Steins;Gate: questo articolo è un deja-vu
Antefatto: a scrivere di Steins;Gate io ci ho già provato. L’articolo è rimasto in bozza incompleta per settimane fino a quando il Dominus Giopep non mi ha ingiunto di finirlo o toglierlo di mezzo.
Troppe cose da dire, troppo amore, troppo stroppia: lo rimossi.
Ora, complice una Cover Story “fattapposta”, ci riprovo e cercherò di essere oggettivo, lucido, mirato. Farò parlare i fatti e non le emozioni, terrò la barra del mio destino dritta e inciderò questo articolo nel web con la freddezza di un consumato neurochirurgo. Iniziamo.
Steins;Gate è una figata pazzesca e se non lo guardate almeno due volte di fila siete pazzi nella testa.
OK, forse non è andata esattamente come pensavo, per cui proviamo ad approcciarla con più calma e ad espandere gradualmente il concetto “è una figata pazzesca e se non lo guardate tre volte di fila siete pazzi nella testa” in loop che mano a mano rendono più chiaro di cosa si parla e aggiustano le cose dando un senso a qualcosa che di senso pareva averne meno di zero.
Esattamente come fa Steins;Gate.
Quindi: Steins;Gate è un anime di 24 episodi realizzato dallo studio White Fox nel 2011, basandosi sulla visual novel, per una volta non erotica, della blasonata software house Nitroplus che ha tra i vari meriti quello di aver co-prodotto con TypeMoon le light novel di Fate/Zero e di aver dato spazio al raggelante sadismo talento creativo di Gen “Urobutcher” Urobuchi, la mente dietro all’acclamata serie Puella Magi .
Ed è una figata pazzesca che se non lo guardate quattro volte di fila siete pazzi nella testa.
Stein’s;Gate è anche l’anime che dal 2011 risiede stabilmente nella Top Tre dei frequentatori di My Anime List senza che sia facile spiegarne il motivo, perchè è dannatamente difficile spiegare che tipo di anime sia. Volendo tirarla breve, è un anime di fantascienza distopica ad ambientazione contemporanea basato in egual misura su paradossi temporali e teorie del complotto. Come categorizzazione potremmo dire che è un anime “seinen” (destinato ad adulti o tardo adolescenti) per naturale discendenza dalla visual novel che, pur non essendo erotica, richiedeva un pubblico piuttosto maturo e paziente.
Seinen nonostante a ben pensarci il protagonista: Rintaro Okabe, chiamato dagli amici Okarin e da sè stesso “Mad Scientist HOOIN KYOOMA!!”, abbia tutte le caratteristiche dell’eroe shonen: paragonato ai suoi alleati è inferiore in praticamente tutto tranne che in incrollabile convinzione e grande cuore. Peccato che essendo un diciottenne neo-universitario che esibisce tutti i tratti del “chuunibyou” ci faccia un po’ la figura del colossale minchione.
È difficile quindi spiegare cosa possa di esserci appassionante nel passare il primo quarto abbondante della serie a seguire i deliri di questo mediocre studente con ambizioni da conquistatore della scienza che riunisce nel suo “Future Gadget Lab” una sconclusionata genga composta da una svampita coetanea dai tratti leggermente autistici, Mayuri Shiina (“Mayushii” o “il suo ostaggio”), un otaku sovrappeso piuttosto capace come informatico, Itaru “Daru” (barile) Hoshida, una atletica e stranamente aggressiva commessa Suzuha “Guerriera part-time” Amane, una eterea sacerdotessa shintoista Ruka “Ma è un uomo” Urushibara ed una rumorosa e kitsch cameriera di maid cafè a tema felino Feiris NyanNyan.
In questa armata brancaleone, a fare da appiglio pratico e, in qualche modo, dare giustificazione allo spettatore (“se riesce a sopportarli lei, perchè io no?”) è la dottoressa prodigio Makise Kurisu, laureata anzitempo al MIT, stella nascente della fisica quantistica per discendenza diretta da una famiglia di accademici, e sfortunata vittima delle attenzioni di HOOIN KYOOMA!!! che vede in lei la agognata rivale “Kuristina”.
Trascurando ovviamente il fatto che in quanto a preparazione tra i due c’è la stessa differenza che passa tra un fanatico no-vax (o pro-vax, se devo ricordare alcune affermazioni che ancora adesso mi fanno accapponare la pelle) ed un Professore di Microbiologia con decenni di pubblicazioni alle spalle.
Eppure Kuristina resta coinvolta, inizialmente per dispetto, da questo esaltato che da credito alle teorie di John Titor, dice di averla vista morta assassinata, e si dichiara convinto di essere a pochi passi dal poter osteggiare le mire egemoniche del “SERN”, a suo dire già al lavoro per cambiare la storia con una macchina del tempo costituita da un forno a microonde collegato ad un cellulare.
Che effettivamente funziona.
Così Kuristina non può fare a meno che seguire, e lo spettatore con lei, l’innocente giocherellare con gli eventi passati per fare piccole modifiche a quelli futuri, e quando esattamente a metà serie succede quello che è inevitabile che succeda è difficile dire chi rimanga più sconvolto tra lo spettatore e i personaggi. Ed è a quel punto impossibile non avere la stessa disperata urgenza a cercare di invertire una picchiata in avvitamento che puntata per puntata sembra sempre più ineluttabile.
È inevitabile stare sul vago perchè spoilerare Steins;Gate, che è una figata pazzesca che se non la guardate cinque volte di fila siete pazzi nella testa, è un crimine di cui non mi voglio macchiare nonostante sia sulla piazza da tredici anni.
È un perfetto meccanismo ad orologeria che, ticchettio dopo ticchettio, procede verso il rintocco facendo quella cosa che devono fare tutte le opere a base di viaggi nel tempo per funzionare, ovvero non stare a badare alla coerenza ma al fatto che tutto deve, beh, “funzionare”.
Lo spettatore (o il giocatore, per la visual novel) deve porsi DOPO le domande ma DURANTE deve solo ascoltare il ticchettio. W rendersi ad un certo punto conto che quella che ha davanti non è la pendola della nonna ma una bomba atomica che i protagonisti devono disinnescare prima che tutto ciò che a loro è caro, e a questo punto anche allo spettatore, vada distrutto.
È una clessidra in cui granelli di storie personali piene di piccole futilità passano al setaccio dello strozzo mescolandosi con note via via più stonate che aumentano di puntata in puntata fino a che lo spettatore, e i personaggi, scoprono di chi era il tempo che si stava esaurendo e devono ribaltare lo strumento e far rifluire tutto separando le futilità dalle cose importanti.
È una… trovate voi la metafora: ci siamo capiti. Non vi fate domande: guardatelo sia che impazziate per i viaggi del tempo, sia che siate appassionati di commedie otaku, sia che adoriate thriller oppressivi a costante accumulazione.
Guardatelo per l’ottima colonna sonora, con una delle opening più fomentanti del nuovo millenio ed ascoltate un cast di doppiatori dare il massimo per dare vita ad ogni singolo personaggio
Ovviamente vi consiglio anche di guardare il film Load Orizon of Deja-Vu, che pur essendo completamente superfluo, ci aiuta a capire un po’ meglio che razza di meravigliosa persona (protagonista shonen) sia HOOIN KYOUMA!!, anzi “Okarin”.
Infine vi raccomando di assestare una ben mirata mazzata nelle gengive a chiunque vi consigli di vedere la vergognosa serie sequel Steins;0, probabilmente la più imbarazzante dimostrazione di come “sbagliare quello che è impossibile sbagliare” a cui io abbia mai assistito in decenni di fruizione anime.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a viaggi nel tempo e paradossi temporali, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.