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Dispersi fra le nevi di Kholat

Dispersi fra le nevi di Kholat

La premessa con cui si apre Kholat è estremamente interessante. Traccia la sua base infatti su una storia vera, la sparizione nel 1959 di nove escursionisti russi in una remota regione innevata nei pressi di una montagna il cui nome, tradotto, suona qualcosa come "Montagna della Morte". Una storia che, lo ammetto, non conoscevo, ma che mi sono messo a studiare e leggere proprio grazie al gioco. Una breve ricerca su Wikipedia (o altre fonti) può rapidamente dare risultati, per chi fosse interessato. Inutile dire che con un simile interesse iniziale mi aspettavo grandi cose. Aggiungiamoci che sfrutta l'Unreal Engine 4 e gli ingredienti iniziali ci sono tutti... almeno fino a quando non si è giocato abbastanza a lungo da capire che forse questo gioco non è davvero un gioco, non come potrebbero esserlo altri horror come Outlast. Non ci sono meccaniche complicate: si cammina, si corre, neanche si può saltare. Premendo F1 si apre una sorta di manuale di sopravvivenza, ma in realtà, anche se si è nella neve a -30 gradi, il personaggio che si usa non rischia mai di morire a causa delle intemperie o della mancanza di risorse. Di fatto, tutto ciò che si fa in Kholat è esplorare una regione inospitale e innevata in cui sono presenti poche minacce che evito di descrivere approfonditamente per evitare spoiler, ma che, ci tengo a specificarlo, sono sporadiche nella loro presenza e comunque facilmente evitabili.

Con questo non voglio dire che Kholat manchi di atmosfera, anzi, in realtà è il suo più grande punto a favore. Essere soli, in uno fra gli ambienti più alieni che si possono trovare sul pianeta Terra (al secondo posto, credo, solo rispetto agli abissi marini), dona un'atmosfera quasi onirica alle ore di gioco necessarie per portare a termine l'avventura. Purtroppo, una volta esclusa l'atmosfera, questo horror indipendente ha poco da offrire. Innanzitutto l'orrore è poco: si ha questa costante sensazione che vi sia qualcosa di sbagliato nel luogo in cui ci si trova, ma almeno non ho mai provato davvero paura o profonda tensione. La trama è ingiudicabile, nel senso che sono si presenti documenti da recuperare che raccontano gli eventi dei nove sfortunati escursionisti e ci sono rapporti stilati da chi è andato poi a investigare sulla loro morte, ma manca una reale coesione e, soprattutto, il gioco non risponde a moltissime domande, tanto che i forum, anche su Steam, sono pieni di teorie su cosa significhi il finale, ma anche solo banalmente su chi sia il protagonista (esatto: non si saprà mai con certezza chi si stia interpretando).

Se il sistema di gioco ha quindi un pregio notevole e molti difetti secondari, dal lato tecnico, invece, Kholat è una gioia per gli occhi. Non può davvero mettersi a paragone con titoli "tripla A", ma l'impatto grafico è assolutamente notevole e l'audio... beh, l'audio è tra i migliori e meglio studiati che mi sia capitato di incontrare negli anni recenti. La colonna sonora (che si apre con una magnifica melodia cantata da Penelopa Willmann-Szynalik) ha un peso non indifferente nel creare il giusto stato d'animo per affrontare l'avventura e i giochi di luce sulla neve, le ombre, la tempesta quasi costante, sembrano sfiorare il fotorealismo. Se si considera che stiamo parlando di una produzione indipendente, la cosa è quanto mai degna di nota.

Alla fine non saprei neanche dire se giocare questo strano horror mi sia piaciuto o meno, e di nuovo mi torna in mente l'impressione iniziale, ovvero che non sia tanto un "gioco", quanto un esperienza, una storia da vivere, surreale e quasi onirica. L'effetto finale è certamente degno di nota, ma a mio avviso rende Kholat adatto solo a pochi. Chi cerca un gioco in cui poter scappare da mostri, correre, combattere o comunque affrontare una presenza tangibile e ostile rimarrà probabilmente deluso. Chi invece cerca un'esperienza più lenta, calibrata, con pochi (ma relativamente intensi) momenti di paura intervallati da lunghe esplorazioni in un ambiente alieno e unico troverà in Kholat qualcosa di assolutamente piacevole.

Ho provato il gioco grazie a un codice Steam inviato dagli sviluppatori. Lo ho giocato di giorno ma anche in piena notte con le cuffie, e l'esperienza non è stata così terrificante come mi sarei aspettato. Il punto è che il fatto che non mi abbia terrorizzato non mi è dispiaciuto, si tratta solo di capire che tipo di esperienza si vuole vivere, e dopo l'abbondare di cloni di Slender che hanno affossato a mio avviso il mercato dei giochi horror indie, Kholat rappresenta una interessante e piacevole divergenza dalla moda. Solo che si tratta di una divergenza non per tutti.

Voto: 7

L'evocatore della domenica #10

Videopep #108 – I miei giochi di giugno 2015

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