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Backlog #15: Oh, è pazzesco ma alla fine ti riesco anche a scrivere di Aggelos!

Backlog #15: Oh, è pazzesco ma alla fine ti riesco anche a scrivere di Aggelos!

Backlog è la rubrica in cui chiacchieriamo fuori tempo massimo di giochi che abbiamo recuperato nella nostra lotta infinita contro il cumulo di arretrati. Sono quei giochi troppo recenti per poter essere ammessi nell'ospizio ma già troppo vecchi perché possa ancora interessare a qualcuno una recensione classica.

Con Aggelos è stato un tira e molla notevole, tra me e giopep, con il gioco assegnato durante l’estate e una recensione che proprio non ce la faceva ad arrivare. È tutta colpa mia, un po’ perché gli impegni si susseguono e impilano implacabili, un po’ perché Aggelos è una pizza notevole da giocare, e mica riesco sempre a trovare la grinta necessaria, durante la giornata.

Aspè, non è che mi costringi a giocare ancora? Nel caso, tranquillo, amici come prima.

Come moderno omaggio a Wonder Boy in Monster Land, è arrivato appena in tempo, qualche mese prima che Monster Boy (protip: una figata pazzesca, cacciate i soldi e giocateci ieri) si presentasse superfigo per rendere ridondante e obsoleto ogni gioco desideroso di strizzare l’occhio all’opera di Nishizawa, però Aggelos vanta anche altre qualità, come quella sensazione di avere tra le mani un’opera inconfondibilmente falsa e contraffatta, un po’ come le borse dai marchi buffi che gli ambulanti a Trastevere cercano di appiopparti se ti attardi un attimo ai lati della strada. Colpa di quella palette a metà tra NES e Master System, che non sa né di carne né di pesce (accrescendo l’angoscia nel contempo), delle dimensioni dei boss impensabili sui sistemi vetusti o della fantasia piatta come l’encefalogramma di un trilobite mostrata nel design degli sprite, banali e privi di carattere come non ne vedevo da tempo. La colonna sonora è l’unico aspetto che spicca con vigore, ma fatica alla grande per controbilanciare i nefasti aspetti in cui Banalità: The Game (nome con cui Aggelos è conosciuto in alcuni paesi, mi dicono) mostra i suoi punti di forza, con i suoi prevedibili dungeon elementali, le erbe medicinali per fare il pieno di energia una volta esauriti i cuoricini (come le medicine di Wonder Boy) e tanti altri cliché perfettamente al loro posto.

L’avreste mai detto? Un dungeon acquatico ingegnato con sapienza. lo trovate in Aggelos.

Mettendo da parte l’ironia, la mancanza di grinta di Aggelos è davvero un peccato, giacché gli enigmi e il level design all’interno dei labirinti appaiono spesso assai godibili, anche se, ovviamente, ogni nuova peripezia può essere risolta sfruttando l’ultimo gadget raccattato, come l’ABC di Zelda impone. Tuttavia, ogni timido accenno di luce viene adombrato da qualche fregatura e l’anima oscura di Aggelos prende forma dietro alle ambizioni ruolistiche del gioco. Con un sistema di punti esperienza e livelli con cui divenire più resistenti e picchiare con maggior vigore, il delicato equilibrio tra abilità arcade e gestione dell’equipaggiamento di un Monster Land a caso crolla come un castello di carte, aprendo le strade al grinding selvaggio. La ciliegina sulla torta è il sistema di controllo, che utilizza l’analogico al posto del classico d-pad per muovere il protagonista, almeno con il classico pad dell’Xbox 360 e senza magheggiare in aramaico con fantomatici file di configurazione evocando Yog-Sothoth, una cosa che davvero detesto nei giochi di matrice arcade. Trafficare con i file di configurazione, intendo, non evocare Yog.Sothoth; quello, volendo, lo possiamo pure invitare per la tombolata di Natale.

Ma lo sai che mi dispiace quasi terminare qui la mia avventura con Aggelos, amico pesce?

Lo so, quest’opera di demolizione per iscritto ci ha messo davvero parecchio a giungere su Outcast, ma non c’è nessun lieto fine nascosto dopo i titoli di coda. Dopo tutto questo tempo, Aggelos si rivela un gioco meh, l’impersonificazione digitale del meh, un elementale del meh, via! Lo era anche questa estate, sia chiaro, ma adesso non ha davvero ragione di esistere, con Monster Boy nei paraggi.

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