Outcazzari

FRACT OSC è come Alison Brie

Sono un po' in imbarazzo. Quando scrivo recensioni dovrei essere un critico severo, pronto a cercare il pelo nell'uovo e a guardare al microscopio i difetti dei giochi. Invece, questa volta, ho voglia di comportarmi come una tredicenne in delirio a un concerto dei Take That (o di Justin Bieber, a seconda della generazione). Il fatto è che FRACT OSC è tutto. Ha tutto. C'è tutto. Mi rendo conto di appartenere a una nicchia un po' particolare, ma questa ennesima perla indie mi ha centrato in mezzo alla fronte con la forza di mille railgun. È l'equivalente videoludico di Alison Brie: a prima vista è bellissimo e procace, ma poi ti rendi conto che è anche intelligente e affascinante. Anzi, è come uscire a cena con Alison Brie, per poi scoprire che a casa ha la collezione completa del Neo Geo, degli exogini e degli Sgorbions. Sto esagerando? Forse. Ma il fatto è che FRACT OSC è una figata pazzesca. La solitudine, il mistero, le rotelline che regolano la resonance... come si fa a non innamorarsi?

Prima di entrare nei dettagli, voglio dirvi il primo motivo per cui FRACT OSC mi ha conquistato. Non per l'estetica, non per la musica, ma per l'approccio. È uno di quei giochi senza tutorial, senza game designer che ti tengono per mano, senza un niente di niente. Premi Start e ti trovi in un mondo strano, affascinante, dove nessuno si prenda la briga di dirti o scriverti qualcosa. Cosa devi fare? Boh. Guardati in giro e scoprilo. Il divertimento inizia da subito, senza sprecare dieci minuti a spiegare come ci si abbassa o come si salta. Del resto, se FRACT OSC vi è capitato tra le mani, ci sono buone probabilità che i tutorial vi abbiano annoiato dieci anni fa. Per non uscire dalla metafora, FRACT OSC è come Alison Brie, ma te la dà subito, senza nemmeno bisogno di portarla fuori a cena. Non ti dà le istruzioni per farlo, ma essendo un amante del gaming in un modo o nell'altro te la cavi lo stesso.

Quando sarò ricco e sarà il 2050, il mio salotto sarà così.

L'unico modo per definire FRACT OSC è dire che è un gioco di “esplorazione musicale”, ma il termine non coglie la sua reale bellezza. Per certi versi è come Portal: è tranquillo, non c'è gente che ti spara ogni due secondi e si muove al ritmo che vuoi tu. La trama prosegue enigma dopo enigma ed è raccontata con mezzi ben diversi da quelli della stragrande maggioranza dei giochi. Per altri versi è un incrocio tra Minecraft, Proteus e Tron: l'estetica digitale al neon incontra la solitudine, il mistero, la voglia di scoprire. Per finire, FRACT OSC è un po' come un disco degli Orbital: musicale, fortemente elettronico, capace di cogliere il calore che si nasconde dentro un oscillatore controllato in tensione. Quel geniaccio di Richard Flanagan ha creato un enorme sintetizzatore e il nostro obiettivo è semplicemente esplorarlo e capire come farlo funzionare. Cerco sempre di tenermi fuori dai discorsi su arte e videogiochi, ma questa, per i miei canoni, è poesia allo stato puro.

C'è chi dice che non ci sono più giochi originali come una volta... mi permetto di dissentire.

Il bello è che FRACT OSC non è nemmeno un mappazzone intellettualoide da indie con la puzza sotto il naso. È un gioco fatto bene, progettato come si deve, con un gameplay tanto bello quanto rifinito. Ha un valore enorme sotto il profilo estetico, ma anche sotto quel del divertimento spiccio. E non solo: ha anche delle sorprese assurde, come un sequencer a tutti gli effetti, separato dall'avventura principale, con la stessa interfaccia in soggettiva. Per ora ci ho pasticciato un po' per vedere com'è, ma è tutt'altro che un giocattolo e regala un modo diverso per comporre musica (dettaglio che mi è molto caro, perché sono convinto che avere a che fare con interfacce diverse accenda scintille inedite di creatività... ma è un'altra storia). Insomma, se vi piacciono i videogiochi e la musica, FRACT OSC è un gioco imperdibile, imprescindibile, incommensurabile. È un po' come uscire con una Alison Brie che te la dà subito, è simpaticissima, ha tutta la collezione del Neo Geo e all'occorrenza si trasforma nel Moog modulare di Keith Emerson. Esagero? Sì. Ma anche FRACT OSC esagera. Acquistatelo nel nome delle onde quadre. Amen.

Ho giocato a FRACT OSC con un codice Steam fornitomi direttamente da giopep, che a sua volta l'ha ricevuto da qualcuno che con buona probabilità ha a che fare con il gioco. FRACT OSC, per puro caso, si è trovato a competere con l'arrivo di un nuovo sintetizzatore a casa Kenobit, ma ha retto egregiamente la sfida. Ho contattato il PR di Alison Brie per chiedere un codice per giocare con lei (la professionalità è importante!) ma sto ancora aspettando una risposta.

Voto: 9
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