Daymare: 1998 - Incubi italiani
Nel 2015, degli sviluppatori indipendenti fecero tremare il mondo degli appassionati di survival horror, pubblicando il trailer di quello che doveva essere il remake non ufficiale di Resident Evil 2. Sappiamo poi come è andata la storia: Capcom ha fatto chiudere tutto dicendo che ci avrebbe pensato lei e, a dirla tutta, il risultato finale è stato talmente positivo che alla fine non è che sia stato un male.
C’è un però.
Il remake non ufficiale sembrava comunque un prodotto di ottima qualità e non pochi fan sono rimasti dispiaciuti dal fatto che venisse abbandonato. Fino a quando non è stato annunciato Daymare: 1998, un survival horror in terza persona dalle atmosfere decisamente reminiscenti quelle di Resident Evil 2 stesso. Dopo averci già messo mano qualche tempo fa, ho avuto modo di provare approfonditamente il gioco in versione finale con un largo anticipo sull’uscita, e la full immersion nell’orrore mi ha lasciato, tengo a dirlo da subito, estremamente soddisfatto.
Lo stile di gioco, l’atmosfera, i controlli sono molto simili a quelli del remake di Resident Evil 2 marchiato Capcom, con alcune misurate differenze che rendono il gameplay di Daymare: 1998 più ragionato e meno action. La particolarità legata al gameplay che più si separa dal titolo Capcom è il meccanismo di ricarica delle armi, decisamente più improntato al realismo e alla gestione delle risorse di qualsiasi altro gioco uscito di recente, con l’unica eccezione, forse, di Arma. In pratica, una volta consumato parzialmente un caricatore, se si ricarica l’arma, il caricatore parzialmente consumato tornerà nell’inventario o finirà per terra, ma non verrà magicamente rifornito di pallottole. Quel che è necessario fare, invece, è selezionare la scorta di munizioni che si possiede e reinserire le pallottole in un caricatore, e solo a quel punto si potrà ricaricare nuovamente l’arma. Inoltre, se ci si scorda il caricatore per terra, lo si perderà definitivamente, con conseguenze potenzialmente disastrose. Si hanno a disposizione anche due tipi diversi di ricarica: una veloce, in cui il caricatore consumato viene fatto cadere in terra, e una più lenta, in cui invece viene riposto nuovamente nell’inventario: quale delle due utilizzare è naturalmente dipendente dalla situazione.
Anche durante l’esplorazione, il feeling è più misurato e la presenza di numerosi puzzle rende il tutto più simile a un’avventura grafica, a volte. Gli enigmi sono ben pensati, richiedono di riflettere su ciò che si sta facendo e in generale li ho trovati decisamente gradevoli, nella maggior parte dei casi.
Tutto ottimo? Quasi. I personaggi non mi hanno fatto impazzire per simpatia, ma evito di fare spoiler sulla trama o su quali siano le relazioni tra di loro, sarebbe un peccato. Un altro lato del gameplay che non mi ha fatto impazzire sono gli zombie, che presentano un po’ la stessa caratteristica di quelli di Resident Evil 2: sono spugne per le pallottole. Troppo. Inoltre, c’è troppa inconsistenza nei danni inflitti dalle armi: a volte capita di uccidere uno zombie con uno o due colpi alla testa, in altri casi sono arrivato a dover usare sei pallottole. Come se non bastasse, il gioco non offre i danni localizzati presenti in Resident Evil 2. Si può sparare alle gambe di un nemico, che cadrà a terra dopo pochi colpi, ma non si otterrà di smembrarlo né di infliggere ferite definitive. Inoltre, come in Resident Evil 2, i non morti hanno l’abitudine di rialzarsi, anche se in modo meno estremo.
A livello tecnico, Daymare: 1998 si difende benissimo; l’Unreal Engine è gestito in maniera ottimale, con modelli piuttosto convincenti soprattutto nei protagonisti. Ottimo anche il colpo d’occhio dei paesaggi, nonostante la natura indipendente del progetto si rilevi in alcune texture meno convincenti e nei modelli dei non morti, che non sempre si dimostrano all’altezza. Ma questo limite non è comunque sufficiente a intaccare un lavoro svolto dagli sviluppatori che è assolutamente degno di nota. Buono anche l’audio, con un suono d’atmosfera e rumori che tengono sempre la tensione elevata, come è giusto che sia in un survival horror.
Nel procedere dell’avventura, ho trovato la difficoltà piuttosto ben calibrata ma tendente al difficile. Il particolare sistema di gestione delle munizioni e della salute (che con le cure normali non si rigenera istantaneamente) fa si che sia necessario fare sempre la massima attenzione. Inoltre, vi è una certa legnosità dei movimenti, anche questa comunque tipica dei Resident Evil, che complica la faccenda. Se non si è dei veterani dei survival horror, consiglierei di affrontare l’avventura al livello di difficoltà più basso tra i due disponibili, anche se il gioco sembra spingere il giocatore a selezionare “l’esperienza reale”.
Un ultima considerazione sulla localizzazione: il gioco ha l’audio unicamente in inglese, con la sola traduzione dei testi in italiano. La cosa, ammetto, mi ha fatto storcere un poco il naso, considerando che gli sviluppatori sono italiani, ma posso ammettere la scusante della relativa scarsità di fondi.
Comunque, consiglio l’acquisto? Si. Assolutamente si. Si tratta di un gioco ben fatto, con ottimi contenuti, dalla buona atmosfera e sviluppato con amore e dedizione. Può non essere migliore di Resident Evil 2, ma questo non gli impedisce di essere comunque assolutamente meritevole di rispetto. Si tenga giusto presente, se si valuta l’acquisto, delle caratteristiche relative al ritmo di gioco e alla difficoltà.
Ho sbloccato il gioco grazie a un codice per il download da Steam fornito dallo sviluppatore. Il contatore di Steam mi segnava diciotto ore di gioco al termine della partita, ma contava anche il tempo passato con la versione alpha: la mia stima è che la durata del gioco sia più vicina a circa dieci. Ho terminato l’avventura con piacere e, come nota personale finale, sono felice che uno studio italiano abbia creato qualcosa di tanto gradevole. Daymare: 1998 è disponibile su PC, su PlayStation 4 e su Xbox One.