint, no gain!

È un sabato mattina di metà estate e fuori il sole splende già da qualche ora, quando mi sveglio un po’ frastornato per i bagordi della notte prima. Se qualche anno fa il termine “bagordi” implicava folli notti in giro per locali, ora, una volta superata la soglia degli “enta”, il termine serve a identificare i giorni in cui ho semplicemente bevuto una birra in più del necessario e mi sono addormentato davanti a Netflix. Mentre metto su il caffè e tiro fuori dalla credenza i preziosi biscotti importati dall’Italia, ché qui hanno solo quelle schifezze burrose, mi ricordo che è la settimana della Summer Games Done Quick (SGDQ), un evento benefico in cui decine di speedrunner si alternano ininterrottamente per una settimana ad affrontare giochi nel modo più veloce possibile, trasmettendo il tutto su Twitch e accettando donazioni per vari enti benefici. Non stiamo parlando di un eventucolo, ci tengo a precisare, vista la media di duecentomila spettatori e i due milioni di dollari raccolti ogni anno.

Ancora assonnato, mi collego a Twitch per vedere cosa stiano trasmettendo, e mi ritrovo davanti un ragazzo un po’ cicciotto e con la faccia da nerd che parla con un marcato e fastidioso accento francese. Negli Stati Uniti, da dove trasmettono la SGDQ, sono le due del mattino e la sala alle spalle dello speedrunner, normalmente gremita di spettatori, è un deserto di sedie vuote, a parte un paio di sparuti e assonnati individui. Il nerdone, francese senza lo straccio di un commentatore (che pena!), è costretto a fare tutto da solo: rimbalzare col suo personaggio a velocità supersonica da un lato all’altro dello schermo in questo non meglio identificato gioco e cercare di spiegare cosa stia facendo. “Questo gioco non lo conosce nessuno al di fuori dalla Francia, è un peccato!”, commenta a un certo punto. E a ben vedere ha ragione, visto che questo colorato platformer pare proprio carino.

È in questo modo un po’ trasversale che ho conosciuto Splasher, prima ancora che il buon giopep me lo assegnasse a sorpresa qualche giorno fa, in concomitanza con l’uscita su PlayStation 4, Xbox One e Switch, mentre su Steam è già disponibile da qualche mese. Volendo usare la più classica delle formule descrittive, in cui “gioco A incontra gioco B”, allora Splasher è “Super Meat Boy incontra Portal 2”, ed è effettivamente un paragone calzante. Da Super Meat Boy eredita le meccaniche da platform frenetico, pulito e iper-tecnico con la bestemmia facile e la tendenza al classico ”ancora un altro tentativo”. Da Portal 2, invece, mutua i gel colorati, geniale meccanica che compariva nella seconda metà del capolavoro Valve. La trama ha l’essenzialità propria di un titolo del genere: lo sbarazzino protagonista lavora in una fabbrica di vernice come custode ma un giorno scopre che il malvagio capo della corporazione che lo impiega sta sperimentando sui suoi colleghi, trasformandoli in orrendi ibridi robot/patata (sic). Sgamato malamente mentre curiosa dove non dovrebbe, lo “splasher” scappa per cercare di rovinare i piani del malvagio dottore.

Una volta salvati, i colleghi scappano allegramente a bordo di un razzo.

Una volta salvati, i colleghi scappano allegramente a bordo di un razzo.

Nelle meccaniche di base, il gioco ricorda da vicino il succitato Super Meat Boy, specie nel modo in cui il personaggio si muove e salta un po’ svolazzante, ma ben presto si viene introdotti al magico mondo dei gel, che cambia radicalmente l’esperienza. Il gel rosso permette al giocatore di aderire a superfici verticali o di camminare a testa in giù, ma ne rallenta il movimento se posto su normali superfici orizzontali. Il liquido giallo, invece, è quello rimbalzoso e spedisce il protagonista indietro con una forza uguale e contraria, un po’ come già visto col liquido blu di Portal 2. Infine abbiamo la semplice acqua, per lavare via i liquidi dalle superfici, attaccare i nemici e attivare meccanismi.

Questi tre elementi compaiono fin da subito nei primi livelli, ma col tempo è possibile spruzzarli in prima persona su superfici e pareti, rendendo possibili intricate e spettacolari acrobazie. In fondo, il gioco è tutto qui: aiutare il protagonista ad attraversare il livello indenne correndo, saltando e spruzzando liquidi su muri e superfici. Potrebbe risultare limitante ma gli sviluppatori riescono a dare un’ottima varietà ai livelli, salvando il giocatore da ogni rischio di noia e ripetitività. Ogni livello ha infatti un tema “portante”: i primi si concentrano su di un solo elemento alla volta per poi utilizzarli insieme mentre, verso metà gioco, si passa a meccaniche più complesse e monouso, come quella del livello ventoso, in cui il gel appiccicoso si presta a ben altri usi in aggiunta a quelli abituali. C’è da aspettarsi, inoltre, che un gioco del genere proponga dei collezionabili sparsi per il livello e Splasher non fa eccezione. È infatti possibile trovare e salvare i “colleghi” del protagonista, a volte semplicemente raggiungendoli in strambe posizioni nel livello, a volte risolvendo piccoli puzzle o affrontando qualche ondata di nemici. La maestria e la rifinitura nella concezione e realizzazione del gameplay e dei livelli è presto spiegata: il gioco è stato realizzato da uno dei level designer di quella piccola gemma di platforming 2D che è Rayman Origins.

A volte, i diversi gel si intrecciano fra loro in spirali di bestemmie.

A volte, i diversi gel si intrecciano fra loro in spirali di bestemmie.

Splasher è un gioco veloce, fulmineo, chiaramente concepito avendo bene in mente la community di speedrunner, senza inficiare l’esperienza casual. Cosa più importante, Splasher è divertente, frenetico, colorato ed estremamente ben realizzato in ogni suo aspetto tecnico, pur senza strafare. Lo stile grafico è cartoonoso e vistoso nei colori, ricordando, pur da lontano, quello di Splatoon, con il quale condivide il tema di vernici e inchiostri. I controlli e la fisica sono praticamente perfetti e sempre piacevoli: svolazzare e rimbalzare qui e là nei livelli è uno spasso, e solo la fisica dei getti d’acqua risulta a volte un po’ incoerente, generando situazioni inaspettate.

Non vi aspettate una passeggiata, perché Splasher è tosto, specie quando le cose cominciano a complicarsi nei livelli finali, con le morti e relative bestemmie che inizieranno ad accumularsi come titoli nel backlog dopo i saldi di Steam. Ciononostante, la curva di difficoltà è ben rifinita e gran parte delle mie disfatte sono dovute a mie colpe, o al chiaro decadimento dei miei riflessi con la senilità, e non di certo a demeriti del gioco stesso.

Il fatto che Splasher sia un po’ passato in sordina è semplicemente criminale. Se, a differenza mia, non avete avuto la fortuna di scoprirlo grazie alla SGDQ e se Super Meat Boy vi ha fatto sbarellare ai tempi, spero davvero che questo articolo vi abbia convinto a dargli una chance. Ha tutto il diritto di stare nell’olimpo dei platform 2D di questa generazione e spero che l’uscita su console possa dare al gioco una nuova spinta per farsi vedere sul mercato.

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Ho giocato a Splasher su Steam grazie a un codice offerto dagli sviluppatori. Ho completato la modalità standard in circa sei ore, raccattando i poveri colleghi sparsi per i livelli quando possibile e accumulando un numero ragguardevole di offese all’intero pantheon Giudaico-Cristiano. Il gioco è già disponibile anche su PlayStation 4 e Xbox One e dovrebbe esserlo presto anche su Switch.

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