Steredenn le spara davvero grosse
Come da firma in calce, non ho mai nascosto la mia passione per gli sparatutto, forse il mio genere d’elezione. Dove osa la Vic Viper, nulla è lasciato al caso, lì riflessi e memoria sono messi alla frusta in egual misura, in un continuo ripetersi di fatti e situazioni. Alla luce di questa premessa, mi sono scontrato per diverse riprese con Steredenn, peccando di testardaggine e restando in principio immobile sulle mie posizioni, salvo poi ravvedermi. Con il senno di poi, riconosco il mio iniziale errore di valutazione.
Facendo leva su un algoritmo procedurale, Steredenn ribalta la consueta prospettiva degli sparatutto: la disposizione delle astronavi nemiche, il loro movimento in formazione e le eventuali condizioni ambientali sono randomizzate, seguendo una logica ben precisa. Come di consueto, alla lunga si nota una certa ricorsività, una velata e rassicurante sensazione di déjà vu. L’azione è un continuo crescendo di difficoltà, con livelli in principio brevi e quasi sfuggenti, sezioni che culminano con l’immancabile boss. Qui il gioco si fa fedele alla linea, con fregate, incrociatori e colossi di metallo dai pattern d’attacco sempre identici, alla lunga riconoscibili e prevedibili. Una volta affrontati, i bestioni si accomodano nell’Arena, modalità che permette di affrontarli senza assilli, in modo da studiarne i punti deboli. Pixelnest Studio, alla fine, osa il giusto, la sua è una provocazione sottile e mai fine a se stessa.
La chiave per il successo passa per un utilizzo consapevole dei bonus messi a disposizione, in uno sparatutto al bacio, una gioiosa macchina da guerra. Una volta ridotti a brandelli, i cargo rilasciano il loro prezioso contenuto, i frammenti di un corposo arsenale: c’è davvero di tutto, si passa dai laser a corto raggio – una sorta di shotgun al plasma – ai bot, droidi del tutto autonomi. C’è spazio anche per le armi a corto raggio, lame circolari e spade affilate da affondare negli scafi. Con a disposizione due slot da riempire, si possono creare molteplici combinazioni.
I perk sono custoditi dai boss di fine livello e sì, alla lunga fanno davvero la differenza. Se il fato l’assiste, la timida astronave si ritrova con una gigantesca potenza di fuoco, sufficiente però appena a sopravvivere, perché come già sottolineato, Steredenn cresce sempre di tono. Inizialmente il gioco pare il sabba della frustrazione, vi mette alla corda a suon di poderosi schiaffoni. Alla lunga qualcosa scatta, quasi ci si abitua alle sue angherie, le difficoltà non sembrano poi così insormontabili. Infine ci si rende conto che, al netto dell’algoritmo procedurale, Steredenn è uno sparatutto dal cuore duro e puro, fedele ai canoni del genere.
In verità, Steredenn non è affatto una prima visione: il gioco ha visto i natali su PC nel 2015, passando anche per l’accesso anticipato di Steam, una formula molto apprezzata dagli sviluppatori emergenti. L’edizione per Switch è una versione riveduta e corretta, stracolma di contenuti inediti e ribattezzata Binary Stars. L’elenco delle modifiche apportate è presente sul sito dello sviluppatore e sono molte le novità, cuore di un aggiornamento che sarà distribuito gratuitamente anche sugli altri formati, ma in un secondo momento.
A livello di codice, la release 2.0.0 di Steredenn presenta qualche bug di troppo, imperfezioni destinate a svanire con un’apposita patch, che sarà disponibile a partire dall’11 aprile. Pixelnest Studio ha già recitato il mea culpa e questo mi basta, mi auguro solo che i crash di sistema diventino un ricordo. A detta dello sviluppatore, anche i rallentamenti e lo stuttering – quest’ultimo presente in poche e sporadiche sezioni – hanno i giorni contati. Al netto di queste debolezze, Steredenn è una gioia per i sensi, con pixel ruggenti e taglienti, che trovano la loro perfetta dimensione sullo schermo della console Nintendo. Pur non amando troppo il genere, ho apprezzato tantissimo la colonna sonora dalle sfumature metal, accompagnamento a dir poco azzeccato.
Al netto delle prime incomprensioni, Steredenn mi ha conquistato, rivelandosi uno sparatutto quadrato e concreto, dove nulla è lasciato al caso. Forse non è perfetto come un must della Cave, probabilmente non ha il carisma di un titolo Treasure o il sangue blu Technosoft, eppure è un gran bel giocare. L’importante è affrontarlo senza pregiudizi, accantonando le posizioni più reazionarie e integraliste sul genere.
Ho giocato a Steredeen in formato Switch, grazie a un codice messo a disposizione dallo sviluppatore, sia in modalità portatile che docked. Prima di stilare la recensione, ho accumulato almeno venti ore di gioco, incappando in qualche crash di sistema. I bug sono destinati a svanire con l’imminente patch, ormai in dirittura d’arrivo. Per tutti i dettagli, vi rimando all’esaustivo changelog.