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Dragon Quest Builders: I heard that you like Minecraft...

Dragon Quest Builders: I heard that you like Minecraft...

Dragon Quest Builders è il port dell’omonimo gioco uscito un paio di anni fa su PlayStation 4 e Vita e che potremmo definire in modo molto efficace come il Minecraft di Dragon Quest. Potrei anche chiudere qui la recensione, perché questa definizione corrisponde al 100% a quello che troverete nel gioco, ma onde evitare cazziatoni da giopep, vedo di andare un po’ più sul dettaglio.

Partiamo proprio dalle basi: Dragon Quest Builders è un gioco di crafting, ed esattamente come in Minecraft, Terraria o Portal Knights, lo scopo del gioco è recuperare materiali grezzi, per poi raffinarli sempre di più e usarli per costruire edifici, armi e oggetti dagli usi più svariati. Su questa struttura di base, Square Enix ha “appicciato” l’IP di Dragon Quest, riempiendo un mondo blocchettoso molto vicino a quello del gioco Mojang con mostri e personaggi di matrice giapponese e aggiungendo una modalità storia che avvicina il giocatore in modo dolce alle enormi potenzialità creative tipiche del genere.

Dragon Quest Builders è fondamentalmente Minecraft se lo avessero fatto dei giapponesi invece che degli scandinavi. Se uno è focalizzato sulla modalità creativa e sulla fisica del gioco, l’altro lo è sulla storia e sulla giocabilità; se uno ha uno stile super squadrato, l’altro è puccettosissimo; se uno ha una forte componente social e online, l’altro è solo single player e offline. Insomma, avete capito l’andazzo. Di fatto, Dragon Quest Builders fa un notevole sforzo per essere il più approcciabile e gentile possibile nella curva d’apprendimento, con un ottimo risultato finale, tanto che il titolo Square Enix è probabilmente il miglior gioco di crafting per neofiti, perché spiega, con un tutorial non esageratamente intrusivo e una progressione degli oggetti craftabili ben curata, come passare dalle case di sterco ai castelli, senza lasciare nulla alla sola intuizione del giocatore.

La storia in sè è francamente piuttosto banale: il nostro eroe è il prescelto che riporterà nel regno di Alefgard il potere di creare cose, rubato anni prima dal Dragonlord con un inganno. A guidarlo nella sua avventura, una dea benevola che gli assegnerà varie missioni, fino a condurlo a ricostruire il mondo come era una volta. Una cosa davvero super leggera, che è poco più di un pretesto per dare un senso al tutorial ma funziona molto bene. Seguendo questo arco narrativo, il gioco ci accompagna lungo una serie di missioni dalla complessità crescente, che ci porteranno a esplorare vari continenti e a costruire un sacco di cose. Come da tradizione per questo genere di giochi, la lista di oggetti craftabili è davvero lunga e spazia dalle strutture al cibo, alle armi e armature, passando per pozioni e arredi, il tutto in stile Dragon Quest, quindi leggermente super deformed. In tutta onestà, non ci sono singoli oggetti che spiccano per particolare originalità, ma anche qui si nota uno sforzo per semplificare la vita del giocatore. Per esempio, il letto, che permette di saltare le fasi notturne, è molto semplice da realizzare, e una delle prime missioni spiega come creare le Ali di Chimera, un teleport che ci riporta al villaggio iniziale, molto utile per esplorare in lungo e in largo senza temere di perdersi. Di contro, si notano anche alcuni dei tipici difetti dei giochi di matrice nipponica: per esempio, è possibile salvare solo in prossimità della bandiera del villaggio e i testi sono come sempre un po’ troppo prolissi (e non è possibile saltare molti dialoghi).

Al netto della struttura di base, Dragon Quest Builders ha un paio di meccaniche di gioco al 100% originali: la prima è il focus sulla funzione degli edifici creati e la seconda sono i vari NPC che si possono incontrare. Dato che tutta la storia è incentrata sulla ricostruzione di Alefgard, Dragon Quest Builders mette moltissima attenzione sulle dimensioni e qualità del villaggio, attribuendo un punteggio ad ogni stanza creata, sulla base degli elementi depositati al suo interno. Il gioco identifica come “stanza” ogni area circondata da un muro alto almeno due blocchi e con una porta e una fonte di luce all’interno, e le assegna un punteggio principalmente sulla base di cosa ci mettiamo dentro. La somma del punteggio di tutte le stanze dà il punteggio complessivo del villaggio, che a sua volta ne determina il livello, e che a sua volta si riflette sulla forza dei suoi abitanti. Diciamo che il villaggio è una specie di NPC, e questo taglio è senz’altro la caratteristica più distintiva di Dragon Quest Builders. Gli NPC sono invece gli abitanti del villaggio, che vanno arruolati poco per volta nel corso della storia. I personaggi si occupano principalmente di darci missioni, ma sbloccano anche nuovi oggetti craftabili e in generale sono richiesti per procedere nel gioco, perché l’idea è che non c’è villaggio se non ci sono i villici.

Rispetto ad altri titoli simili, Dragon Quest Builders sceglie un approccio relativamente rigido alla creazione degli edifici, in parte dettato dalla telecamera in terza persona, che limita molto la creazione di tetti, e in parte dal desiderio di rendere il gioco più strutturato. Per esempio, è possibile posizionare blocchi solo al livello del personaggio, un livello sopra e un livello sotto, con la conseguenza che tutte le costruzioni si espandono principalmente in estensione, ma non in altezza, perché costruire in altezza diventa davvero faticoso. O ancora, è impossibile creare oggetti di cui non si possiede la ricetta, anche avendone gli ingredienti. Il lato positivo di queste scelte è che il sistema di posizionamento dei blocchi funziona piuttosto bene e non si rischia mai di perdersi in complessi menu di scelta delle ricette, perché tutto il processo di crafting è estremamente lineare e comprensibile.

Dal punto di vista tecnico, si vede che Dragon Quest Builders è la conversione di un titolo multipiattaforma di un paio d’anni fa: il gioco fa una figura assolutamente dignitosa, ma non spicca per qualità grafica o audio. Diciamo che gli va molto bene che gli altri giochi di crafting presenti su Switch, ovvero Minecraft e Portal Knights, siano più o meno allo stesso livello. Ci sono però un paio di cosette bruttine: l’acqua, una specie di blob blu indefinito, e una resa in modalità portatile non eccellente, complici una visuale a volo d’uccello che fa sembrare tutto piccolissimo e dei colori un po’ troppo uniformi. Peccati veniali, ma ve li segnalo. Inoltre, visto che lo standard per questi giochi è una spiccata componente multiplayer, vale la pena di sottolineare ancora una volta come Dragon Quest Builders sia un’esperienza al 100% per giocatore singolo. Di suo non è un difetto, ma è bene saperlo.

In conclusione, Dragon Quest Builders è un gioco onestissimo, ma un po’ vecchio come struttura. Va benissimo per chi si vuole avvicinare a questo genere ma, considerando la forte concorrenza di titoli simili, che generalmente hanno anche il multiplayer e spesso sono più economici, lo consiglierei solo a chi ha uno specifico interesse per l’IP di Dragon Quest. Per tutti gli altri, non c’è una vera ragione per preferirlo a un Minecraft qualunque.

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Ho giocato a Dragon Quest Builders grazie a un codice digitale gentilmente offerto dal publisher e ho realizzato villaggi e picchiato mostri per qualche oretta, principalmente in modalità portatile. Conoscevo già il gioco dalle precedenti versioni e vi segnalo che, a livello di contenuti, questa edizione Switch è sostanzialmente identica: sono stati aggiunti solo alcuni oggetti cosmetici e un mostro cavalcabile.  Come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua

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