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I misteri insondabili di Her Story

I misteri insondabili di Her Story

Ho scoperto dell’esistenza di Her Story grazie a un tweet di non ricordo più chi che diceva all’incirca: “È appena uscito Her Story e se non lo comprate vi puzza l’alito.” Ho aperto Steam, ho visto che costava poco più di quattro sterline e l’ho preso al volo senza sapere nulla del gioco. Ci ho giocato la sera stessa, incredibilmente, visto che di solito lascio i giochi a marcire su Steam per ere geologiche, e dopo averlo finito in circa due o tre ore, sono stato felicissimo di averlo fatto perché, diciamocelo senza remore, Her Story è in ordine sparso: bellissimo, appassionante, il miglior gioco mai fatto in FMV (e vabbé, grazie al ciufolo, direte voi), un serio candidato a gioco dell’anno 2015, uno di quei giochi che ti riportano al passato.

Quello che sorprende di Her Story è che è il lavoro di una persona sola, Sam Barlow, scrittore e designer dei due Silent Hill sviluppati in occidente, Origins e Shattered Memories, e ora game director presso Climax, nel Regno Unito. Sam ha scritto tutti i testi del gioco, diretto l’unica attrice che si vede a schermo per tutto il tempo e poi montato e tagliato i tantissimi filmati che andrete a guardare. O forse non dovrebbe sorprendere più di tanto, perché dubito che un prodotto come questo, così difficilmente classificabile e associabile a quelle categorie che piacciono tanto ai reparti di marketing, avrebbe ricevuto il via libera da un editore importante.

Ah già, ma in cosa consiste Her Story dal punto di vista delle mere meccaniche di gioco? Il giocatore veste i panni di una persona che accede a un computer di una ventina di anni fa (l’interfaccia di gioco è studiata apposta per dare l’illusione di stare lavorando su una macchina dell'epoca), per visionare i filmati di archivio delle interviste e degli interrogatori fatti a una donna coinvolta nella sparizione di suo marito. Io, per esempio, in mancanza di qualsiasi informazioni, ero convinto di essere un giornalista che doveva scrivere una storia su quello che pensavo che fosse un cosiddetto “cold case”, vale a dire un caso del passato che non è stato chiuso definitivamente o che non è al momento oggetto di indagini.

Davanti allo schermo CRT del nostro terminale, dobbiamo accedere al database dei filmati, inserendo una o più parole chiavi nello spazio apposito. I risultati della nostra ricerca ci mostreranno il numero totale di filmati che soddisfano i requisiti, ma solo i primi cinque saranno accessibili: tutti gli altri saranno bloccati, simulando, con un’intelligente trovata, una limitazione hardware che ci impedisce la visione. La durata dei filmati è mediamente molto breve, con alcuni che non vanno oltre a qualche secondo, mentre in pochi rari casi dureranno due o tre minuti.

Una comoda icona aiuta a distinguere i filmati già visti da quelli che ancora mancano alla nostra "collezione".

Appena lanciato il gioco, nello spazio apposito ci sarà già una parola, “murder” (omicidio), che dà un piccolo indizio sul genere di storia che andremo a scoprire, ma non siamo obbligati a premere Invio per cercarla, possiamo partire da dove ci pare. E non appena comincerete a vedere i primi filmati, inizierete anche a prendere appunti e a segnarvi tutte quelle parole che sperate vi daranno accesso a nuovi filmati. Io usavo un file di testo aperto sul secondo monitor, ma molte altre persone prendevano appunti con carta e penna, con tanto di linee di collegamento tra l'una e l’altra, come si faceva ai tempi delle avventure grafiche della LucasArts.

Sebbene i filmati siano registrati e ordinati in ordine temporale, con tanto di indicazione di data e ora di registrazione, le nostre ricerche ci faranno saltare avanti e indietro tra le varie interviste. Questo significa che potremmo vedere poco dopo aver iniziato uno degli ultimi filmati, che ci rivela un particolare importantissimo della vicenda. Il bello di Her Story, però, sta proprio in questo: mentre in un gioco a narrazione lineare standard questa rivelazione sarebbe a tutti gli effetti uno spoiler, in Her Story il nostro piglio investigativo e la nostra curiosità ci spingono a continuare le ricerche con rinnovato entusiasmo, per contestualizzare meglio quello che abbiamo visto e capire come si sia arrivati a quella rivelazione. Scoprire come sono andate le cose è importante almeno quanto la modalità con la quale noi giocatori riveliamo ogni piccolo pezzetto della vicenda. Sebbene l’ordine con il quale guardiamo i filmati sia molto importante, è anche e soprattutto il percorso mentale con il quale riempiamo i vuoti lasciati dall’autore che contribuisce all’esperienza di gioco e, di fatto, fa da forza trainante della narrazione. Senza quella curiosità che ci spinge a voler vedere ogni filmato, anche quelli (solo all’apparenza?) più insignificanti e di appena qualche secondo di durata, il gioco cadrebbe come un castello di carte al vento. Ma questo desiderio di arrivare in fondo alla storia è una dimostrazione dell’ottimo lavoro di scrittura, direzione e montaggio di Barlow e dell’altrettanto eccellente prestazione dell’attrice che riveste il ruolo dell’unico personaggio a schermo, Viva Seifert.

Per aumentare l'immersione, il desktop del nostro terminale è riprodotto con molta attenzione. C'è anche un effetto riflesso sullo schermo (che potete disattivare nelle opzioni però).

Her Story sorprende per la brillantezza con la quale ci racconta la vicenda nascondendo la rigidità della sua trama dietro l’ordine “fluido” con il quale ogni giocatore può guardare i filmati e dandoci così l’illusione di interattività. Arriveremo tutti alla stessa fine (e con molti, molti dubbi), ma come ci arriveremo sarà completamente diverso per ognuno di noi. Scoprire un particolare prima di un altro rende ogni partita diversa da quella dei nostri amici, e discutere della trama con qualcuno è probabilmente divertente e intrigante quanto il gioco stesso. È difficile consigliare Her Story indistintamente a chiunque, considerata la sua particolarità, ma è impossibile non farlo perché, in un settore che a causa dei costi crescenti ha sempre più paura di rischiare, l’opera di Sam Barlow è una ventata di novità e freschezza, che merita di essere provata da tutti, appassionati di videogiochi e non. Potrebbe deludervi, la sua limitata interattività potrebbe non essere di vostra gradimento, ma fatevi un favore e dategli una chance.

Come ho scritto all’inizio dell’articolo, ho comprato Her Story su Steam il giorno stesso dell’uscita e l’ho finito in due o tre ore. Anche se esiste una fine, in un certo senso, potete continuare a cercare tutti i filmati che vi mancano anche dopo aver capito come siano andate le cose. Oltre che in versione PC (e anche su GOG.com e sul sito ufficiale del gioco), Her Story è disponibile per Mac, iPhone e iPad. Il gioco è tutto in inglese, testi e parlato (con sottotitoli). È decisamente consigliabile avere una conoscenza almeno di base della lingua per poter godere appieno del gioco.

Voto: 9,5

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