DanDaDan: DandaranDandaranDandaran
Forse, davvero, piuttosto che scrivere della serie anime di DanDaDan farei meglio ad andare avanti a ripetere “DandaranDandaranDandaranDandaran”.
Forse non c’è davvero altro modo per onorare lo spirito assurdo di questo anime che prende una delle serie shonen più sbarellate del decennio e la porta “up to eleven”, obbligandomi a dire una cosa che, se avete letto i miei articoli precedenti, è completamente fuori dal mio personaggio.
Siete pronti?
DanDaDan l’anime è meglio di DanDaDan il manga.
Dimenticate le debolezze oggettive del manga, dalle tavole in cui i personaggi sembravano tagliaincollati sulle scenografie ad alcuni momenti in cui il ritmo tra vignetta e vignetta non si adattava al tempo della narrazione, facendo incespicare nella scansione della pagina.
Nell’anime una regia di ferro flette i muscoli e letteralmente non sbaglia un fotogramma replicando praticamente 1:1 le inquadrature del manga eppure facendole sembrare mai viste prima.
La stessa cosa la fa il design di personaggi ed ambienti, di cui la sigla iniziale è davvero il sunto perfetto: la lezione che va da Spiderman: Into the Spiderverse a The First Slam Dunk su come ibridare veramente analogico e digitale senza che venga servita allo spettatore una sbobba indigeribile in cui le tecniche si contrastano è il fondamento imprescindibile di ogni puntata.
Così l’azione, fondamento dello shonen, e soprattutto questa particolarissima visione “punk” dell’azione in cui l’otaku Ken Takakura e la “gyaru” Momo Ayase affrontano le più assurde leggende metropolitane con altrettanto assurdi “superpoteri involontari” mentre alternano frasi eroiche e battute da spogliatoi delle scuole medie, scivola in maniera fluida su un tappeto di tecniche miste da cui i fotogrammi chiave vengono estratti, ricreati e poi editati, effettati ed intercalati digitalmente dal team assemblato da Science Saru, studio che ha all’attivo altri anime “serial-sperimentali” come Keep Your Hands Off Heizuken!!
La messa in scena tratta con la stessa cura le emozioni, l’altro punto forte del manga, dando il giusto tempo e spazio tanto alla romcom adolescenziale tra “principessa forte” e “sfigato” che sta prendendosi a forza il suo spazio (e per fortuna) in un panorama precedentemente dominato da “straight guy” ignari delle attenzioni femminili, “fidanzati imbarazzati” e “maniaci (più o meno) involontari”, quanto a momenti genuinamente commoventi.
Proprio mentre scrivo, Crunchyroll ha appena pubblicato “sull’internet” il famigerato “Episodio 7” con la delicatezza di un cazzotto nello stomaco ed è innegabile che parte del carico emotivo sia stata trasmessa da brevi sequenze di riprese cittadine dal vivo trasformate dall’editing in flashback trasudanti dolore.
Vogliamo trarre le conclusioni? La serie anime tratta dal manga DanDaDan non può essere chiamata “riduzione” ma, semmai, “espansione”. Tutte le caratteristiche che lo hanno reso un caso editoriale capace di presentare una alternativa ad un panorama shonen ancora condizionato dall’ingombrante eredità dei “tre grandi” (One Piece, Naruto, Bleach), ormai vecchia di due decenni, vengono prese in carico e potenziate da una mentalità produttiva aperta alle più recenti innovazioni e con due palle (dorate?) così.
Si tratta di una serie anime che va vista e che si piazza dritta nel podio delle migliori di questo decennio e difficilmente ne verrà scalzata.
Devo dire ancora qualcosa? Ah, sì.
Dandaran Dandaran Dandaran Dandaran
Dandaran Dandaran Dandaran Dandaran