Ma quali Tripla A, Blockbuster Annunciati & Gigaprogetti Assortiti. I videogiochi più interessanti, divertenti e curiosi sono spesso quelli che, per un motivo o per l’altro, non si fila (o non si è filato) nessuno. Quelli rimasti sul fondo del barile, insomma. E che sarebbero pure destinati a rimanerci, se non fosse per l’ormai proverbiale curiosità della banda di Outcast, che ve li racconta in questa rubrica.Le scacchiere di Sujin Taisen raccontano di un reame immaginario, una sorta di Giappone feudale chiamato a fare da palcoscenico per battaglie, guerre, scontri epocali. Come ovvio le illustrano in maniera schematica. Addirittura stilizzata, in un certo senso, se è vero che gli eserciti non sono altro che piccole tessere. Ogni tessera, che può essere di un determinato colore (rosso, blu, verde, giallo) o “arcobaleno” (quindi un jolly buono per tutte le stagioni), è caratterizzata da una cifra (da uno a cinque) e vanta un certo numero di bracci. L’idea è di sistemarle sulla scacchiera turno dopo turno in modo tale che, attraverso i bracci e le cifre che le contraddistinguono, siano collegate tra di loro. Più lunga è la catena che si viene a formare agganciando i bracci delle tessere e meglio è, naturalmente. Questo perché le catene portano punti. E una volta arrivati a un certo punteggio, fissato prima dell’inizio della sfida, ecco che vengono decretati vincitori e vinti.
Ci vuole poco, giusto una mezza partita, per intuire che creare delle catene di tessere della stessa tinta non basta affatto per dominare gli avversari. Bisogna infatti ben presto imparare a creare delle catene ad “anello”, chiuse come una sorta di circuito. E, se possibile, farlo in una precisa zona della scacchiera, la Zona Fortunata, dove si guadagnano punti bonus in quantità. Le regole di base sono insomma poche, pochissime. E molto semplici. Vincere tutte le sfide che scandiscono la modalità principale, invece, non lo è per niente. Questo perché gli avversari che ci si trova a combattere sulle scacchiere, gestiti da un’Intelligenza Artificiale piuttosto spietata, sono furbi. Talmente furbi da non concentrare la loro attenzione solo sulle proprie catene, ma da arrivare anche a interrompere le nostre con delle mosse barbine e/o meschine. Tipo sistemando un 4 arcobaleno davanti a una nostra sequenza fatta da una tessera 1 e da una tessera 2, per esempio. Inoltre i generali nemici, soprattutto sulle scacchiere più grandi, tendono ad allearsi tra di loro. Di conseguenza ci si ritrova a giocare non in “elementari” scontri uno contro uno, ma con tre avversari contemporaneamente.
Una volta terminata la modalità principale è possibile dedicarsi al multiplayer, che consente di combattere online (niente Wi-Fi locale, per quanto possa sembrare strano!) i propri amici per mezzo della vetusta e scricchiolante Wi-Fi Connection di Nintendo. E abbiamo scritto “amici” mica per niente. Prima di tutto perché la Wi-Fi Connection funziona a botte di Codice Amico. E, in seconda battuta, perché le possibilità di trovare un avversario “random” scegliendo la modalità di sfida su scala mondiale sono prossime allo zero assoluto.
Detto questo, Sujin Taisen, a differenza de I Signori del Bluff (un altro gioco da tavolo per DS che abbiamo riscoperto sul fonde del barile), anche se giocato in perfetta solitudine funziona a meraviglia. Forse anche perché la presentazione grafica e sonora, per quanto spartana (soprattutto nella rappresentazione di tessere e scacchiere), contribuisce a creare un’atmosfera un po’ meditabonda e un po’ zen. Questo nonostante le catene più lunghe ed elaborate diano il via a esplosioni infuocate, enormi tsunami e amenità varie che vivacizzano lo schermo superiore della console. Uniche concessioni al “pop” di un gioco altrimenti severo, sobrio ed austero.