Outcast FOTY 2023
Ed eccoci al secondo giorno di OTY, chiaramente dedicato ai FOTY. Ieri, infatti, vi abbiamo parlato delle serie che assolutamente ci hanno più fatto provare piacere fisico nel 2023, oggi si passa ai film.
Buona lettura e buon 2024!
Il mio film preferito del 2023 è un film che fa un po' strano tirar fuori oggi perché è sostanzialmente un film del 2022 ma in Italia è arrivato a inizio 2023 e qua le regole son di star dietro alle uscite italiane e insomma se lui fa parte degli eleggibili mi sa che rimane tutto sommato il mio film preferito del 2023 e poi mi fa anche piacere menzionare una roba che non verà sicuramente menzionata da altri e quindi lo dico proprio così tipo flusso di coscienza in piano sequenza che Tár è una roba mostruosa a livello registico e di scrittura e di montaggio e proprio di messa in scena in generale e capacità di raccontare dei temi dei personaggi delle storie con emozioni risate e un po' tutto quel che serve ruotando attorno a un'attrice completamente fuori di testa che veramente da sola vale il film e più ci penso e più manco per sbaglio che Michelle Yeoh meritava di più di Cate Blanchett ma insomma che ci vogliamo fare in fondo ci sta.
Questo è il primo anno da un po’ di tempo a questa parte in cui sento di aver mollato il colpo. Non sono riuscito a guardare tutte le cose che avrei voluto, perché il tempo è tiranno, perché la distribuzione è una stronza, e forse sto scivolando in quell’età drammatica per la quale l’attenzione massima per un film ce l’ho solo quando sono al cinema. E tanti saluti alle piattaforme, pure a quelle della camorra che hanno alimentato le mie liste di fine anno per tanti anni.
In tutto ciò, restano salde alcune certezze che è più facile indicare come OPPENHEIMER che elencare puntualmente. Il nuovo film di Christopher Nolan è la cosa che più si avvicina alla mia idea di cinema, ora come ora. Non è tanto la storia, come viene raccontata, la regia lucidissima, il magistrale utilizzo della tecnologia a sua disposizione (pure qua, potremmo riassumere tutto citando la scena della bomba). Oppenheimer è quanto di meglio l’industria cinematografica ha da offrire anche perché non si piega ad essere comunicato in maniera diversa da come è. È un film dalla concezione classicissima e dalla realizzazione estremamente contemporanea, che comunque racchiude al suo interno la poetica (o le ossessioni) di Nolan: il cinema (e l’arte) come strumento che seziona la realtà, la trasforma in un frame e quel frame contiene al suo interno un mondo, sul quale il regista ha il massimo controllo, alterando la percezione del tempo e dello spazio.
Angelo Di Franco
Super Mario Bros. mi ha fatto ridere ed emozionare come nessun’altro film quest’anno. La trasposizione cinematografica della celebre serie di platform ideata da Shigeru Miyamoto è quanto di meglio potessi sperare una volta entrato in sala: lo spirito del gioco è presente per tutta la durata della pellicola, ci sono numerosissimi omaggi a diversi videogiochi del passato (e non), ci si diverte e non ci si annoia praticamente mai, o almeno per me è stato così. Un film in grado di essere apprezzato tanto dai vecchietti come me che hanno vissuto l’epoca d’oro dell’idraulico italiano a partire dalle avventure a 8-bit quanto (e soprattutto) dai bambini che hanno scoperto Mario e i suoi mondi coloratissimi su Switch.
Vi ricordate quanto facevate schifo durante l’adolescenza? Mi rivolgo ai maschietti in questo caso specifico: quando avevate sedici anni, i brufoli, la puzza di sudore, l’ormone a palla e tutta la vostra creatività era concentrata sul tentativo di vedere una coetanea senza reggiseno? Vi ricordate a quali abissi di abiezione vi siete spinti pur di non morire vergini, o quantomeno di non uscire dal liceo senza aver mai neanche limonato? Il macrocosmo delle commedie adolescenziali si nutre di questa fanghiglia esistenziale da sempre, e tendenzialmente la popola di maschietti con il pene sempre sull’attenti e femminucce da conquistare. Bottoms fa questa roba ma con due adolescenti lesbiche che si sentono (e forse sono) sfigatissime e indesiderabili, e inventano quindi un piano assurdo per riuscire quantomeno a strusciarsi contro le cheerleader, oggetto del desiderio trasversale nei college americani. E quindi, per dimostrarci che le femminucce quando vogliono fanno schifo quanto i maschietti e soprattutto si meritano di poterlo fare, il film si inventa una sorta di fight club femminista e lo innesta su un intero ecosistema liceale nel quale il football è una guerra, il college di fianco è l’avversario da sconfiggere e dove sangue botte violenza alè alè sono all’ordine del giorno. C’è tutta una mitologia fantastica dietro la Grande Partita, e in generale dietro a come il mondo degli adolescenti sia ancora in gran parte a misura di maschio, e in questo humus sudaticcio le protagoniste sguazzano come non è mai stato concesso a delle protagoniste adolescenti di una commedia adolescenziale. E fanno cose orribili, imbarazzanti e in certi casi inaccettabili, che rendono Bottoms innanzitutto l’unico possibile erede di Schegge di follia (Heathers), poi una commedia che fa ridere un sacco (rarità assoluta nell’anno dell’Antropocene 2023), e infine il film dell’anno.
Il 2023 per me è stato un anno cinematografico notevolissimo, con moltissimi film validi e memorabili per diversi motivi. È stato soprattutto un anno all’insegna del cinema femminile, con diversi film diretti da donne che raccontano storie di donne, da Barbie al nostrano C’è ancora domani, passando per Women Talking e Bottoms. È stato un piacere guardare e ascoltare storie raccontate con voci diverse dal solito.
Nella mia personale classifica dell’anno, ci sono numerosi film che si sono ritagliati uno spazietto nel mio cuore, ma il mio preferito è senza ombra di dubbio Spider-Man: Across the Spider-Verse. È il film che mi ha colpito con più forza e intensità a tutti i livelli: esteticamente è una serie di soluzioni creative una più bella dell’altra che non sono mai solo vezzi stilistici, ma sono parte integrante della narrazione e della caratterizzazione dei personaggi, mentre a livello tematico è stato piacevolissimo vedere come gli autori giochino con i luoghi comuni dei fumetti, con quello che ci si aspetta da un film del genere e come sovvertano le aspettative per creare un universo di personaggi spettacolari. Non vedo l’ora che esca la seconda parte.
Stefano Talarico
Un film pachidermico, che sfrutta la sua stazza per schiacciarti, metterti a disagio, e lentamente farti sentire nei panni del suo ambizioso protagonista, un Icaro onnipotente, arrivato talmente vicino al sole da farsi comprimere dalla sua orbita, con cui ha dovuto convivere per sempre. Oppenheimer è magistrale e potentissimo, e non credo potrò scordarmi facilmente la sensazione che ho provato a fine visione.
Per me il 2023 è stato un anno con diversi film che vanno dal buono all'eccezionale. Mi sono divertito come un bambino guardando il coloratissimo Super Mario Bros., mi sono emozionato con l'ultimo episodio di Guardiani della Galassia e sono rimasto a bocca aperta nel vedere quell'opera pazzesca che è Oppenheimer all'Arcadia di Melzo. Ma il film che mi è piaciuto di più e che, dopo la sala, ho già rivisto un paio di volte da quando è arrivato sulle piattaforme di streaming è Spider-Man: Across the Spider-Verse, un'orgia di sensazioni audiovisive incredibile. Superiore al suo predecessore sotto ogni punto di vista, il film di Sony Pictures Animation è un capolavoro di stile e narrativo, una pietra miliare per l'animazione in generale. Purtroppo la cosa triste è che a causa sia dello sciopero degli sceneggiatori e scrittori di Hollywood, sia della diaspora del team che l'ha creato (per le disastrose condizioni lavorative a cui i membri sono stati sottoposti per rispettare le date), il terzo e ultimo capitolo di questa trilogia non ha ancora una data di uscita certa, e ci vorrà sicuramente molto molto tempo per vederlo nei cinema.
Difficilissimo, almeno per quanto mi riguarda, sceglierne uno tra Killers of the Flower Moon e Oppenheimer, quindi facciamo che, detto tra noi, li metto sullo stesso livello ma spingo in cima Killers of the Flower Moon per simpatia verso Scorsese e perché in fondo, dai, non era facile entrare nel merito di una faccenda del genere senza fare casini, soprattutto mettendosi nei panni dei cattivi. Eppure nonno Martin ce l’ha fatta, infilando nel pacchetto una serie di performance favolose, a cominciare da quelle di Gladstone, De Niro e DiCaprio, con quest’ultimo che fino alla fine non sai se ci sia o ci faccia (facci lei), nel suo essere contemporaneamente senza scrupoli, profittatore e tutte quelle cose brutte lì, ma anche sinceramente innamorato della moglie al punto da riscrivere inconsciamente - credo - parte della realtà che lo circonda.
Non è un capolavoro, non è il film più bello che ho visto quest’anno (Oppenheimer è un’altra roba, per dire) però, madonna, quanto mi è piaciuto Saltburn. Ho un debole per questi teen drama super patinati e ultra estetici, teatrali (non a caso Euphoria è la mia serie preferita degli ultimi anni), ho un debole per il filone “eat the rich” e una volta l’anno mi riguardo Chiamami col tuo nome. Il fatto che tutti questi elementi e ispirazioni convivano e si amalgamino perfettamente in una sola pellicola ad alta gradazione per me è stato fantastico. Pacchiano con classe, interpretato in maniera pazzesca da tutti, repellente al punto giusto (anche se, come dice Tanz, “scandalizzarsi per sta roba è da educande”), psichedelico ma soprattutto psicopatico e, in generale, proprio girato bene, con ritmo e passione. Si poteva evitare lo spiegone finale (anche perché si capisce già tutto alla grande)? Assolutamente, però, insomma, glielo perdono tranquillamente.