Scribblenauts: Showdown è solo un altro mediocre party game
Scribblenauts e il suo seguito potenziato Scribblenauts Unlimited sono stati fra i puzzle game più originali e interessanti degli ultimi dieci anni. Pur con il loro evidente target infantile, erano forti di una meccanica semplice e brillante, che giocava sapientemente coi luoghi comuni del genere e puntava a scardinare totalmente la quarta parete. Quante volte, durante la soluzione di un arzigogolato puzzle di un qualsiasi gioco, ci siamo detti “Ah, se solo avessi [oggetto a scelta]! Potrei risolverlo in un attimo”. In Scribblenauts era possibile fare esattamente questo, far apparire nell’ambiente di gioco quasi qualsiasi oggetto ci venisse in mente, semplicemente scrivendone il nome sul quadernino magico del protagonista. Unico limite all’immaginazione del giocatore, il pur folto vocabolario di gioco, che è andato via via arricchendosi di oggetti, entità e aggettivi nel corso delle varie riedizioni. Il tutto, poi, si prestava benissimo anche al semplice e puro cazzeggio: chi sarà più forte fra Dio e Cthulhu? Evochiamoli entrambi e facciamoli menare! (Spoiler: vinceva Dio.)
È anche per queste ragioni che mi piange il cuore a dover liquidare Scribblenauts: Showdown come nient’altro che l’ennesimo mediocre party game. Le sezioni puzzle sono relegate nelle retrovie, come se fossero extra, mentre l’enfasi del gioco è posta fortemente sui vari minigiochi e sulla modalità multiplayer competitivo in stile gioco da tavolo (chiamata appunto Showdown), di mariopartyana memoria.
Sulla modalità puzzle, qui denominata sandbox, c’è poco da dire, essendo sostanzialmente identica a quanto realizzato nei capitoli precedenti: un ambiente bidimensionale da esplorare per risolvere i vari problemi dei personaggi che lo popolano, in modo da guadagnare starite, la valuta del gioco. In Scribblenauts: Showdown questa sezione è di gran lunga ridotta nel numero di scenari disponibili, e realizzata in modo ben peggiore rispetto alla sua precedente incarnazione. All’indubbia stanchezza dei rompicapo proposti, si aggiunge anche una gestione dell’interfaccia che costringe il giocatore a entrare e uscire continuamente dai menu per controllare la lista e le istruzioni di ogni singolo puzzle, mentre prima questa gestione era comodamente integrata nell’interfaccia di gioco. L’inserimento delle parole, almeno nella versione PlayStation 4 da me provata, è gestita tramite un sistema che prevede l’utilizzo combinato di levette analogiche e pulsanti frontali: abbastanza comodo, una volta che ci si prende la mano. Certo, la tastiera a schermo del DS o quella fisica di un PC erano ben più comode, ma questo sembra essere veramente l’ultimo dei problemi.
Se la modalità puzzle è comunque fortemente diluita ma tutto sommato piacevole, la raccolta dei minigiochi proposti va dal “carino le prime due volte” all’imbarazzante spinto. Scribblenauts: Showdown propone due tipologie principali di minigiochi: giochi di parole e giochi di velocità. La differenza è che i primi richiedono l’inserimento di una parola prima dell’inizio del gioco. La parola scelta, a seconda del caso, deve rispettare determinati criteri o iniziare con una lettera selezionata a caso dal gioco e andrà a influenzare lo svolgimento. Ad esempio, in uno dei minigiochi proposti, è necessario raccogliere alcuni oggetti in giro per lo spazio con un’astronave, per poi riportarli in un buco nero e cercare di “riempirlo” il prima possibile. Gli oggetti che si trovano nello spazio corrispondono alla parola scelta all’inizio, quindi, scegliendo un oggetto molto pesante, è possibile riempire il buco nero più velocemente. Pur muovendosi da un’idea carina, anche i migliori minigiochi di questa categoria non riescono a intrattenere per più di un paio di partite, risultando abbastanza scialbi e anonimi. Sensazione che si acuisce quando ci si rende conto che nella maggior parte dei casi il peso delle parole è infimo ai fini del minigioco stesso.
I giochi di velocità, invece... sono ancora peggio, e raccattano ogni forma di blanda attività spammosa, del tipo premi velocemente la X, già vista e realizzata meglio in quasi ogni altro party game che abbia provato. Ammesso che siano mai stati divertenti, questo genere di minigiochi, poi. Poco da dire anche sulla modalità Showdown, che non si basa sul tradizionale lancio del dado ma su un sistema abbastanza soporifero di carte: la poca varietà e la scarsa qualità dei minigiochi proposti ne pregiudicano in partenza la realizzazione.
Non basta quindi la grafica cartoonesca e ben realizzata, insieme ai classici personaggi pucciosi della serie, a salvare Scribblenauts: Showdown dallo scempio del suo passaggio al genere dei party game. L’intera operazione sa di speculazione, specie considerando il prezzo quasi pieno a cui viene offerto il gioco. C’è ben poco con cui divertirsi, anche se voleste considerarlo per un regalo a figli, nipoti e marmocchi vari.
Maxwell e il suo quaderno magico meritavano molto ma molto di più.
Ho giocato a Scribblenauts: Showdown su PlayStation 4 Pro grazie a un codice fornito dal distributore italiano. Ho impiegato poco meno di un paio di ore per completare tutti gli scenari della modalità Puzzle, provando tutti i minigiochi e imbarcandomi in un paio di soporifere partite nella modalità Showdown contro un avversario controllato dal computer. Non ho avuto il coraggio di giocarci coi miei amici per paura del loro giudizio sulle mie scelte di vita. Scribblenauts: Showdown è disponibile anche su Switch e Xbox One. Ah, come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.